La tesi intende esplorare l'immaginario materno e le rappresentazioni della maternità che emergono, nel contesto Hindu, da molteplici fonti, quali ad esempio l’apparato normativo appartenente alla tradizione śāstrica, le speculazioni psicoanalitiche di Sudhir Kakar e alcuni miti della tradizione epica indiana, interrogati da e attraverso un approccio ermeneutico di tipo psicoanalitico. Al centro dell’indagine sull'"imago" ambivalente della madre nell'India hindu si situa il lavoro cruciale dello psicoanalista indiano Sudhir Kakar. Kakar ha tentato un'analisi penetrante, anche se costantemente discussa, delle motivazioni inconsce alla base dell'atteggiamento ambiguo verso il femminile, permettendo così a mito, religione, norma e psicoanalisi di interagire tra loro in un sistema sensibile al contesto culturale e religioso. Punto focale del discorso sull’intersezione fra consuetudini, norme religiose e tradizioni famigliari è pertanto la teoria dell’“incanto materno” ("maternal enthrallment") secondo cui, durante le primissime interazioni madre-infante, nella psiche scarsamente integrata del bambino viene a formarsi un’immagine ambivalente della genitrice, percepita sia come unica fonte di sostentamento e di amore, sia come una imponente seduttrice che riversa sul figlio maschio, unica vera fonte di legittimazione sociale e religiosa, il suo desiderio di riconoscimento affettivo rimasto fino a quel momento inesaudito. Tale scissione del materno in due polarità mutualmente esclusive, almeno in apparenza, accompagna lo sviluppo psicologico del maschio, il quale, una volta diventato adulto, si troverà a operare tale sdoppiamento anche nei confronti delle altre donne. Il ricorso alla scissione del femminile, ora ingabbiato nello stereotipo della madre casta, ubbidiente e dedita alla casa e alla prole, ora incarnato nell’immagine della prostituta quando tenta di svincolarsi dalle prescrizioni normative, alimenta la già dilagante misoginia che caratterizza il contesto indiano e inficia in maniera sostanziale la capacità di autodeterminazione delle donne, le quali si trovano spesso a dover scegliere fra la rispettabilità sociale e il desiderio di emancipazione. Partendo da tali presupposti e dalle influenti teorie di Kakar, confrontate con gli studi di altri eminenti psicoanalisti e antropologi, ho tentato di offrire un’interpretazione psicoanalitica di alcuni miti induisti, presentando al contempo una personale prospettiva sull’ambivalenza del materno e su matricidio simbolico, riparazione maniacale e lutto fallito. In tal senso, uno dei contributi teorici apportati dalla tesi trae origine dai concetti di incorporazione e lutto criptico elaborati dagli psicoanalisti Nicholas Abraham e Mária Török: se l’imago della madre come oggetto di un indicibile desiderio è incorporato come un fantasma nella "cripta" situtata nell’inconscio e altrettanto fantasmaticamente agisce in quanto sintomo, si rende dunque necessario un matricidio simbolico che restituisca tale fantasma al lutto, consentendo così un’integrazione delle polarità “buona” e “cattiva” associate all’immagine materna. Liberata dal fantasma, la psiche è così in grado di accogliere la madre così com’è nella realtà, e cioè come donna e persona, e non più come un’effigie idealizzata, rassicurante perché priva di desiderio e di volizione. Infatti, il desiderio sessuale femminile nel contesto induista è percepito come debilitante per l’uomo e disdicevole per la donna, sovente descritta nell’immaginario mitopoietico o come una madre desessualizzata e del tutto simile a una dea, o come una divoratrice dagli istinti incontrollabili. A tal proposito, mi è sembrato opportuno proporre un’interpretazione del motivo mitico della “vagina dentata”, evidenziando anche, attraverso l'analisi dei cyberdiscorsi sul Twitter indiano, come tale motivo venga continuamente rimodellato e dotato di nuovi significati nell'interfaccia tra simbolismo personale e pubblico. In questo modo è possibile osservare come alcuni gruppi che si battono per la difesa dei diritti dell’uomo (in quanto maschio; si veda ad esempio il Men’s rights movement indiano) facciano largo uso di immagini, discorsi e significati simbolici efficacemente rappresentati dal motivo della “vagina dentata”. Infine, la tesi è corredata di un’appendice che riporta uno studio pilota svoltosi a Roma, più precisamente nella comu¬nità induista che si riunisce nel tempio Om Hindu Mondir nel quartiere di Torpignattara. L’obiettivo dello studio pilota, durato da maggio a settembre 2017, era quello di comprendere come venisse percepito e vissuto il rapporto con la maternità da parte dei migranti induisti stabilitisi a Roma, sia al livello della relazione interpersonale con la madre, sia in merito alla maternità come concetto, ideale, istituzione ed esperienza. Il fieldwork, tramite attività ludiche e un’intervista semi-strutturata ispirata alla “F.A.N.I. interview” (Free Association Narrative Interview elaborata da Hollway e Jefferson), ha sollecitato le opinioni degli informatori, portando alla luce aspettative, narrative, conflitti e desideri legati al complesso rapporto individuale e collettivo con il Materno.

The dearest enemy. A psychoanalytical approach to the values of the Maternal in Hinduism

ROSSI, ROMINA
2019

Abstract

La tesi intende esplorare l'immaginario materno e le rappresentazioni della maternità che emergono, nel contesto Hindu, da molteplici fonti, quali ad esempio l’apparato normativo appartenente alla tradizione śāstrica, le speculazioni psicoanalitiche di Sudhir Kakar e alcuni miti della tradizione epica indiana, interrogati da e attraverso un approccio ermeneutico di tipo psicoanalitico. Al centro dell’indagine sull'"imago" ambivalente della madre nell'India hindu si situa il lavoro cruciale dello psicoanalista indiano Sudhir Kakar. Kakar ha tentato un'analisi penetrante, anche se costantemente discussa, delle motivazioni inconsce alla base dell'atteggiamento ambiguo verso il femminile, permettendo così a mito, religione, norma e psicoanalisi di interagire tra loro in un sistema sensibile al contesto culturale e religioso. Punto focale del discorso sull’intersezione fra consuetudini, norme religiose e tradizioni famigliari è pertanto la teoria dell’“incanto materno” ("maternal enthrallment") secondo cui, durante le primissime interazioni madre-infante, nella psiche scarsamente integrata del bambino viene a formarsi un’immagine ambivalente della genitrice, percepita sia come unica fonte di sostentamento e di amore, sia come una imponente seduttrice che riversa sul figlio maschio, unica vera fonte di legittimazione sociale e religiosa, il suo desiderio di riconoscimento affettivo rimasto fino a quel momento inesaudito. Tale scissione del materno in due polarità mutualmente esclusive, almeno in apparenza, accompagna lo sviluppo psicologico del maschio, il quale, una volta diventato adulto, si troverà a operare tale sdoppiamento anche nei confronti delle altre donne. Il ricorso alla scissione del femminile, ora ingabbiato nello stereotipo della madre casta, ubbidiente e dedita alla casa e alla prole, ora incarnato nell’immagine della prostituta quando tenta di svincolarsi dalle prescrizioni normative, alimenta la già dilagante misoginia che caratterizza il contesto indiano e inficia in maniera sostanziale la capacità di autodeterminazione delle donne, le quali si trovano spesso a dover scegliere fra la rispettabilità sociale e il desiderio di emancipazione. Partendo da tali presupposti e dalle influenti teorie di Kakar, confrontate con gli studi di altri eminenti psicoanalisti e antropologi, ho tentato di offrire un’interpretazione psicoanalitica di alcuni miti induisti, presentando al contempo una personale prospettiva sull’ambivalenza del materno e su matricidio simbolico, riparazione maniacale e lutto fallito. In tal senso, uno dei contributi teorici apportati dalla tesi trae origine dai concetti di incorporazione e lutto criptico elaborati dagli psicoanalisti Nicholas Abraham e Mária Török: se l’imago della madre come oggetto di un indicibile desiderio è incorporato come un fantasma nella "cripta" situtata nell’inconscio e altrettanto fantasmaticamente agisce in quanto sintomo, si rende dunque necessario un matricidio simbolico che restituisca tale fantasma al lutto, consentendo così un’integrazione delle polarità “buona” e “cattiva” associate all’immagine materna. Liberata dal fantasma, la psiche è così in grado di accogliere la madre così com’è nella realtà, e cioè come donna e persona, e non più come un’effigie idealizzata, rassicurante perché priva di desiderio e di volizione. Infatti, il desiderio sessuale femminile nel contesto induista è percepito come debilitante per l’uomo e disdicevole per la donna, sovente descritta nell’immaginario mitopoietico o come una madre desessualizzata e del tutto simile a una dea, o come una divoratrice dagli istinti incontrollabili. A tal proposito, mi è sembrato opportuno proporre un’interpretazione del motivo mitico della “vagina dentata”, evidenziando anche, attraverso l'analisi dei cyberdiscorsi sul Twitter indiano, come tale motivo venga continuamente rimodellato e dotato di nuovi significati nell'interfaccia tra simbolismo personale e pubblico. In questo modo è possibile osservare come alcuni gruppi che si battono per la difesa dei diritti dell’uomo (in quanto maschio; si veda ad esempio il Men’s rights movement indiano) facciano largo uso di immagini, discorsi e significati simbolici efficacemente rappresentati dal motivo della “vagina dentata”. Infine, la tesi è corredata di un’appendice che riporta uno studio pilota svoltosi a Roma, più precisamente nella comu¬nità induista che si riunisce nel tempio Om Hindu Mondir nel quartiere di Torpignattara. L’obiettivo dello studio pilota, durato da maggio a settembre 2017, era quello di comprendere come venisse percepito e vissuto il rapporto con la maternità da parte dei migranti induisti stabilitisi a Roma, sia al livello della relazione interpersonale con la madre, sia in merito alla maternità come concetto, ideale, istituzione ed esperienza. Il fieldwork, tramite attività ludiche e un’intervista semi-strutturata ispirata alla “F.A.N.I. interview” (Free Association Narrative Interview elaborata da Hollway e Jefferson), ha sollecitato le opinioni degli informatori, portando alla luce aspettative, narrative, conflitti e desideri legati al complesso rapporto individuale e collettivo con il Materno.
23-set-2019
Inglese
Maternità; induismo; psicoanalisi; mitologia; motherhood; maternal; psychoanalysis; Kakar; myths; hinduism
TORELLA, Raffaele
D'OTTONE, ARIANNA
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/94602
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-94602