Questa tesi è composta di tre capitoli su argomenti di economica teorica e teoria applicata. Il primo capitolo analizza l’esistenza e l’implementazione di una regola per la divisione di terra, definita attraverso due proprietà: efficienza e equivalenza di pari opportunità. E’ un lavoro coautorato con Antonio Nicolò e Andrés Perea, ed è stato pubblicato in SERIEs (2011), in un numero speciale in onore di Salvador Barberà, vedi Nicolò et al. (2012). Il secondo capitolo presenta un modello di voto con citizen-candidate, con lobby su uno spazio politico multidimensionale, con argomenti salienti. Il terzo capitolo studia il comportamento strategico dei colonizzatori nell'investimento in state capacity nelle colonie di non insediamento, dando una spiegazione anche agli effetti sui risultati di conflitto civile dopo l’indipendenza. Andando più in dettaglio, nel primo capitolo cerchiamo una soluzione normativa al problema di divisione di terra, che possa essere applicata a differenti tipi di dispute, quando il negoziatore ha a disposizione informazioni molto limitate sulle preferenze degli agenti, e meccanismi di mercato non sono disponibili. La soluzione deve essere equa ed efficiente, sotto il vincolo dell’informazione limitata disponibile al negoziatore. A questo scopo pro¬poniamo il concetto di equivalenza di pari opportunità, definito da Thomson (1994). Una divisione di terra è equivalente in pari opportunità se ogni agente riceve un pezzo di terra che la rende indifferente rispetto al suo miglior pezzo di una data area µ, dove l’area del pezzo di riferimento deve essere lo stesso per entrambi gli agenti. L’esistenza di una regola per la divisione di terra, l’unicità dei livelli di utilità vengono dimostrate, insieme ad un meccanismo per implementarla, nel quale le preferenze degli agenti non sono informazione comune. Inoltre c’è un unico µ per quale la regola esiste, quindi µ non è una scelta discrezionaria del negoziatore. Il secondo capitolo è dedicato all'analisi di un modello di citizen-candidate su uno spazio politico multidimensionale con lobby, nel quale i cittadini considerano alcuni argomenti più salienti di altri. In equilibrio i gruppi di interesse che fanno lobby sui temi meno salienti riescono a muovere la politica implementata più vicino alla loro politica preferita, rispetto a gruppi che fanno lobby su argomenti più salienti. Dopo aver introdotto due tipi di cittadini, che differiscono per quanto concerne la salienza assegnata agli argomenti, troviamo equilibri pooling, nei quali i votanti non sono in grado di annullare l’effetto dell’attività di lobby sulla politica implementata. Questo è risultato è in forte contrasto con i precedenti lavori su modelli di citizen-candidate unidimensionali che predicono l’irrilevanza dell’attività di lobby sulla politica implementata, vedi Besley and Coate (2001). In una estensione del modello, ai cittadini viene data la possibilità di finanziare le lobby con donazioni monetarie per incrementare il loro potere. Con più di una lobby per argomento ci sono due risultati. Primo, sotto alcune condizioni solo le lobby più estreme ricevono contributi. Secondo, l’effettività di una lobby è massimizzata quando la salienza di un argomento è bassa nella popolazione e alta per un piccolo gruppo di cittadini. Il terzo capitolo si occupa dei determinanti dell’investimento in state capacity nelle colonie di non insediamento. I risultati di questa analisi superano i limiti del framework creato da Acemoglu et al. (2001), la cui teoria afferma solo che istituzioni estrattive sono state promosse nelle colonie di non insediamento, senza dare alcuna spiegazione alla grande eterogeneità di istituzioni in queste colonie. Circa metà delle colonie che diventarono indipendenti dopo il 1945 hanno affrontato costosi conflitti civili successivamente. Evidenze empiriche suggeriscono che l’investimento del colonizzatore in state capacity sia uno dei determinanti del conflitto civile nelle ex colonie. Una buona state capacity, nelle forme di una burocrazia efficiente, una forza di polizia che funziona, un sistema giudiziario indipendente, capacità fiscale, hanno impedito il falli¬mento dello stato e il conflitto civile, una volta che l’indipendenza fu ottenuta. Una teoria è sviluppata per studiare il comportamento strategico dei colonizzatori nello scegliere l’investimento in state capacity nella colonia. Una buona state capacity crea un aumento di produttività nell'economia coloniale, ma come effetto collaterale previene il conflitto civile in caso di indipendenza, e quindi aumenta l’incentivo della colonia di combattere per essa. I colonizza¬tori quindi scelgono il livello di investimento in state capacity comparando l’aumento di produttività con il maggiore costo militare per mantenere il potere quando la colonia punta all’indipendenza. L’investimento in state capacity in equilibrio dipende dal matching tra l’identità del colonizzatore (un colonizzatore con un impero coloniale più vasto avrà un costo militare medio più basso) e l’identità della colonia (l’aumento di produttività dipende dalla presenza di risorse naturali, distanza dal mare). Se il colonizzatore è forzato a lasciare la colonia a causa di eventi esogeni, la mancanza di state capacity, e l’inefficienza del processo di decolonizzazione, determinano la presenza o meno di conflitto civile dopo l’indipendenza.

Three essays on fair division, colonialism and lobbying

ROBERTI, PAOLO
2013

Abstract

Questa tesi è composta di tre capitoli su argomenti di economica teorica e teoria applicata. Il primo capitolo analizza l’esistenza e l’implementazione di una regola per la divisione di terra, definita attraverso due proprietà: efficienza e equivalenza di pari opportunità. E’ un lavoro coautorato con Antonio Nicolò e Andrés Perea, ed è stato pubblicato in SERIEs (2011), in un numero speciale in onore di Salvador Barberà, vedi Nicolò et al. (2012). Il secondo capitolo presenta un modello di voto con citizen-candidate, con lobby su uno spazio politico multidimensionale, con argomenti salienti. Il terzo capitolo studia il comportamento strategico dei colonizzatori nell'investimento in state capacity nelle colonie di non insediamento, dando una spiegazione anche agli effetti sui risultati di conflitto civile dopo l’indipendenza. Andando più in dettaglio, nel primo capitolo cerchiamo una soluzione normativa al problema di divisione di terra, che possa essere applicata a differenti tipi di dispute, quando il negoziatore ha a disposizione informazioni molto limitate sulle preferenze degli agenti, e meccanismi di mercato non sono disponibili. La soluzione deve essere equa ed efficiente, sotto il vincolo dell’informazione limitata disponibile al negoziatore. A questo scopo pro¬poniamo il concetto di equivalenza di pari opportunità, definito da Thomson (1994). Una divisione di terra è equivalente in pari opportunità se ogni agente riceve un pezzo di terra che la rende indifferente rispetto al suo miglior pezzo di una data area µ, dove l’area del pezzo di riferimento deve essere lo stesso per entrambi gli agenti. L’esistenza di una regola per la divisione di terra, l’unicità dei livelli di utilità vengono dimostrate, insieme ad un meccanismo per implementarla, nel quale le preferenze degli agenti non sono informazione comune. Inoltre c’è un unico µ per quale la regola esiste, quindi µ non è una scelta discrezionaria del negoziatore. Il secondo capitolo è dedicato all'analisi di un modello di citizen-candidate su uno spazio politico multidimensionale con lobby, nel quale i cittadini considerano alcuni argomenti più salienti di altri. In equilibrio i gruppi di interesse che fanno lobby sui temi meno salienti riescono a muovere la politica implementata più vicino alla loro politica preferita, rispetto a gruppi che fanno lobby su argomenti più salienti. Dopo aver introdotto due tipi di cittadini, che differiscono per quanto concerne la salienza assegnata agli argomenti, troviamo equilibri pooling, nei quali i votanti non sono in grado di annullare l’effetto dell’attività di lobby sulla politica implementata. Questo è risultato è in forte contrasto con i precedenti lavori su modelli di citizen-candidate unidimensionali che predicono l’irrilevanza dell’attività di lobby sulla politica implementata, vedi Besley and Coate (2001). In una estensione del modello, ai cittadini viene data la possibilità di finanziare le lobby con donazioni monetarie per incrementare il loro potere. Con più di una lobby per argomento ci sono due risultati. Primo, sotto alcune condizioni solo le lobby più estreme ricevono contributi. Secondo, l’effettività di una lobby è massimizzata quando la salienza di un argomento è bassa nella popolazione e alta per un piccolo gruppo di cittadini. Il terzo capitolo si occupa dei determinanti dell’investimento in state capacity nelle colonie di non insediamento. I risultati di questa analisi superano i limiti del framework creato da Acemoglu et al. (2001), la cui teoria afferma solo che istituzioni estrattive sono state promosse nelle colonie di non insediamento, senza dare alcuna spiegazione alla grande eterogeneità di istituzioni in queste colonie. Circa metà delle colonie che diventarono indipendenti dopo il 1945 hanno affrontato costosi conflitti civili successivamente. Evidenze empiriche suggeriscono che l’investimento del colonizzatore in state capacity sia uno dei determinanti del conflitto civile nelle ex colonie. Una buona state capacity, nelle forme di una burocrazia efficiente, una forza di polizia che funziona, un sistema giudiziario indipendente, capacità fiscale, hanno impedito il falli¬mento dello stato e il conflitto civile, una volta che l’indipendenza fu ottenuta. Una teoria è sviluppata per studiare il comportamento strategico dei colonizzatori nello scegliere l’investimento in state capacity nella colonia. Una buona state capacity crea un aumento di produttività nell'economia coloniale, ma come effetto collaterale previene il conflitto civile in caso di indipendenza, e quindi aumenta l’incentivo della colonia di combattere per essa. I colonizza¬tori quindi scelgono il livello di investimento in state capacity comparando l’aumento di produttività con il maggiore costo militare per mantenere il potere quando la colonia punta all’indipendenza. L’investimento in state capacity in equilibrio dipende dal matching tra l’identità del colonizzatore (un colonizzatore con un impero coloniale più vasto avrà un costo militare medio più basso) e l’identità della colonia (l’aumento di produttività dipende dalla presenza di risorse naturali, distanza dal mare). Se il colonizzatore è forzato a lasciare la colonia a causa di eventi esogeni, la mancanza di state capacity, e l’inefficienza del processo di decolonizzazione, determinano la presenza o meno di conflitto civile dopo l’indipendenza.
31-lug-2013
Inglese
Fair Division, Land division, Political Economy, Voting, Lobbying, Colonialism, institutions, Game theory
NICOLO', ANTONIO
BRUNELLO, GIORGIO
Università degli studi di Padova
76
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/94869
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-94869