Nelle attività quotidiane, tutti noi percepiramo di essere in controllo delle nostre azioni e più ciò viene avvertito, più siamo inclini a descrivere i nostri comportamenti come ‘intenzionali’. Questa sensazione di ‘controllo intenzionale’ si basa sulla nostra capacità di produrre azioni basate più su decisioni e motivazioni interne rispetto a decisioni e motivazioni guidate da eventi esterni. L’evidenza di ciò ha alimentato il dibattito relativo al ‘libero arbitrio’ stimolando la discussione su come sia possibile prendere delle decisioni unicamente endogene e non basate su indicazioni derivanti dall’ambiente circostante. Il problema principale riguarda la definizione dell’origine di questi meccanismi: le nostre azioni, quando eseguite intenzionalmente, sono prodotte da processi decisionali consci, oppure la nostra sensazione di essere ‘in controllo’ è solamente un epifenomeno dovuto a meccanismi neurali inconsci che determinano il successivo svolgimento dell’azione? È possibile differenziare e studiare separatamente diverse componenti decisionali di un’azione intenzionale. Le persone possono scegliere quale azione fare, quando farla e se farla (Brass & Haggard, 2008). Ognuna di queste componenti fa riferimento a diversi aspetti delle azioni intenzionali ma tutte loro sottintendono la capacità di fare una specifica scelta tra molte alternative. Studiando in questo modo le azioni intenzionali e confrontando quest’ultime con le azioni guidate da stimoli esterni, è possibile ottenere utili indicazioni sull'origine delle nostre scelte. Delle tre componenti precedentemente descritte, la componente decisionale del se fare un azione – definita “inibizione intenzionale” – ha ricevuto minor attenzione in letteratura. La scelta di inibire un azione può essere presa a diversi stadi della programmazione motoria, fino a un “punto di non ritorno” dove l’azione non può più essere inibita efficacemente (Schultze-Kraft et al., 2016). Libet (1983) suggerì che la capacità umana di inibire un azione fino all’ultimo momento, sottintendesse la possibilità di una forma consapevole di "libertà di veto" (Libet, Gleason, Wright, & Pearl, 1983). Tuttavia, come per l’origine delle azioni intenzionali, anche l’inibizione intenzionale delle azioni, potrebbe dipendere da processi cerebrali inconsci. Per questo motivo, la possibilità che la decisione d’inibire un’azione intenzionalmente sia necessariamente basata su una libera scelta è ancora argomento di forte dibattito (Parkinson & Haggard, 2014). Alla luce di quanto detto, lo scopo di questa tesi è quello di esaminare il contributo della presenza di stimoli subliminali nell’ambiente circostante, degli stati psicofisiologici del corpo e delle fluttuazioni dell’attività cerebrale precosciente, nelle generazione delle decisioni intenzionali di inibire o produrre un’azione. Partendo dalla descrizione del dibattito sul libero arbitrio e prendendo in considerazione i più recenti modelli teorici sulle azioni intenzionali, il capitolo introduttivo fornirà una panoramica completa dei concetti relativi alla volontarietà nel controllo motorio (Capitolo 1). L’inibizione delle azioni verrà trattata con occhio di riguardo, introducendo la distinzione tra “inibizione intenzionale” e “inibizione guidata da stimoli esterni”. Per ognuno dei concetti introdotti, fornirò una descrizione completa dello stato di avanzamento della ricerca sia dal punto di vista teorico sia dei correlati comportamentali e neurali coinvolti. In particolare mi concentrerò su un network di aree strettamente legate alla produzione di decisioni intenzionali. Il Capitolo 2 esaminerà come gli stimoli subliminali e gli stati psicofisiologici del corpo possano agire da modulatori dei meccanismi legati alla produzione di azioni, sia a livello comportamentale che a livello neurale. Infatti, studi recenti concordano nel dimostrare come gli stimoli subliminali possano manipolare i processi decisionali legati all’azione influenzando l'attività di un specifico network di aree cerebrali. Allo stesso modo, gli stati psicofisiologici come l'arousal hanno dimostrato di moderare numerosi compiti cognitivi tra i quali anche l'inibizione delle azioni. Sull base degli aspetti teorici introdotti nella prima parte della tesi, la seconda parte si focalizzerà sul lavoro sperimentale che ho condotto durante il dottorato di ricerca. L’esperimento descritto nel Capitolo 3 utilizzerà un paradigma di "Go/Nogo" per evidenziare l'effetto drammatico della stimolazione subliminale sui tempi di reazione agli stimoli e sulle scelte volontarie di inibire o produrre un’azione. Poiché il primo esperimento ha potuto validare la fruibilità del paradigma come strumento di analisi delle componenti volontarie dell’azione ed inibizione, in relazione all'elaborazione subliminale, l'esperimento di risonanza magnetica funzionale (fMRI) descritto nel Capitolo 4 capitalizzerà sullo stesso tipo di manipolazione sperimentale. È stata condotta un'analisi su aree cerebrali di interesse (ROI) per verificare se il grado di intenzionalità della risposta e le informazioni fornite dagli stimoli subliminali possano modulare l'attività all'interno network di aree specifico. Nel Capitolo 5 invece, verrà esaminato l'effetto dell’aumento del livello di arousal indotto da esercizio fisico, sulla prestazione allo stesso compito. La sezione sperimentale della tesi terminerà con il Capitolo 6 in cui verranno esplorati i correlati neurali della generazione delle azioni mediante l’analisi multivariata dell’attività cerebrale (MVPA). La tesi terminerà con una discussione generale (Capitolo 7) nella quale, basandosi sui risultati ottenuti nei precedenti capitoli sperimentali, verrà proposto come la capacità di scelta intenzionale tra l’esecuzione e l’inibizione di un’azione sia determinata dall’interazione tra cervello, corpo e l’ambiente circostante.

Choosing to inhibit: new insights into the unconscious modulation of free-choices

DALL'ACQUA, TOMMASO
2018

Abstract

Nelle attività quotidiane, tutti noi percepiramo di essere in controllo delle nostre azioni e più ciò viene avvertito, più siamo inclini a descrivere i nostri comportamenti come ‘intenzionali’. Questa sensazione di ‘controllo intenzionale’ si basa sulla nostra capacità di produrre azioni basate più su decisioni e motivazioni interne rispetto a decisioni e motivazioni guidate da eventi esterni. L’evidenza di ciò ha alimentato il dibattito relativo al ‘libero arbitrio’ stimolando la discussione su come sia possibile prendere delle decisioni unicamente endogene e non basate su indicazioni derivanti dall’ambiente circostante. Il problema principale riguarda la definizione dell’origine di questi meccanismi: le nostre azioni, quando eseguite intenzionalmente, sono prodotte da processi decisionali consci, oppure la nostra sensazione di essere ‘in controllo’ è solamente un epifenomeno dovuto a meccanismi neurali inconsci che determinano il successivo svolgimento dell’azione? È possibile differenziare e studiare separatamente diverse componenti decisionali di un’azione intenzionale. Le persone possono scegliere quale azione fare, quando farla e se farla (Brass & Haggard, 2008). Ognuna di queste componenti fa riferimento a diversi aspetti delle azioni intenzionali ma tutte loro sottintendono la capacità di fare una specifica scelta tra molte alternative. Studiando in questo modo le azioni intenzionali e confrontando quest’ultime con le azioni guidate da stimoli esterni, è possibile ottenere utili indicazioni sull'origine delle nostre scelte. Delle tre componenti precedentemente descritte, la componente decisionale del se fare un azione – definita “inibizione intenzionale” – ha ricevuto minor attenzione in letteratura. La scelta di inibire un azione può essere presa a diversi stadi della programmazione motoria, fino a un “punto di non ritorno” dove l’azione non può più essere inibita efficacemente (Schultze-Kraft et al., 2016). Libet (1983) suggerì che la capacità umana di inibire un azione fino all’ultimo momento, sottintendesse la possibilità di una forma consapevole di "libertà di veto" (Libet, Gleason, Wright, & Pearl, 1983). Tuttavia, come per l’origine delle azioni intenzionali, anche l’inibizione intenzionale delle azioni, potrebbe dipendere da processi cerebrali inconsci. Per questo motivo, la possibilità che la decisione d’inibire un’azione intenzionalmente sia necessariamente basata su una libera scelta è ancora argomento di forte dibattito (Parkinson & Haggard, 2014). Alla luce di quanto detto, lo scopo di questa tesi è quello di esaminare il contributo della presenza di stimoli subliminali nell’ambiente circostante, degli stati psicofisiologici del corpo e delle fluttuazioni dell’attività cerebrale precosciente, nelle generazione delle decisioni intenzionali di inibire o produrre un’azione. Partendo dalla descrizione del dibattito sul libero arbitrio e prendendo in considerazione i più recenti modelli teorici sulle azioni intenzionali, il capitolo introduttivo fornirà una panoramica completa dei concetti relativi alla volontarietà nel controllo motorio (Capitolo 1). L’inibizione delle azioni verrà trattata con occhio di riguardo, introducendo la distinzione tra “inibizione intenzionale” e “inibizione guidata da stimoli esterni”. Per ognuno dei concetti introdotti, fornirò una descrizione completa dello stato di avanzamento della ricerca sia dal punto di vista teorico sia dei correlati comportamentali e neurali coinvolti. In particolare mi concentrerò su un network di aree strettamente legate alla produzione di decisioni intenzionali. Il Capitolo 2 esaminerà come gli stimoli subliminali e gli stati psicofisiologici del corpo possano agire da modulatori dei meccanismi legati alla produzione di azioni, sia a livello comportamentale che a livello neurale. Infatti, studi recenti concordano nel dimostrare come gli stimoli subliminali possano manipolare i processi decisionali legati all’azione influenzando l'attività di un specifico network di aree cerebrali. Allo stesso modo, gli stati psicofisiologici come l'arousal hanno dimostrato di moderare numerosi compiti cognitivi tra i quali anche l'inibizione delle azioni. Sull base degli aspetti teorici introdotti nella prima parte della tesi, la seconda parte si focalizzerà sul lavoro sperimentale che ho condotto durante il dottorato di ricerca. L’esperimento descritto nel Capitolo 3 utilizzerà un paradigma di "Go/Nogo" per evidenziare l'effetto drammatico della stimolazione subliminale sui tempi di reazione agli stimoli e sulle scelte volontarie di inibire o produrre un’azione. Poiché il primo esperimento ha potuto validare la fruibilità del paradigma come strumento di analisi delle componenti volontarie dell’azione ed inibizione, in relazione all'elaborazione subliminale, l'esperimento di risonanza magnetica funzionale (fMRI) descritto nel Capitolo 4 capitalizzerà sullo stesso tipo di manipolazione sperimentale. È stata condotta un'analisi su aree cerebrali di interesse (ROI) per verificare se il grado di intenzionalità della risposta e le informazioni fornite dagli stimoli subliminali possano modulare l'attività all'interno network di aree specifico. Nel Capitolo 5 invece, verrà esaminato l'effetto dell’aumento del livello di arousal indotto da esercizio fisico, sulla prestazione allo stesso compito. La sezione sperimentale della tesi terminerà con il Capitolo 6 in cui verranno esplorati i correlati neurali della generazione delle azioni mediante l’analisi multivariata dell’attività cerebrale (MVPA). La tesi terminerà con una discussione generale (Capitolo 7) nella quale, basandosi sui risultati ottenuti nei precedenti capitoli sperimentali, verrà proposto come la capacità di scelta intenzionale tra l’esecuzione e l’inibizione di un’azione sia determinata dall’interazione tra cervello, corpo e l’ambiente circostante.
15-gen-2018
Inglese
Inhibition, Exercise-induced Arousal, Free-choice
CASTIELLO, UMBERTO
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/94049
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-94049