In questo lavoro mi sono occupato di questioni antropologiche ed etiche legate all’azione educativa. I temi più importanti trattati riguardano, generalmente, i presupposti teoretici ed antropologici che una filosofia dell’educazione può fornire al discorso pedagogico ed alla formazione delle figure educanti, ai fini della loro azione prassica. Posti questi requisiti, l’argomentazione si sposta verso la critica alla ragione tecnico-strumentale e mira ad individuarne l’impiego attuale nello stesso mondo educativo e della teorizzazione pedagogica. Le sette tesi rappresentano una esplicitazione di questi stessi concetti fondamentali di carattere antropologico e gnoseologico che vanno a porsi in alternativa rispetto ad alcune proposte vigenti; si ritrovano poi anche nelle varie analisi critiche specie della seconda parte. Questo nucleo teoretico fondamentale mira, infine, a proporre due idee chiave, innanzi tutto quella di agenzialità - termine utilizzato per sottolineare diversità e distanza rispetto all’agentivity fatta oggetto di ricerca di alcune scuole psicologiche -, visto alla luce del concetto di polarità guardiniana, ossia evidenziante la condizione concreto-vivente e bipolare dell’essere umano. La seconda idea chiave concettualizzata è quella che l’azione educativa debba avere delle caratteristiche fronetico-epimeletiche: si tratta da un lato del recupero della razionalità prassica aristotelica (strada già intrapresa negli ultimi decenni anche dalla filosofia dell’educazione britannica), dall’altro vi è il tentativo di vedere l’azione educativa e l’azione morale non come separabili ma come distinguibili. La seconda parte della ricerca riguarda la critica ad alcuni processi culturali che, si sostiene, risultano dimidianti o schermanti-bloccanti le polarità della vita vivente. Questa modalità di argomentazione l’ho definita antropocritica, concetto fatto oggetto di scavo all’interno di una delle tesi stesse. Analisi antropocritiche sono state rivolte a come viene trattato il pensiero, l’uomo in sé e i saperi con il loro bagaglio di memoria ereditata dai secoli passati. Lo scopo dell’antropocritica è scoprire se delle realtà di per sé viventi, o create per dei viventi, siano state sostituite da una metafisica tecnocratica surrettizia e da una pratica tecnico-strumentale, al fine di ritornare a scelte teoretiche e prassiche ‘adferanti’ che ristabiliscono equilibri polari, ossia portanti le opportunità educative e, allo stesso tempo, contrastanti la contraddittorietà delle scelte schermanti-depotenzianti stesse.

Scelte schermanti e scelte portanti. Sette tesi di filosofia dell'educazione su agenzialità  e azione fronetico-epimeletica.

SIMONI, CRISTIAN
2016

Abstract

In questo lavoro mi sono occupato di questioni antropologiche ed etiche legate all’azione educativa. I temi più importanti trattati riguardano, generalmente, i presupposti teoretici ed antropologici che una filosofia dell’educazione può fornire al discorso pedagogico ed alla formazione delle figure educanti, ai fini della loro azione prassica. Posti questi requisiti, l’argomentazione si sposta verso la critica alla ragione tecnico-strumentale e mira ad individuarne l’impiego attuale nello stesso mondo educativo e della teorizzazione pedagogica. Le sette tesi rappresentano una esplicitazione di questi stessi concetti fondamentali di carattere antropologico e gnoseologico che vanno a porsi in alternativa rispetto ad alcune proposte vigenti; si ritrovano poi anche nelle varie analisi critiche specie della seconda parte. Questo nucleo teoretico fondamentale mira, infine, a proporre due idee chiave, innanzi tutto quella di agenzialità - termine utilizzato per sottolineare diversità e distanza rispetto all’agentivity fatta oggetto di ricerca di alcune scuole psicologiche -, visto alla luce del concetto di polarità guardiniana, ossia evidenziante la condizione concreto-vivente e bipolare dell’essere umano. La seconda idea chiave concettualizzata è quella che l’azione educativa debba avere delle caratteristiche fronetico-epimeletiche: si tratta da un lato del recupero della razionalità prassica aristotelica (strada già intrapresa negli ultimi decenni anche dalla filosofia dell’educazione britannica), dall’altro vi è il tentativo di vedere l’azione educativa e l’azione morale non come separabili ma come distinguibili. La seconda parte della ricerca riguarda la critica ad alcuni processi culturali che, si sostiene, risultano dimidianti o schermanti-bloccanti le polarità della vita vivente. Questa modalità di argomentazione l’ho definita antropocritica, concetto fatto oggetto di scavo all’interno di una delle tesi stesse. Analisi antropocritiche sono state rivolte a come viene trattato il pensiero, l’uomo in sé e i saperi con il loro bagaglio di memoria ereditata dai secoli passati. Lo scopo dell’antropocritica è scoprire se delle realtà di per sé viventi, o create per dei viventi, siano state sostituite da una metafisica tecnocratica surrettizia e da una pratica tecnico-strumentale, al fine di ritornare a scelte teoretiche e prassiche ‘adferanti’ che ristabiliscono equilibri polari, ossia portanti le opportunità educative e, allo stesso tempo, contrastanti la contraddittorietà delle scelte schermanti-depotenzianti stesse.
31-gen-2016
Italiano
prassi educativa, critica ragione strumentale, phronesis; practical rationality, educational praxis
CONTE, CARMINE MORENO
SANTI, MARINA
Università degli studi di Padova
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-90806