Nella delicata transizione dall’Età di Mezzo al mondo moderno, la cultura europea conobbe una singolare sintesi di temi, sentimenti, metodi: da una parte un determinato filone teologico erede della Scolastica medievale e dall’altra i fautori del ritorno all’antichità classica; da un lato la teologia cristiana informata al pensiero di san Tommaso d’Aquino e dall’altro il mondo delle arti e delle discipline letterarie; il tentativo filosofico di mediare tra Aristotele, il diritto romano e la vecchia teologia di matrice agostiniana per un verso, e la scoperta della filologia e del metodo storico-critico per un altro; la polemica tra i sostenitori di un nuovo modo di fare teologia e il vecchio volontarismo teologico radicalizzato, in chiave sociale e politica, dal francescanesimo. In questo caleidoscopio di idee, per altro, presero forma la diverse istanze di riforma che investirono la Chiesa sino a infrangerne l’unità complessiva. La teologia è dunque protagonista di quel processo di secolarizzazione da intendersi non come discontinuità, rottura definitiva con l’autorità spirituale della Chiesa, ma come “declericalizzazione” della cultura, delle sue vecchie forme concettuali e istituzionali. In questo senso, Francisco de Vitoria fu interprete geniale di una visione autenticamente laica della politica, del diritto e della vita sociale. Capofila della Scuola di Salamanca e Praeceptor Hispaniae, Vitoria fu un teologo giurista, raffinato ed eclettico, poco interessato alle speculazioni astratte della teologia medievale della quale però custodì il patrimonio vivo, trasmettendo ai posteri i suoi enunciati fondamentali.
LA NOZIONE DI POTERE POLITICO E IL RAPPORTO FRA STATO E CHIESA NEL PENSIERO DI FRANCISCO DE VITORIA
BATTIONI, GIULIO
2011
Abstract
Nella delicata transizione dall’Età di Mezzo al mondo moderno, la cultura europea conobbe una singolare sintesi di temi, sentimenti, metodi: da una parte un determinato filone teologico erede della Scolastica medievale e dall’altra i fautori del ritorno all’antichità classica; da un lato la teologia cristiana informata al pensiero di san Tommaso d’Aquino e dall’altro il mondo delle arti e delle discipline letterarie; il tentativo filosofico di mediare tra Aristotele, il diritto romano e la vecchia teologia di matrice agostiniana per un verso, e la scoperta della filologia e del metodo storico-critico per un altro; la polemica tra i sostenitori di un nuovo modo di fare teologia e il vecchio volontarismo teologico radicalizzato, in chiave sociale e politica, dal francescanesimo. In questo caleidoscopio di idee, per altro, presero forma la diverse istanze di riforma che investirono la Chiesa sino a infrangerne l’unità complessiva. La teologia è dunque protagonista di quel processo di secolarizzazione da intendersi non come discontinuità, rottura definitiva con l’autorità spirituale della Chiesa, ma come “declericalizzazione” della cultura, delle sue vecchie forme concettuali e istituzionali. In questo senso, Francisco de Vitoria fu interprete geniale di una visione autenticamente laica della politica, del diritto e della vita sociale. Capofila della Scuola di Salamanca e Praeceptor Hispaniae, Vitoria fu un teologo giurista, raffinato ed eclettico, poco interessato alle speculazioni astratte della teologia medievale della quale però custodì il patrimonio vivo, trasmettendo ai posteri i suoi enunciati fondamentali.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/90766
URN:NBN:IT:UNIROMA1-90766