Divisa in due parti – la prima teorica, la seconda rivolta a un’analisi testuale della Gerusalemme liberata di Tasso e, più parzialmente, della Gerusalemme conquistata – questa ricerca si sforza di ripensare il concetto abituale di “epica”. Nella prima parte, che prevede un lungo itinerario da Aristotele a Bachtin, passando per le discussioni sulla poetica del Cinquecento fino alle teorie di Hegel e di Lukács, lo studio dimostra come il concetto di “epica”, frequentemente costruito in opposizione ad altri generi letterari, abbia prodotto un’immagine in parte falsificante del proprio oggetto. Aristotele, per esempio, studia l’epica muovendo dalla prospettiva della tragedia e questo comporta la ricerca nell’epica di qualcosa che le è in realtà estraneo (e qualcosa di simile, in virtù dell’opposizione tra “epica” e “romanzo” – romance o novel che sia – avviene anche nei secoli successivi). Ne consegue che un interprete contemporaneo sia costretto a usare un concetto di “epica” che, lungi dall’essere neutrale, può condizionare fortemente la comprensione dei testi che vengono considerati parte del genere. A questo proposito, la seconda parte cerca di leggere i testi tassiani scoprendo incongruenze tra essi e la teoria dell’epica solitamente adottata dalla critica. Combinando le acquisizioni delle due sezioni, la ricerca mira da un lato a schiudere un concetto di epica parzialmente nuovo, dall’altro a interpretare i poemi di Tasso spostando l’asse della tradizionale contraddittorietà che a livello diverso li caratterizza entrambi del conflitto fra epica e romanzo all’interno del polo epico stesso.
"In guisa d'acqua che rinchiusa ingorga". Il testo epico oltre la teoria: il caso Tasso
CONFALONIERI, CORRADO
2014
Abstract
Divisa in due parti – la prima teorica, la seconda rivolta a un’analisi testuale della Gerusalemme liberata di Tasso e, più parzialmente, della Gerusalemme conquistata – questa ricerca si sforza di ripensare il concetto abituale di “epica”. Nella prima parte, che prevede un lungo itinerario da Aristotele a Bachtin, passando per le discussioni sulla poetica del Cinquecento fino alle teorie di Hegel e di Lukács, lo studio dimostra come il concetto di “epica”, frequentemente costruito in opposizione ad altri generi letterari, abbia prodotto un’immagine in parte falsificante del proprio oggetto. Aristotele, per esempio, studia l’epica muovendo dalla prospettiva della tragedia e questo comporta la ricerca nell’epica di qualcosa che le è in realtà estraneo (e qualcosa di simile, in virtù dell’opposizione tra “epica” e “romanzo” – romance o novel che sia – avviene anche nei secoli successivi). Ne consegue che un interprete contemporaneo sia costretto a usare un concetto di “epica” che, lungi dall’essere neutrale, può condizionare fortemente la comprensione dei testi che vengono considerati parte del genere. A questo proposito, la seconda parte cerca di leggere i testi tassiani scoprendo incongruenze tra essi e la teoria dell’epica solitamente adottata dalla critica. Combinando le acquisizioni delle due sezioni, la ricerca mira da un lato a schiudere un concetto di epica parzialmente nuovo, dall’altro a interpretare i poemi di Tasso spostando l’asse della tradizionale contraddittorietà che a livello diverso li caratterizza entrambi del conflitto fra epica e romanzo all’interno del polo epico stesso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/93734
URN:NBN:IT:UNIPD-93734