La perdita di sostanza organica è una delle minacce del suolo riconosciute a livello europeo e le ripetute lavorazioni del terreno sono state connesse con alcuni effetti negativi sulle proprietà del suolo e con i relativi servizi ecosistemici. Per questo, lo studio di pratiche agronomiche più sostenibili rappresenta una sfida per l’intera comunità scientifica. Tra le tecniche agronomiche sostenibili, l’agricoltura conservativa (AC) è una pratica ampiamente diffusa che è basata su tre principi cardine: 1) minimo disturbo del suolo, 2) copertura permanente del terreo e 3) diversificazione delle colture. AC è spesso associata a numerose funzioni del suolo quali l’aumento della biodiversità, dello stock di carbonio organico e della stabilità degli aggregati e la riduzione del runoff, dell’erosione, delle lisciviazioni di P e delle emissioni di anidride carbonica. Nonostante ciò, recentemente AC non è sempre considerata come una soluzione vincente per la mitigazione del clima e per il miglioramento dell’agroecosistema in quanto l’assenza delle lavorazioni del terreno possono influenzare negativamente lo sviluppo radicale mediante un aumento della densità e della resistenza del suolo e mediante una diminuzione della porosità e degli scambi gassosi. Per di più, i benefici delle pratiche conservative sono riconosciuti essere strettamente legati al tipo di clima e suolo. In quest’ottica di risultati contrastanti, maggiori studi sono necessari per studiare e ottimizzare le potenzialità di pratiche agronomiche più sostenibili. Per questi motivi, in questa tesi, è stata condotta una prova di campo comprendente quattro aziende agricole della bassa pianura Veneta caratterizzate da suoli limosi nei quali le pratiche conservative (non lavorazione, cover-crop e ritenzione dei residui) sono state adottate e confrontate con quelle tradizionali. Il primo obiettivo di questa tesi è stato quello di valutare gli effetti di AC sul ciclo del C. In particolare è stata valutata l’evoluzione del carbonio organico del suolo (COS) sia in termini quantitativi che qualitativi durante un periodo di transizione di tre anni. Lo stock di COS è stato quantificato mediante l’applicazione della massa equivalente fino a 50 cm di profondità mentre l’effetto delle diverse componenti del trattamento conservativo è stato studiato considerando le biomasse delle colture, delle cover-crop e degli apparati radicali e il tipo di lavorazione come fattori separati. La qualità del COS è stata invece caratterizzata analizzando il carbonio umico, le sue frazioni in peso e la biomassa microbica. Questo studio ha mostrato come dopo un breve periodo di applicazione di tali pratiche, lo stock di COS nel suolo non sia aumentato mostrando piuttosto una diversa ripartizione lungo il profilo. La qualità del carbonio organico ha invece beneficiato delle pratiche conservative con la produzione di sostanze umiche più policondensate. Il secondo obiettivo ha riguardato lo studio dell’influenza di AC sugli scambi gassosi del suolo mediante l’analisi della permeabilità all’aria, della diffusione, della air-filled porosity e mediante la derivazione di indici di struttura su 144 campioni indisturbati di suolo di 100 cm3. Le analisi hanno evidenziato le scarse proprietà di trasmissione dei suoli limosi indipendentemente dalla pratica agronomica adottata che hanno portato al raggiungimento di valori critici sia per l’aerazione del terreno che per le attività microbiche aerobiche. Il terzo obiettivo si è focalizzato sulla caratterizzazione dell’evoluzione della struttura del suolo dopo cinque anni dall’adozione delle pratiche di AC. La porosità del suolo è stata analizzata sia mediante l’utilizzo di microtomografie a raggi-x che di porosimetrie a intrusione di mercurio. La porosità totale, la distribuzione dei pori (dalla macro- alla micro-scala) e l’architettura dei pori sono state quantificate su 96 campioni indisturbati raccolti nelle quattro aziende sperimentali. I risultati hanno mostrato come i suoli limosi del Veneto siano “microstrutturati” in quanto la maggior parte della porosità ricade nel range 0.0074-30 μm e come le pratiche conservative abbiano positivamente influenzato la ultramicroporosità (0.1-5 μm) che è strettamente legata alla protezione della sostanza organica. Concludendo, come evidenziato dallo scarso effetto sul sequestro del C, sugli scambi gassosi e sulla struttura del terreno, i suoli limosi della bassa pianura Veneta hanno mostrato una lenta reazione alle pratiche conservative. Lo scarso contenuto di COS non complessato disponibile all’interazione con le particelle fini del terreno ha ostacolato la formazione di una struttura stabile portando al compattamento del suolo. Nonostante ciò, le pratiche conservative hanno però positivamente influenzato la qualità del C e la ultramicroporosità suggerendo che un ciclo virtuoso tra sostanza organica e struttura del suolo è stato inizializzato. Un periodo di transizione di più lunga durata sembra essere indispensabile per il raggiungimento di un nuovo equilibrio in sistemi conservativi e più studi sui meccanismi che regolano la struttura in suoli limosi risultano inoltre necessari.

CHALLENGES OF CONSERVATION AGRICULTURE ON SILTY SOILS. DISENTANGLING THE EFFECTS OF CONSERVATION PRACTICES ON SOIL ORGANIC CARBON CYCLE AND SOIL PORE NETWORK IN NORTH-EASTERN ITALY

PICCOLI, ILARIA
2017

Abstract

La perdita di sostanza organica è una delle minacce del suolo riconosciute a livello europeo e le ripetute lavorazioni del terreno sono state connesse con alcuni effetti negativi sulle proprietà del suolo e con i relativi servizi ecosistemici. Per questo, lo studio di pratiche agronomiche più sostenibili rappresenta una sfida per l’intera comunità scientifica. Tra le tecniche agronomiche sostenibili, l’agricoltura conservativa (AC) è una pratica ampiamente diffusa che è basata su tre principi cardine: 1) minimo disturbo del suolo, 2) copertura permanente del terreo e 3) diversificazione delle colture. AC è spesso associata a numerose funzioni del suolo quali l’aumento della biodiversità, dello stock di carbonio organico e della stabilità degli aggregati e la riduzione del runoff, dell’erosione, delle lisciviazioni di P e delle emissioni di anidride carbonica. Nonostante ciò, recentemente AC non è sempre considerata come una soluzione vincente per la mitigazione del clima e per il miglioramento dell’agroecosistema in quanto l’assenza delle lavorazioni del terreno possono influenzare negativamente lo sviluppo radicale mediante un aumento della densità e della resistenza del suolo e mediante una diminuzione della porosità e degli scambi gassosi. Per di più, i benefici delle pratiche conservative sono riconosciuti essere strettamente legati al tipo di clima e suolo. In quest’ottica di risultati contrastanti, maggiori studi sono necessari per studiare e ottimizzare le potenzialità di pratiche agronomiche più sostenibili. Per questi motivi, in questa tesi, è stata condotta una prova di campo comprendente quattro aziende agricole della bassa pianura Veneta caratterizzate da suoli limosi nei quali le pratiche conservative (non lavorazione, cover-crop e ritenzione dei residui) sono state adottate e confrontate con quelle tradizionali. Il primo obiettivo di questa tesi è stato quello di valutare gli effetti di AC sul ciclo del C. In particolare è stata valutata l’evoluzione del carbonio organico del suolo (COS) sia in termini quantitativi che qualitativi durante un periodo di transizione di tre anni. Lo stock di COS è stato quantificato mediante l’applicazione della massa equivalente fino a 50 cm di profondità mentre l’effetto delle diverse componenti del trattamento conservativo è stato studiato considerando le biomasse delle colture, delle cover-crop e degli apparati radicali e il tipo di lavorazione come fattori separati. La qualità del COS è stata invece caratterizzata analizzando il carbonio umico, le sue frazioni in peso e la biomassa microbica. Questo studio ha mostrato come dopo un breve periodo di applicazione di tali pratiche, lo stock di COS nel suolo non sia aumentato mostrando piuttosto una diversa ripartizione lungo il profilo. La qualità del carbonio organico ha invece beneficiato delle pratiche conservative con la produzione di sostanze umiche più policondensate. Il secondo obiettivo ha riguardato lo studio dell’influenza di AC sugli scambi gassosi del suolo mediante l’analisi della permeabilità all’aria, della diffusione, della air-filled porosity e mediante la derivazione di indici di struttura su 144 campioni indisturbati di suolo di 100 cm3. Le analisi hanno evidenziato le scarse proprietà di trasmissione dei suoli limosi indipendentemente dalla pratica agronomica adottata che hanno portato al raggiungimento di valori critici sia per l’aerazione del terreno che per le attività microbiche aerobiche. Il terzo obiettivo si è focalizzato sulla caratterizzazione dell’evoluzione della struttura del suolo dopo cinque anni dall’adozione delle pratiche di AC. La porosità del suolo è stata analizzata sia mediante l’utilizzo di microtomografie a raggi-x che di porosimetrie a intrusione di mercurio. La porosità totale, la distribuzione dei pori (dalla macro- alla micro-scala) e l’architettura dei pori sono state quantificate su 96 campioni indisturbati raccolti nelle quattro aziende sperimentali. I risultati hanno mostrato come i suoli limosi del Veneto siano “microstrutturati” in quanto la maggior parte della porosità ricade nel range 0.0074-30 μm e come le pratiche conservative abbiano positivamente influenzato la ultramicroporosità (0.1-5 μm) che è strettamente legata alla protezione della sostanza organica. Concludendo, come evidenziato dallo scarso effetto sul sequestro del C, sugli scambi gassosi e sulla struttura del terreno, i suoli limosi della bassa pianura Veneta hanno mostrato una lenta reazione alle pratiche conservative. Lo scarso contenuto di COS non complessato disponibile all’interazione con le particelle fini del terreno ha ostacolato la formazione di una struttura stabile portando al compattamento del suolo. Nonostante ciò, le pratiche conservative hanno però positivamente influenzato la qualità del C e la ultramicroporosità suggerendo che un ciclo virtuoso tra sostanza organica e struttura del suolo è stato inizializzato. Un periodo di transizione di più lunga durata sembra essere indispensabile per il raggiungimento di un nuovo equilibrio in sistemi conservativi e più studi sui meccanismi che regolano la struttura in suoli limosi risultano inoltre necessari.
31-gen-2017
Inglese
conservation agriculture; no-tillage; soil organic carbon; carbon quality; soil carbon sequestration; agro-environment measures; clay minerals; air permeability; gas diffusivity; air-filled porosity; x-ray computed microtomography; mercury intrusion porosimetry; pore size distribution; pore morphology and architecture
MORARI, FRANCESCO
BERTI, ANTONIO
Università degli studi di Padova
145
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Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-94184