Questa ricerca è volta ad analizzare il processo di istituzione della vita adulta degli uomini immigrati dal Bangladesh all’Italia. Per fare ciò si è preso in considerazione il caso della popolazione di origine bangladese residente ad Alte Ceccato, una frazione del Comune di Montecchio Maggiore in Provincia di Vicenza. Al 1 Gennaio 2011 Alte Ceccato contava 6.782 residenti di cui 2.263 stranieri, pari a oltre il 33% della popolazione. La comunità nazionale immigrata maggiormente rappresentata è quella originaria dal Bangladesh che ha eletto il Comune e soprattutto la sua frazione come mete secondarie del percorso migratorio, solitamente dopo Roma e/o Palermo, e che ha reso possibile la sopravvivenza del tessuto economico, demografico e sociale della località. Dai dati forniti dall’anagrafe comunale, infatti, emerge come all’incremento dei residenti ad Alte Ceccato abbia contribuito l’esperienza migratoria dei bangladesi e la loro stabilizzazione dimostrata dall’alto tasso di immobili acquistati, dalla numerosità dei ricongiungimenti familiari, dall’ampia presenza dei figli nelle scuole. La costruzione processuale dell’identità adulta maschile costituisce un tema poco frequentato nella letteratura sociologica sia nell’ambito degli studi sulle migrazioni che in quelli della sociologia del genere e della sociologia della famiglia. Il tema incrocia tutti questi ambiti analizzando le modalità in cui l’istituzione della vita adulta degli uomini si inscrive nell’esperienza migratoria a partire da due eventi-cardine: la stabilizzazione lavorativa e residenizale e il ricongiungimento familiare, nello specifico della moglie. Il ricongiungimento familiare è stato osservato come esperienza del ricongiungersi per comprendere il senso che gli uomini bangladesi attribuiscono a tale evento, come viene da essi collocato all’interno del percorso migratorio e biografico, come configura e riconfigura la loro identità di genere e le modalità attraverso le quali fanno ingresso nella vita adulta. Si è tentato di interpretare le esperienze degli uomini bangladesi immigrati ad Alte Ceccato attraverso la costellazione dei significati che essi stessi vi attribuiscono, pur nella consapevolezza della divergenza tra le loro rappresentazioni delle esperienze e le rappresentazioni delle stesse esperienze da parte degli altri soggetti coinvolti nel processo del ricongiungimento (il coniuge ed, eventualmente i figli), nella vita matrimoniale e familiare, negli altri eventi istitutivi della loro vita adulta nel contesto di immigrazione. Successivamente è stato approfondito, in Bangladesh, come tali eventi possano essere percepiti, interpretati e rappresentati dai familiari dei migranti e come la progressione verso l’età adulta dei familiari emigrati intervenga su quella dei familiari maschi (fratelli, padri, suoceri e cognati) rimasti nel Paese di origine. La ricerca ha previsto prolungati periodi di osservazione partecipante tanto ad Alte Ceccato (oltre un anno) quanto in Bangladesh (circa due mesi) e la raccolta di 64 interviste in profondità. In Italia sono stati intervistati 25 immigrati bangladesi residenti ad Alte Ceccato e 11 testimoni privilegiati, In Bangladesh sono stati intervistati 19 parenti di genere maschile degli intervistati ad Alte, 5 migranti che hanno fatto rientro – più o meno temporaneamente – nel Paese di origine, 4 ricercatori che hanno studiato le migrazioni e un italiano sposato con una donna bangladese e residente in Bangladesh. Per raccogliere le attribuzioni di significato degli uomini si è cercato di lavorare sulle narrazioni maschili e di leggere il genere dal maschile per tematizzare come gli uomini rappresentano se stessi e le donne; osservando gli immigrati uomini e assumendone la loro prospettiva si è avuto modo di osservare le relazioni che gli uomini intessono con le donne. Il lavoro di ricerca si è concentrato sulle rappresentazioni che gli uomini - a cui, tanto in Italia, quanto in Bangladesh, è solitamente attribuita la responsabilità di salvaguardare la reputazione dell’aggregato domestico sulla ribalta pubblica - fornivano del retroscena della propria vita privata e dei propri legami familiari, ambiti che la ricerca ha maggiormente affrontato dal femminile. Il risultato è una rappresentazione corale costruita da un soggetto collettivo che, raccontando se stesso, mette in luce le ambivalenze e le contraddizioni di un'identità maschile sfaccettata, multidimensionale, in mutamento, non sempre a suo agio nell’agire il suo dominio. Oltre alla multidimensionalità delle traiettorie biografiche e familiari degli uomini e la pluralità delle transizioni maschili alla vita adulta, dalla ricerca sono emerse altre questioni significative: il rapporto di continuità e discontinuità tra modelli di maschilità dei padri in Bangladesh e dei figli migranti, tra i fratelli migranti e quelli non migranti, la ridefinizione del debito intergenerazionale e delle appartenenze socio-culturali attraverso la paternità e le proiezioni sul futuro dei figli. Nelle ridefinizioni di quelli che sono i mandati intergenerazionali e le attese collettive sono stati presi in considerazione tre assi principali individuati nella molteplicità delle diverse esperienze di migrazione: le attese e le disattese di mobilità sociale in senso ascendente osservate come punto di partenza per gli intervistati e come proiezione verso il futuro dei figli e delle figlie anche alla luce della crisi economica in atto; i rapporti di genere e generazione osservati attraverso la lente delle esperienze e delle rappresentazioni maschili; le relazioni tra la dimensioni della vita privata e intima e le rappresentazioni della vita adulta maschile nella sfera pubblica e nel contesto comunitario. Il costrutto interpretativo cruciale utilizzato nella ricerca è stato ripreso da Pierre Bourdieu; il percorso di costruzione della vita adulta maschile, infatti, è stato osservato attraverso rituali di consacrazione in cui il soggetto reinterpreta domande sociali di tipo normativo e istitutivo relativamente ai modelli di maschilità attesi dal contesto di origine e transitanti attraverso la famiglia allargata, ma anche dal contesto di immigrazione e reinterpretati attraverso la comunità dei connazionali. Oltre al costrutto bourdiesiano del rituale di istituzione è stato fatto un uso inedito dei costrutti drammaturgici goffmaniani che si sono rivelati particolarmente utili, nella conduzione di uno studio multisituato, per cucire la frattura scientifica ed epistemologica tra la società di immigrazione e quella di emigrazione e per prevenire la caduta in approcci stereotipati nella lettura dei contratti di genere e delle rappresentazioni della maschilità. La ricerca, infatti, mette in scena una complessa trama di relazioni internamente alla famiglia verticale e orizzontale, tra i generi e le generazioni, ma anche un fitto intreccio di relazioni transnazionali tra migranti e non migranti, tra il contesto di origine degli intervistati e quello di arrivo da cui i soggetti si proiettano verso l’Europa anglofona. La vita sociale globalizzata dei migranti, pur nella frammentazione dei vissuti, quindi, viene interpretata tendenzialmente come un fatto sociale totale da cui emerge sia l’agency individuale dei singoli migranti - che si configurano come dei veri e propri cittadini globali e cosmopoliti - e sia l’intenzionalità collettiva, familiare e comunitaria
Uomini in cammino. Percorsi di istituzione della vita adulta e trasformazioni della maschilità nella diaspora bangladese
DELLA PUPPA, FRANCESCO
2012
Abstract
Questa ricerca è volta ad analizzare il processo di istituzione della vita adulta degli uomini immigrati dal Bangladesh all’Italia. Per fare ciò si è preso in considerazione il caso della popolazione di origine bangladese residente ad Alte Ceccato, una frazione del Comune di Montecchio Maggiore in Provincia di Vicenza. Al 1 Gennaio 2011 Alte Ceccato contava 6.782 residenti di cui 2.263 stranieri, pari a oltre il 33% della popolazione. La comunità nazionale immigrata maggiormente rappresentata è quella originaria dal Bangladesh che ha eletto il Comune e soprattutto la sua frazione come mete secondarie del percorso migratorio, solitamente dopo Roma e/o Palermo, e che ha reso possibile la sopravvivenza del tessuto economico, demografico e sociale della località. Dai dati forniti dall’anagrafe comunale, infatti, emerge come all’incremento dei residenti ad Alte Ceccato abbia contribuito l’esperienza migratoria dei bangladesi e la loro stabilizzazione dimostrata dall’alto tasso di immobili acquistati, dalla numerosità dei ricongiungimenti familiari, dall’ampia presenza dei figli nelle scuole. La costruzione processuale dell’identità adulta maschile costituisce un tema poco frequentato nella letteratura sociologica sia nell’ambito degli studi sulle migrazioni che in quelli della sociologia del genere e della sociologia della famiglia. Il tema incrocia tutti questi ambiti analizzando le modalità in cui l’istituzione della vita adulta degli uomini si inscrive nell’esperienza migratoria a partire da due eventi-cardine: la stabilizzazione lavorativa e residenizale e il ricongiungimento familiare, nello specifico della moglie. Il ricongiungimento familiare è stato osservato come esperienza del ricongiungersi per comprendere il senso che gli uomini bangladesi attribuiscono a tale evento, come viene da essi collocato all’interno del percorso migratorio e biografico, come configura e riconfigura la loro identità di genere e le modalità attraverso le quali fanno ingresso nella vita adulta. Si è tentato di interpretare le esperienze degli uomini bangladesi immigrati ad Alte Ceccato attraverso la costellazione dei significati che essi stessi vi attribuiscono, pur nella consapevolezza della divergenza tra le loro rappresentazioni delle esperienze e le rappresentazioni delle stesse esperienze da parte degli altri soggetti coinvolti nel processo del ricongiungimento (il coniuge ed, eventualmente i figli), nella vita matrimoniale e familiare, negli altri eventi istitutivi della loro vita adulta nel contesto di immigrazione. Successivamente è stato approfondito, in Bangladesh, come tali eventi possano essere percepiti, interpretati e rappresentati dai familiari dei migranti e come la progressione verso l’età adulta dei familiari emigrati intervenga su quella dei familiari maschi (fratelli, padri, suoceri e cognati) rimasti nel Paese di origine. La ricerca ha previsto prolungati periodi di osservazione partecipante tanto ad Alte Ceccato (oltre un anno) quanto in Bangladesh (circa due mesi) e la raccolta di 64 interviste in profondità. In Italia sono stati intervistati 25 immigrati bangladesi residenti ad Alte Ceccato e 11 testimoni privilegiati, In Bangladesh sono stati intervistati 19 parenti di genere maschile degli intervistati ad Alte, 5 migranti che hanno fatto rientro – più o meno temporaneamente – nel Paese di origine, 4 ricercatori che hanno studiato le migrazioni e un italiano sposato con una donna bangladese e residente in Bangladesh. Per raccogliere le attribuzioni di significato degli uomini si è cercato di lavorare sulle narrazioni maschili e di leggere il genere dal maschile per tematizzare come gli uomini rappresentano se stessi e le donne; osservando gli immigrati uomini e assumendone la loro prospettiva si è avuto modo di osservare le relazioni che gli uomini intessono con le donne. Il lavoro di ricerca si è concentrato sulle rappresentazioni che gli uomini - a cui, tanto in Italia, quanto in Bangladesh, è solitamente attribuita la responsabilità di salvaguardare la reputazione dell’aggregato domestico sulla ribalta pubblica - fornivano del retroscena della propria vita privata e dei propri legami familiari, ambiti che la ricerca ha maggiormente affrontato dal femminile. Il risultato è una rappresentazione corale costruita da un soggetto collettivo che, raccontando se stesso, mette in luce le ambivalenze e le contraddizioni di un'identità maschile sfaccettata, multidimensionale, in mutamento, non sempre a suo agio nell’agire il suo dominio. Oltre alla multidimensionalità delle traiettorie biografiche e familiari degli uomini e la pluralità delle transizioni maschili alla vita adulta, dalla ricerca sono emerse altre questioni significative: il rapporto di continuità e discontinuità tra modelli di maschilità dei padri in Bangladesh e dei figli migranti, tra i fratelli migranti e quelli non migranti, la ridefinizione del debito intergenerazionale e delle appartenenze socio-culturali attraverso la paternità e le proiezioni sul futuro dei figli. Nelle ridefinizioni di quelli che sono i mandati intergenerazionali e le attese collettive sono stati presi in considerazione tre assi principali individuati nella molteplicità delle diverse esperienze di migrazione: le attese e le disattese di mobilità sociale in senso ascendente osservate come punto di partenza per gli intervistati e come proiezione verso il futuro dei figli e delle figlie anche alla luce della crisi economica in atto; i rapporti di genere e generazione osservati attraverso la lente delle esperienze e delle rappresentazioni maschili; le relazioni tra la dimensioni della vita privata e intima e le rappresentazioni della vita adulta maschile nella sfera pubblica e nel contesto comunitario. Il costrutto interpretativo cruciale utilizzato nella ricerca è stato ripreso da Pierre Bourdieu; il percorso di costruzione della vita adulta maschile, infatti, è stato osservato attraverso rituali di consacrazione in cui il soggetto reinterpreta domande sociali di tipo normativo e istitutivo relativamente ai modelli di maschilità attesi dal contesto di origine e transitanti attraverso la famiglia allargata, ma anche dal contesto di immigrazione e reinterpretati attraverso la comunità dei connazionali. Oltre al costrutto bourdiesiano del rituale di istituzione è stato fatto un uso inedito dei costrutti drammaturgici goffmaniani che si sono rivelati particolarmente utili, nella conduzione di uno studio multisituato, per cucire la frattura scientifica ed epistemologica tra la società di immigrazione e quella di emigrazione e per prevenire la caduta in approcci stereotipati nella lettura dei contratti di genere e delle rappresentazioni della maschilità. La ricerca, infatti, mette in scena una complessa trama di relazioni internamente alla famiglia verticale e orizzontale, tra i generi e le generazioni, ma anche un fitto intreccio di relazioni transnazionali tra migranti e non migranti, tra il contesto di origine degli intervistati e quello di arrivo da cui i soggetti si proiettano verso l’Europa anglofona. La vita sociale globalizzata dei migranti, pur nella frammentazione dei vissuti, quindi, viene interpretata tendenzialmente come un fatto sociale totale da cui emerge sia l’agency individuale dei singoli migranti - che si configurano come dei veri e propri cittadini globali e cosmopoliti - e sia l’intenzionalità collettiva, familiare e comunitariaFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Uomini_in_cammino._Di_Francesco_Della_Puppa.pdf
accesso aperto
Dimensione
16.01 MB
Formato
Adobe PDF
|
16.01 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/92696
URN:NBN:IT:UNIPD-92696