L’aumento dei costi delle fonti proteiche e l’avvento in Europa della Direttiva Nitrati (91/676/EEC) hanno portato le tecniche di allevamento verso il contenimento dell’azoto contenuto nell’alimentazione animale, visto che l’uso di diete a ridotto tenore di proteina è considerata una delle migliori strategie per abbattere il contenuto di nitrati nelle deiezioni animali. Questa tesi si propone di studiare l’effetto dell’uso di diete a ridotto contenuto di proteina nell’alimentazione del Vitellone Piemontese e nel suino pesante, considerandone gli effetti in termini di prestazioni di accrescimento, escrezioni azotate e qualità dei prodotti. Il primo contributo della tesi propone l’alimentazione del Vitellone Piemontese con diete a due livelli di contenuto proteico (CP), alta proteina (HP) e bassa proteina (LP), con aggiunta o meno di 80 g/giorno di coniugati dell’acido linoleico (CLA), ovvero HP più CLA (HPrpCLA) ed LP più CLA (LPrpCLA). L’esperimento si è svolto su 48 vitelloni del peso vivo iniziale di 237 ± 24.4 kg, allevati in 12 box suddivisi equamente nell’uso delle 4 diete sperimentali (ogni dieta alimentava 3 box). Gli animali sono stati macellati al peso vivo di 668 ± 56.2 kg dopo 332 giorni di alimentazione. Rispetto la dieta HP, l’uso della dieta LP ha accresciuto l’efficienza azotata (azoto ritenuto/azoto assunto) da 0.17 a 0.23 (P<0.001) rispettivamente. L’efficienza azotata è stata influenzata dall’interazione CP × rpCLA (P = 0.047), con i vitelloni alimentati con le diete rpCLA che hanno dimostrato una miglior efficienza d’uso dell’azoto rispetto agli animali alimentati con le diete non contenenti coniugati dell’acido linoleico. Ciò suggerisce come l’uso di CLA aumenti l’efficienza d’uso dell’azoto e quanto possa esserne marcato l’effetto con l’uso di diete a ridotto contenuto proteico. L’importanza di tale fatto per l’alimentazione del Vitellone Piemontese è maggiormente apprezzabile laddove l’uso di nitrati per unità di superficie agricola sia contingentato dalla legislazione: l’uso della dieta LP senza o con aggiunta di CLA piò aumentare il peso vivo allevabile per ettaro dal 31 al 43% rispettivamente. Nel secondo contributo ci si propone di testare l’abbassamento del tenore proteico e del contenuto di aminoacidi (A.A.) essenziali rispetto al convenzionale, nell’alimentazione del suino pesante, verificandone gli effetti sulle prestazione di accrescimento e sul livello di escrezione azotata. Si sono usate 4 diete isoenergetiche a livello decrescente di proteina (convenzionale: CONV; prteina medio-alta: MHP; protein medio-bassa: MLP; bassa proteina: LP) nelle quail la soia è stata sostituita da farina di cereali. Si sono eseguiti 3 cicli di ingrasso di 80 animali ciascuno, per un totale di 240 suini allevati; gli animali sono stati allevati in 8 box ogni ciclo, suddivisi in 10 individui per box e alimentati in modo che le diete fossero ripartite equamente (la stessa dieta ogni 2 box). L’alimentazione è stata razionata second un piano alimentare di tipo industrial, passando da 2.4 kg/giorno ad inizio prova (P.V. 92 ± 10 kg) a 3.2 kg/giorno a fine prova (P.V. 167 ± 10); Lo spessore di grasso dorsale ha dato valori medi più elevati nelle diete MLP ed LP rispetto la dieta convenzionale; Il trattamento alimentare ha influenzato il tenore di escrezione azotata, che è decresciuta del 10, 20 e 24% nelle diete MHP, MLP ed LP, rispettivamente, rispetto la dieta CONV. I risultati ottenuti portano a concludere che l’uso di bassi tenori di proteina ed A.A. nell’alimentazione del suino pesante sia una strada perseguibile, senza conseguenze negative sulle prestazioni di accrescimento e sull’efficienza alimentare; tale strategia porta oltretutto ad un abbattimento dei costi alimentari e ad una diminuzione dell’escrezione azotata, aumentando di conseguenza il numero potenziale di individui allevabili per ettaro di superficie coltivata. Il terzo contributo si propone di testare l’abbassamento del tenore proteico e del contenuto di aminoacidi (A.A.) essenziali rispetto al convenzionale, nell’alimentazione del suino pesante, verificandone gli effetti sui parametri della carcassa e sulla qualità del prosciutto. L’esperimento è la naturale prosecuzione della prova descritta nel secondo contributo prendendo in considerazione la sola fase post-mortem. Gli animali sono stati macellati tutti nello stesso giorno in un macello industriale, ad un età di 286 ± 1.9 giorni e la carcassa è stata sezionata nei consueti tagli commerciali. Dopo 24 ore di refrigerazione i prosciutti sino stati rifilati ed il giorno seguente inviati ad un prosciuttificio per essere avviati a stagionatura, il tutto secondo le procedure previste dal disciplinare DOP del Prosciutto di San Daniele. Per ottenere il prosciutto crudo DOP San Daniele le cosce hanno subito una fase di salagione (16 ± 1 giorni), una fase di riposo (98 ± 5 giorni) ed infine una fase di stagionatura (239 ± 24 giorni). Non si ha avuto alcun effetto significativo del trattamento alimentare sul peso dei tagli magri, mentre rispetto la dieta convenzionale, la dieta contenente meno proteina ha influenzato il dato dei tagli grassi, che in rapporto alla carcassa è passato da 0.238 a 0.244. La riduzione del contenutoproteico nella dieta ha portato ad un aumento del grasso di copertura delle cosce portandolo da 20.4 a 23.3 mm ed ha ridotto la perdita in peso percentuale durante la stagionatura del prosciutto da 0.285 a 0.275. I risultati di questo esperimento indicano che l’abbassamento del tenore di proteina nella dieta del suino pesante fino a 108 g CP/kg di mangime nella fase di finissaggio, non provoca effetti negative sulle performance di accrescimento e migliora le caratteristiche qualitative del prosciutto in stagionatura; ciò va a sommarsi ai risultati ottenuti e descritti nel secondo contributo. Dai risultati ottenuti in questa tesi si conclude come l’uso di diete a basso tenore proteico sia una strategia valida e funzionale all’allevamento del Vitellone Piemontese e del Suino Pesante, portando benefici sotto il profilo tecnico, ambientale e nella sostenibilità economica del comparto industriale. Si osserva come per entrambe le specie prese in considerazione, l’alimentazione possa vedere la sostituzione della soia, rimpiazzandola con fonti non proteiche
Strategies for reducing nitrogen excretion from farm animals: use of rations with low protein content
DALLA MONTA', GIORGIO
2013
Abstract
L’aumento dei costi delle fonti proteiche e l’avvento in Europa della Direttiva Nitrati (91/676/EEC) hanno portato le tecniche di allevamento verso il contenimento dell’azoto contenuto nell’alimentazione animale, visto che l’uso di diete a ridotto tenore di proteina è considerata una delle migliori strategie per abbattere il contenuto di nitrati nelle deiezioni animali. Questa tesi si propone di studiare l’effetto dell’uso di diete a ridotto contenuto di proteina nell’alimentazione del Vitellone Piemontese e nel suino pesante, considerandone gli effetti in termini di prestazioni di accrescimento, escrezioni azotate e qualità dei prodotti. Il primo contributo della tesi propone l’alimentazione del Vitellone Piemontese con diete a due livelli di contenuto proteico (CP), alta proteina (HP) e bassa proteina (LP), con aggiunta o meno di 80 g/giorno di coniugati dell’acido linoleico (CLA), ovvero HP più CLA (HPrpCLA) ed LP più CLA (LPrpCLA). L’esperimento si è svolto su 48 vitelloni del peso vivo iniziale di 237 ± 24.4 kg, allevati in 12 box suddivisi equamente nell’uso delle 4 diete sperimentali (ogni dieta alimentava 3 box). Gli animali sono stati macellati al peso vivo di 668 ± 56.2 kg dopo 332 giorni di alimentazione. Rispetto la dieta HP, l’uso della dieta LP ha accresciuto l’efficienza azotata (azoto ritenuto/azoto assunto) da 0.17 a 0.23 (P<0.001) rispettivamente. L’efficienza azotata è stata influenzata dall’interazione CP × rpCLA (P = 0.047), con i vitelloni alimentati con le diete rpCLA che hanno dimostrato una miglior efficienza d’uso dell’azoto rispetto agli animali alimentati con le diete non contenenti coniugati dell’acido linoleico. Ciò suggerisce come l’uso di CLA aumenti l’efficienza d’uso dell’azoto e quanto possa esserne marcato l’effetto con l’uso di diete a ridotto contenuto proteico. L’importanza di tale fatto per l’alimentazione del Vitellone Piemontese è maggiormente apprezzabile laddove l’uso di nitrati per unità di superficie agricola sia contingentato dalla legislazione: l’uso della dieta LP senza o con aggiunta di CLA piò aumentare il peso vivo allevabile per ettaro dal 31 al 43% rispettivamente. Nel secondo contributo ci si propone di testare l’abbassamento del tenore proteico e del contenuto di aminoacidi (A.A.) essenziali rispetto al convenzionale, nell’alimentazione del suino pesante, verificandone gli effetti sulle prestazione di accrescimento e sul livello di escrezione azotata. Si sono usate 4 diete isoenergetiche a livello decrescente di proteina (convenzionale: CONV; prteina medio-alta: MHP; protein medio-bassa: MLP; bassa proteina: LP) nelle quail la soia è stata sostituita da farina di cereali. Si sono eseguiti 3 cicli di ingrasso di 80 animali ciascuno, per un totale di 240 suini allevati; gli animali sono stati allevati in 8 box ogni ciclo, suddivisi in 10 individui per box e alimentati in modo che le diete fossero ripartite equamente (la stessa dieta ogni 2 box). L’alimentazione è stata razionata second un piano alimentare di tipo industrial, passando da 2.4 kg/giorno ad inizio prova (P.V. 92 ± 10 kg) a 3.2 kg/giorno a fine prova (P.V. 167 ± 10); Lo spessore di grasso dorsale ha dato valori medi più elevati nelle diete MLP ed LP rispetto la dieta convenzionale; Il trattamento alimentare ha influenzato il tenore di escrezione azotata, che è decresciuta del 10, 20 e 24% nelle diete MHP, MLP ed LP, rispettivamente, rispetto la dieta CONV. I risultati ottenuti portano a concludere che l’uso di bassi tenori di proteina ed A.A. nell’alimentazione del suino pesante sia una strada perseguibile, senza conseguenze negative sulle prestazioni di accrescimento e sull’efficienza alimentare; tale strategia porta oltretutto ad un abbattimento dei costi alimentari e ad una diminuzione dell’escrezione azotata, aumentando di conseguenza il numero potenziale di individui allevabili per ettaro di superficie coltivata. Il terzo contributo si propone di testare l’abbassamento del tenore proteico e del contenuto di aminoacidi (A.A.) essenziali rispetto al convenzionale, nell’alimentazione del suino pesante, verificandone gli effetti sui parametri della carcassa e sulla qualità del prosciutto. L’esperimento è la naturale prosecuzione della prova descritta nel secondo contributo prendendo in considerazione la sola fase post-mortem. Gli animali sono stati macellati tutti nello stesso giorno in un macello industriale, ad un età di 286 ± 1.9 giorni e la carcassa è stata sezionata nei consueti tagli commerciali. Dopo 24 ore di refrigerazione i prosciutti sino stati rifilati ed il giorno seguente inviati ad un prosciuttificio per essere avviati a stagionatura, il tutto secondo le procedure previste dal disciplinare DOP del Prosciutto di San Daniele. Per ottenere il prosciutto crudo DOP San Daniele le cosce hanno subito una fase di salagione (16 ± 1 giorni), una fase di riposo (98 ± 5 giorni) ed infine una fase di stagionatura (239 ± 24 giorni). Non si ha avuto alcun effetto significativo del trattamento alimentare sul peso dei tagli magri, mentre rispetto la dieta convenzionale, la dieta contenente meno proteina ha influenzato il dato dei tagli grassi, che in rapporto alla carcassa è passato da 0.238 a 0.244. La riduzione del contenutoproteico nella dieta ha portato ad un aumento del grasso di copertura delle cosce portandolo da 20.4 a 23.3 mm ed ha ridotto la perdita in peso percentuale durante la stagionatura del prosciutto da 0.285 a 0.275. I risultati di questo esperimento indicano che l’abbassamento del tenore di proteina nella dieta del suino pesante fino a 108 g CP/kg di mangime nella fase di finissaggio, non provoca effetti negative sulle performance di accrescimento e migliora le caratteristiche qualitative del prosciutto in stagionatura; ciò va a sommarsi ai risultati ottenuti e descritti nel secondo contributo. Dai risultati ottenuti in questa tesi si conclude come l’uso di diete a basso tenore proteico sia una strategia valida e funzionale all’allevamento del Vitellone Piemontese e del Suino Pesante, portando benefici sotto il profilo tecnico, ambientale e nella sostenibilità economica del comparto industriale. Si osserva come per entrambe le specie prese in considerazione, l’alimentazione possa vedere la sostituzione della soia, rimpiazzandola con fonti non proteicheFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/94767
URN:NBN:IT:UNIPD-94767