Il profilo di Micheal Baxandall (1933-2008) tratteggiato nella tesi mette in risalto due caratteri salienti dell'opera dello storico e critico d'arte inglese: l'importanza conferita alla dimensione visiva delle opere d'arte e la prolungata riflessione sulle possibilità metodologiche della critica. Entrambi gli aspetti sono riassunti nel titolo della tesi. «Interessi visivi» descrive l'approccio dello studioso alle arti visive, approccio che è guidato dall'esigenza di un contatto diretto e costante con l'opera, volto a coglierne la rilevanza da un punto di vista esperienziale. «Strumenti della critica» definisce invece l'impostazione data da Baxandall alla riflessione metodologica: rifiutando il dibattito teorico, egli si concentra sulle fondamenta operative della disciplina storico-critica, ravvisate nei concetti e soprattutto nel linguaggio con cui la critica verbalizza le proprietà visive delle opere d'arte. Tali tratti emergono con forza dall'analisi delle carte conservate nell'archivio Baxandall, The Papers of Micheal Baxandall (depositate presso il Department of Manuscripts and University Archives della University Library di Cambridge), che costituiscono i materiali di base della ricerca. La tesi nasce infatti dall'interesse per il fondo, nato da un lascito che si è accresciuto dal 2009 al 2013 fino a raggiungere l'estensione di 134 faldoni e cartelle, organizzate in otto serie tematiche: (MS Add. 9843/1) Biographical; (MS Add. 9843/2) Appointments and Roles; (MS Add. 9843/3) Personal Correspondence; (MS Add. 9843/4) Lecture & Symposium Invitations; (MS Add. 9843/5) Lectures; (MS Add. 9843/6) Conferences and Symposiums; (MS Add. 9843/7) Publications; (MS Add. 9843/8) Research notes. La ricerca ha impresso un nuovo ordinamento cronologico alle carte, precedentemente estratte dalle cartelle o faldoni di appartenenza e raggruppate in 'corpi scrittorii'. Tale riorganizzazione è avvenuta nella cornice di una prima griglia cronologica ricostruita a partire dalle fonti memorialistiche e autobiografiche (il libro di memorie e le quattro interviste rispettivamente del 1994, 1998, 1999, 2008) e dalla progressione cronologica del corpus baxandalliano. Le carte sono entrate così 'in dialogo' con gli scritti editi, aprendo squarci su aspetti meno noti dell'attività dello studioso e riguardanti principalmente le lezioni universitarie, le conferenze, le bozze per pubblicazioni e gli appunti di lettura. Dall'ordinamento dei materiali di ricerca sono emerse tre cesure che hanno consentito di scandire l'attività di Baxandall in quattro momenti, caratterizzati dalla prevalenza di alcuni temi e/o metodologie di indagine: il passaggio dalla formazione critico-letteraria alla storia dell'arte (Capitolo 1 - 1951-1958); le prime ricerche al Warburg Institute (Capitolo 2 - 1959-1971); la comparsa di pubblicazioni di taglio prevalentemente storico-culturale, caratterizzate da un legame diretto con la concomitante attività didattica (Capitolo 3 - 1972-1985); il trasferimento a Berkeley e la nuova accentuata attenzione che, parallelamente, viene dedicata al tema della percezione visiva (Capitolo 4 - 1986-2006). Il primo capitolo è dominato dalla riflessione sui limiti e sulle possibilità della storia e critica d'arte in rapporto alla formazione letteraria. Si ricostruisce il percorso che dal Downing College di Cambridge (1951-1954) conduce Baxandall, attraverso il soggiorno italiano, all'Università di Monaco (1957-1958), percorso che coincide con la transizione alle arti visive. Il secondo capitolo segue lo studioso negli anni delle ricerche svolte al Warburg Institute in qualità di junior fellow (1959-1961), le quali conducono alle prime proposte edite. L'approccio alla storia dell'arte, in questa fase, è mediato dal paradigma dei 'linguaggi visivi'. Il terzo capitolo, dedicato all'attività degli anni Settanta e primi anni Ottanta (1972-1985), ha come denominatore la storia sociale e culturale dell'arte, considerata sia dal punto di vista della ricerca storica che della riflessione metodologica. In questo caso i materiali d'archivio hanno consentito affondi sull'attività didattica da cui sono emersi importanti aspetti relativi al tema della 'cultura visiva' e alla metodologia storiografica. Il quarto capitolo, infine, mette in luce l'importanza dello studio della percezione visiva per la critica d'arte e per la didattica a partire dal trasferimento di Baxandall a Berkeley (1986-2006). Si analizzano gli ultimi 'interessi visivi' dell'autore, incentrati sul tema dell'attenzione e dei suoi risvolti psicologici, interessi che si snodano parallelamente sul versante della letteratura settecentesca sulla percezione e delle moderne scienze cognitive.
"Interessi visivi" e strumenti della critica: Carte d'archivio per un profilo di Michael Baxandall
PELLICELLI, LAURA
2016
Abstract
Il profilo di Micheal Baxandall (1933-2008) tratteggiato nella tesi mette in risalto due caratteri salienti dell'opera dello storico e critico d'arte inglese: l'importanza conferita alla dimensione visiva delle opere d'arte e la prolungata riflessione sulle possibilità metodologiche della critica. Entrambi gli aspetti sono riassunti nel titolo della tesi. «Interessi visivi» descrive l'approccio dello studioso alle arti visive, approccio che è guidato dall'esigenza di un contatto diretto e costante con l'opera, volto a coglierne la rilevanza da un punto di vista esperienziale. «Strumenti della critica» definisce invece l'impostazione data da Baxandall alla riflessione metodologica: rifiutando il dibattito teorico, egli si concentra sulle fondamenta operative della disciplina storico-critica, ravvisate nei concetti e soprattutto nel linguaggio con cui la critica verbalizza le proprietà visive delle opere d'arte. Tali tratti emergono con forza dall'analisi delle carte conservate nell'archivio Baxandall, The Papers of Micheal Baxandall (depositate presso il Department of Manuscripts and University Archives della University Library di Cambridge), che costituiscono i materiali di base della ricerca. La tesi nasce infatti dall'interesse per il fondo, nato da un lascito che si è accresciuto dal 2009 al 2013 fino a raggiungere l'estensione di 134 faldoni e cartelle, organizzate in otto serie tematiche: (MS Add. 9843/1) Biographical; (MS Add. 9843/2) Appointments and Roles; (MS Add. 9843/3) Personal Correspondence; (MS Add. 9843/4) Lecture & Symposium Invitations; (MS Add. 9843/5) Lectures; (MS Add. 9843/6) Conferences and Symposiums; (MS Add. 9843/7) Publications; (MS Add. 9843/8) Research notes. La ricerca ha impresso un nuovo ordinamento cronologico alle carte, precedentemente estratte dalle cartelle o faldoni di appartenenza e raggruppate in 'corpi scrittorii'. Tale riorganizzazione è avvenuta nella cornice di una prima griglia cronologica ricostruita a partire dalle fonti memorialistiche e autobiografiche (il libro di memorie e le quattro interviste rispettivamente del 1994, 1998, 1999, 2008) e dalla progressione cronologica del corpus baxandalliano. Le carte sono entrate così 'in dialogo' con gli scritti editi, aprendo squarci su aspetti meno noti dell'attività dello studioso e riguardanti principalmente le lezioni universitarie, le conferenze, le bozze per pubblicazioni e gli appunti di lettura. Dall'ordinamento dei materiali di ricerca sono emerse tre cesure che hanno consentito di scandire l'attività di Baxandall in quattro momenti, caratterizzati dalla prevalenza di alcuni temi e/o metodologie di indagine: il passaggio dalla formazione critico-letteraria alla storia dell'arte (Capitolo 1 - 1951-1958); le prime ricerche al Warburg Institute (Capitolo 2 - 1959-1971); la comparsa di pubblicazioni di taglio prevalentemente storico-culturale, caratterizzate da un legame diretto con la concomitante attività didattica (Capitolo 3 - 1972-1985); il trasferimento a Berkeley e la nuova accentuata attenzione che, parallelamente, viene dedicata al tema della percezione visiva (Capitolo 4 - 1986-2006). Il primo capitolo è dominato dalla riflessione sui limiti e sulle possibilità della storia e critica d'arte in rapporto alla formazione letteraria. Si ricostruisce il percorso che dal Downing College di Cambridge (1951-1954) conduce Baxandall, attraverso il soggiorno italiano, all'Università di Monaco (1957-1958), percorso che coincide con la transizione alle arti visive. Il secondo capitolo segue lo studioso negli anni delle ricerche svolte al Warburg Institute in qualità di junior fellow (1959-1961), le quali conducono alle prime proposte edite. L'approccio alla storia dell'arte, in questa fase, è mediato dal paradigma dei 'linguaggi visivi'. Il terzo capitolo, dedicato all'attività degli anni Settanta e primi anni Ottanta (1972-1985), ha come denominatore la storia sociale e culturale dell'arte, considerata sia dal punto di vista della ricerca storica che della riflessione metodologica. In questo caso i materiali d'archivio hanno consentito affondi sull'attività didattica da cui sono emersi importanti aspetti relativi al tema della 'cultura visiva' e alla metodologia storiografica. Il quarto capitolo, infine, mette in luce l'importanza dello studio della percezione visiva per la critica d'arte e per la didattica a partire dal trasferimento di Baxandall a Berkeley (1986-2006). Si analizzano gli ultimi 'interessi visivi' dell'autore, incentrati sul tema dell'attenzione e dei suoi risvolti psicologici, interessi che si snodano parallelamente sul versante della letteratura settecentesca sulla percezione e delle moderne scienze cognitive.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/94810
URN:NBN:IT:UNIPD-94810