La campilobatteriosi, un’infezione umana provocata dalle specie termofile di Campylobacter (soprattutto da C. jejuni a C. coli), è la zoonosi più frequentemente riportata nell’Unione Europea e una delle principali cause di gastroenterite batterica nell’uomo a livello mondiale. Le specie avicole domestiche sono il principale reservoir di questi microrganismi, dei quali sono carrier asintomatici, e infatti la manipolazione e il consumo di carne avicola contaminata rappresentano le principali fonti d’infezione per l’uomo. Nonostante la campilobatteriosi sia una malattia autolimitante, nei casi gravi è necessario un trattamento antimicrobico. Macrolidi e fluorochinoloni costituiscono la terapia d’elezione, seguiti dalle tetracicline come molecole di seconda scelta. Attualmente il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza è sempre più comune in C. jejuni e in C. coli, e in tutto il mondo rappresenta motivo di grande preoccupazione per la sanità pubblica, poiché ceppi antimicrobico-resistenti possono essere trasferiti dagli animali all’uomo attraverso gli alimenti. Nonostante l’elevata concentrazione di allevamenti intensivi di polli e tacchini da carne nel Nord Italia e l’importanza economica di questo settore nel comparto delle produzioni animali italiane, sono poche le indagini svolte negli allevamenti di quest’area geografica per valutare la presenza di Campylobacter termofili a livello di produzione primaria. Alla luce di questo e delle importanti implicazioni di sanità pubblica della presenza di questi microrganismi zoonotici negli allevamenti avicoli, questo studio è stato intrapreso allo scopo di valutare la presenza, la diversità genetica e l’antimicrobico-resistenza di Campylobacter termofili nelle due specie avicole da carne maggiormente allevate in Italia: polli broiler e tacchini. In totale sono stati esaminati 10 gruppi di broiler di 7 diversi allevamenti di Veneto e Lombardia, e 3 gruppi di tacchini di 3 allevamenti veneti. In ciascun gruppo di animali sono stati eseguiti tamponi cloacali a soggetti scelti causalmente. In ciascun gruppo di broiler è stato eseguito un campionamento, mentre nei tacchini sono stati svolti numerosi campionamenti per valutare l’andamento della colonizzazione durante tutto il ciclo produttivo, aspetto poco studiato in questa specie avicola. I Campylobacter isolati sono stati caratterizzati geneticamente mediante flaA-SVR typing e quindi sottoposti ad antibiogramma secondo il metodo della diffusione in agar per valutarne la sensibilità a più antimicrobici. Inoltre è stata valutata la presenza di integroni di classe 1 e 2. È stata rilevata una notevole diffusione di C. jejuni e C. coli sia nei broiler (7 gruppi positivi su 10), sia nei tacchini (positività di tutti e 3 i gruppi), con differenze tra i gruppi nella distribuzione delle due specie termofile e una complessiva predominanza di C. jejuni. Nei gruppi di tacchini la positivizzazione è avvenuta in tempi molto diversi, ma in tutti è persistita fino al termine del ciclo produttivo. É stata riscontrata una notevole diversità genetica nei ceppi isolati sia dai broiler, sia dai tacchini e la maggior parte dei genotipi era esclusiva di un gruppo di animali o di un allevamento. Inoltre, la maggioranza dei ceppi isolati da entrambe le specie avicole era resistente a molti antimicrobici, compresi quelli di prima e seconda scelta nella terapia della campilobatteriosi. Al contrario, non sono stati riscontrati integroni né di classe 1 né di classe 2. É importante notare che sono state riscontrate differenze tra broiler e tacchini sia relativamente ai genotipi dai quali erano colonizzati, sia nell’antimicrobico-resistenza, riscontri che suggeriscono il sussistere di differenze tra le popolazioni di Campylobacter che colonizzano l’una e l’altra specie avicola. Nel complesso, questo studio apporta nuovi elementi sull’epidemiologia di Campylobacter spp. in polli e tacchini da carne del Nord Italia, che possono rappresentare un rischio concreto per la trasmissione di ceppi multi-resistenti all’uomo
Investigation on thermophilic Campylobacter spp. in commercial poultry farms in Northern Italy
GIACOMELLI, MARTINA
2012
Abstract
La campilobatteriosi, un’infezione umana provocata dalle specie termofile di Campylobacter (soprattutto da C. jejuni a C. coli), è la zoonosi più frequentemente riportata nell’Unione Europea e una delle principali cause di gastroenterite batterica nell’uomo a livello mondiale. Le specie avicole domestiche sono il principale reservoir di questi microrganismi, dei quali sono carrier asintomatici, e infatti la manipolazione e il consumo di carne avicola contaminata rappresentano le principali fonti d’infezione per l’uomo. Nonostante la campilobatteriosi sia una malattia autolimitante, nei casi gravi è necessario un trattamento antimicrobico. Macrolidi e fluorochinoloni costituiscono la terapia d’elezione, seguiti dalle tetracicline come molecole di seconda scelta. Attualmente il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza è sempre più comune in C. jejuni e in C. coli, e in tutto il mondo rappresenta motivo di grande preoccupazione per la sanità pubblica, poiché ceppi antimicrobico-resistenti possono essere trasferiti dagli animali all’uomo attraverso gli alimenti. Nonostante l’elevata concentrazione di allevamenti intensivi di polli e tacchini da carne nel Nord Italia e l’importanza economica di questo settore nel comparto delle produzioni animali italiane, sono poche le indagini svolte negli allevamenti di quest’area geografica per valutare la presenza di Campylobacter termofili a livello di produzione primaria. Alla luce di questo e delle importanti implicazioni di sanità pubblica della presenza di questi microrganismi zoonotici negli allevamenti avicoli, questo studio è stato intrapreso allo scopo di valutare la presenza, la diversità genetica e l’antimicrobico-resistenza di Campylobacter termofili nelle due specie avicole da carne maggiormente allevate in Italia: polli broiler e tacchini. In totale sono stati esaminati 10 gruppi di broiler di 7 diversi allevamenti di Veneto e Lombardia, e 3 gruppi di tacchini di 3 allevamenti veneti. In ciascun gruppo di animali sono stati eseguiti tamponi cloacali a soggetti scelti causalmente. In ciascun gruppo di broiler è stato eseguito un campionamento, mentre nei tacchini sono stati svolti numerosi campionamenti per valutare l’andamento della colonizzazione durante tutto il ciclo produttivo, aspetto poco studiato in questa specie avicola. I Campylobacter isolati sono stati caratterizzati geneticamente mediante flaA-SVR typing e quindi sottoposti ad antibiogramma secondo il metodo della diffusione in agar per valutarne la sensibilità a più antimicrobici. Inoltre è stata valutata la presenza di integroni di classe 1 e 2. È stata rilevata una notevole diffusione di C. jejuni e C. coli sia nei broiler (7 gruppi positivi su 10), sia nei tacchini (positività di tutti e 3 i gruppi), con differenze tra i gruppi nella distribuzione delle due specie termofile e una complessiva predominanza di C. jejuni. Nei gruppi di tacchini la positivizzazione è avvenuta in tempi molto diversi, ma in tutti è persistita fino al termine del ciclo produttivo. É stata riscontrata una notevole diversità genetica nei ceppi isolati sia dai broiler, sia dai tacchini e la maggior parte dei genotipi era esclusiva di un gruppo di animali o di un allevamento. Inoltre, la maggioranza dei ceppi isolati da entrambe le specie avicole era resistente a molti antimicrobici, compresi quelli di prima e seconda scelta nella terapia della campilobatteriosi. Al contrario, non sono stati riscontrati integroni né di classe 1 né di classe 2. É importante notare che sono state riscontrate differenze tra broiler e tacchini sia relativamente ai genotipi dai quali erano colonizzati, sia nell’antimicrobico-resistenza, riscontri che suggeriscono il sussistere di differenze tra le popolazioni di Campylobacter che colonizzano l’una e l’altra specie avicola. Nel complesso, questo studio apporta nuovi elementi sull’epidemiologia di Campylobacter spp. in polli e tacchini da carne del Nord Italia, che possono rappresentare un rischio concreto per la trasmissione di ceppi multi-resistenti all’uomoFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/92547
URN:NBN:IT:UNIPD-92547