Obiettivo del presente lavoro è quello di valutare la rilevanza delle determinanti di restrizione intervenute dal lato dell’offerta di credito al fine di verificare quali siano i maggiori fattori che ne hanno causato la restrizione. Nello specifico, la research question, una volta definita la tipologia di contrazione manifestatasi (credit crunch o credit selection), tenta di dare una risposta circa la rilevanza dei fattori di restrizione intervenuti dal lato dell’offerta di credito, nonché l’efficacia/efficienza delle scelte effettuate dagli intermediari bancari. Nel confronto con le altre realtà europee ed internazionali, l’industria finanziaria nazionale si è dimostrata maggiormente resistente rispetto ai contraccolpi provenienti dalla crisi finanziaria: il XV Rapporto della Fondazione Rosselli (2010) attribuisce tale “successo” alla combinazione di due fattori fortemente presenti nel sistema bancario domestico, vale a dire la flessibilità delle tecnologie di credito e la diversità delle imprese bancarie. Ciò non toglie, però, il verificarsi di fenomeni di contrazione creditizia, seppur fisiologica, in seguito a periodi di espansione della politica creditizia e/o conseguentemente a periodi di forte tensione economica e finanziaria: la flessione del credito, nel contesto italiano, è associabile alla manifestazione congiunta di entrambi i fattori. In ogni caso, però, in un’ottica di sostanziale restringimento, non è possibile parlare di negazione o esclusione dal credito di soggetti che prima ne avevano accesso, ossia di razionamento del credito a soggetti meritevoli. Appare plausibile, dunque, investigare circa la dinamica che il credito ha assunto in seguito al manifestarsi di fenomeni di contrazione e chiedersi: qual è stata la differenza comportamentale degli intermediari bancari presenti su mercato nella selezione delle imprese alle quali erogare credito? Tale selezione è stata efficace in termini di assunzione e monitoraggio del rischio per gli intermediari? La riduzione di offerta di credito da parte dei gruppi maggiori è stata pienamente controbilanciata dalle banche minori sia in termini di quantità che in termini di qualità di credito? È indubbia la dicotomia esistente, con riferimento ai criteri di selezione per la concessione di credito, tra le banche che utilizzano il modello Originate to distribute e banche che invece sono maggiormente orientate al modello Originate to hold. Il modello Originate to hold (letteralmente origina e trattieni) si basa su metodologie di erogazione del credito ancorate alla gestione dell’attivo e del passivo che prevede il trattenimento in bilancio del credito di famiglie e imprese; per la banca, quindi, c’è un forte incentivo allo screening, nel momento della selezione nell’erogazione, ed al monitoring successivo. La gestione del rischio è legata al rapporto banca-cliente sia ex ante che ex post, vale a dire che l’erogazione del credito risulta legata alla conoscenza del cliente, per cui la banca baserà la sua valutazione sia prendendo a riferimento i risultati dell’elaborazione di hard information, sia di soft information. Tali tipi di relazioni sono spesso associate a strutture bancarie di minori dimensioni, che hanno un radicamento sul territorio e che hanno una più stretta relazione con la clientela conoscendone anche l’excursus storico. Nel modello Originate to distribute (letteralmente origina e distribuisci), invece, vengono meno gli incentivi che contribuiscono al corretto funzionamento dell’erogazione e gestione del credito, poiché la filosofia di base prevede l’utilizzo della cartolarizzazione per lo smobilizzo di crediti non trasferibili. Così, viene meno l’incentivo della banca sia allo screening che al monitoring: gli strumenti di credito cambiano morfologia, passando da prodotti ritagliati sul profilo del cliente a prodotti standardizzati. Attraverso l’utilizzo di questo modello, viene meno anche, l’esigenza di un contatto con il cliente portando la banca ad effettuare valutazioni solo attraverso l’elaborazione di hard information. Tali tipi di relazioni sono spesso associate a strutture bancarie maggiori e ai gruppi. Risulta allora nodale la relazione esistente tra banca e cliente per verificare e spiegare in quale misura si possa essere verificato un “flight to small” cioè una migrazione di tutti quei clienti che non hanno visto soddisfatta la propria richiesta di credito dalle grandi banche per differenti motivazioni, ed è ancora più interessante identificare quale tipologia di clientela può aver messo in atto tale tipo di “strategia” atta ad ottenere il credito necessario. Per contro è necessario tenere sempre a mente che le politiche di offerta di credito vedono distinguersi gli intermediari in relazione ai diversi vincoli che sono loro imposti quali, tra gli altri, robustezza patrimoniale, mitigazione del rischio di portafoglio, struttura dell’attivo e del passivo patrimoniale; per cui a parità di scadimento della qualità del credito o peggioramento del merito creditizio dei clienti, quali sono state le motivazioni che hanno spinto le banche minori ad erogare credito a tali soggetti? Tali quesiti sono posti al fine di modellizzare e definire qualitativamente le interrelazioni esistenti tra le politiche economiche, le politiche relazionali, le politiche di bilancio e la quantità di credito offerto; inoltre, si cerca di identificare, quali possano essere le azioni da intraprendere per: evitare che i clienti non soddisfatti e più rischiosi gravino sui bilanci delle banche di minore dimensione; mitigare gli effetti della contrazione creditizia al momento del suo manifestarsi.
LA CONTRAZIONE DEL CREDITO DURANTE LA CRISI FINANZIARIA: CREDIT CRUNCH O CREDIT SELECTION? UNA DISAMINA SULL’ANDAMENTO DEL CREDITO BANCARIO ITALIANO TRA FRAMEWORK NORMATIVO E CRISI FINANZIARIA. DOI:10805/2158
LEO, SABRINA
2011
Abstract
Obiettivo del presente lavoro è quello di valutare la rilevanza delle determinanti di restrizione intervenute dal lato dell’offerta di credito al fine di verificare quali siano i maggiori fattori che ne hanno causato la restrizione. Nello specifico, la research question, una volta definita la tipologia di contrazione manifestatasi (credit crunch o credit selection), tenta di dare una risposta circa la rilevanza dei fattori di restrizione intervenuti dal lato dell’offerta di credito, nonché l’efficacia/efficienza delle scelte effettuate dagli intermediari bancari. Nel confronto con le altre realtà europee ed internazionali, l’industria finanziaria nazionale si è dimostrata maggiormente resistente rispetto ai contraccolpi provenienti dalla crisi finanziaria: il XV Rapporto della Fondazione Rosselli (2010) attribuisce tale “successo” alla combinazione di due fattori fortemente presenti nel sistema bancario domestico, vale a dire la flessibilità delle tecnologie di credito e la diversità delle imprese bancarie. Ciò non toglie, però, il verificarsi di fenomeni di contrazione creditizia, seppur fisiologica, in seguito a periodi di espansione della politica creditizia e/o conseguentemente a periodi di forte tensione economica e finanziaria: la flessione del credito, nel contesto italiano, è associabile alla manifestazione congiunta di entrambi i fattori. In ogni caso, però, in un’ottica di sostanziale restringimento, non è possibile parlare di negazione o esclusione dal credito di soggetti che prima ne avevano accesso, ossia di razionamento del credito a soggetti meritevoli. Appare plausibile, dunque, investigare circa la dinamica che il credito ha assunto in seguito al manifestarsi di fenomeni di contrazione e chiedersi: qual è stata la differenza comportamentale degli intermediari bancari presenti su mercato nella selezione delle imprese alle quali erogare credito? Tale selezione è stata efficace in termini di assunzione e monitoraggio del rischio per gli intermediari? La riduzione di offerta di credito da parte dei gruppi maggiori è stata pienamente controbilanciata dalle banche minori sia in termini di quantità che in termini di qualità di credito? È indubbia la dicotomia esistente, con riferimento ai criteri di selezione per la concessione di credito, tra le banche che utilizzano il modello Originate to distribute e banche che invece sono maggiormente orientate al modello Originate to hold. Il modello Originate to hold (letteralmente origina e trattieni) si basa su metodologie di erogazione del credito ancorate alla gestione dell’attivo e del passivo che prevede il trattenimento in bilancio del credito di famiglie e imprese; per la banca, quindi, c’è un forte incentivo allo screening, nel momento della selezione nell’erogazione, ed al monitoring successivo. La gestione del rischio è legata al rapporto banca-cliente sia ex ante che ex post, vale a dire che l’erogazione del credito risulta legata alla conoscenza del cliente, per cui la banca baserà la sua valutazione sia prendendo a riferimento i risultati dell’elaborazione di hard information, sia di soft information. Tali tipi di relazioni sono spesso associate a strutture bancarie di minori dimensioni, che hanno un radicamento sul territorio e che hanno una più stretta relazione con la clientela conoscendone anche l’excursus storico. Nel modello Originate to distribute (letteralmente origina e distribuisci), invece, vengono meno gli incentivi che contribuiscono al corretto funzionamento dell’erogazione e gestione del credito, poiché la filosofia di base prevede l’utilizzo della cartolarizzazione per lo smobilizzo di crediti non trasferibili. Così, viene meno l’incentivo della banca sia allo screening che al monitoring: gli strumenti di credito cambiano morfologia, passando da prodotti ritagliati sul profilo del cliente a prodotti standardizzati. Attraverso l’utilizzo di questo modello, viene meno anche, l’esigenza di un contatto con il cliente portando la banca ad effettuare valutazioni solo attraverso l’elaborazione di hard information. Tali tipi di relazioni sono spesso associate a strutture bancarie maggiori e ai gruppi. Risulta allora nodale la relazione esistente tra banca e cliente per verificare e spiegare in quale misura si possa essere verificato un “flight to small” cioè una migrazione di tutti quei clienti che non hanno visto soddisfatta la propria richiesta di credito dalle grandi banche per differenti motivazioni, ed è ancora più interessante identificare quale tipologia di clientela può aver messo in atto tale tipo di “strategia” atta ad ottenere il credito necessario. Per contro è necessario tenere sempre a mente che le politiche di offerta di credito vedono distinguersi gli intermediari in relazione ai diversi vincoli che sono loro imposti quali, tra gli altri, robustezza patrimoniale, mitigazione del rischio di portafoglio, struttura dell’attivo e del passivo patrimoniale; per cui a parità di scadimento della qualità del credito o peggioramento del merito creditizio dei clienti, quali sono state le motivazioni che hanno spinto le banche minori ad erogare credito a tali soggetti? Tali quesiti sono posti al fine di modellizzare e definire qualitativamente le interrelazioni esistenti tra le politiche economiche, le politiche relazionali, le politiche di bilancio e la quantità di credito offerto; inoltre, si cerca di identificare, quali possano essere le azioni da intraprendere per: evitare che i clienti non soddisfatti e più rischiosi gravino sui bilanci delle banche di minore dimensione; mitigare gli effetti della contrazione creditizia al momento del suo manifestarsi.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/95805
URN:NBN:IT:UNIROMA1-95805