La tesi consiste in una ricostruzione storico-teoretica dello sviluppo del concetto di senso in Edmund Husserl, con l'obiettivo di farne emergere la centralità per la definizione dell’idea di filosofia trascendentale. Si assume come filo conduttore l’interpretazione di Gilles Deleuze il quale, in Logique du sens, definisce la «scoperta del senso» come caratteristica distintiva della filosofia trascendentale. A partire da questa chiave di lettura, l’originalità del lavoro si configura nei termini di una presa di distanza dalla «detrascentalizzazione» (English) della fenomenologia proposta da numerosi allievi ed interpreti di Husserl. La ricerca mira quindi alla riaffermazione del carattere necessariamente trascendentale del pensiero di Husserl e individua nel concetto di senso il punto archimedico su cui poggia tale necessità. Il lavoro ripercorre lo sviluppo di questo concetto a partire dalla V Ricerca Logica per arrivare ad Ideen I (1913). Lungo questo percorso è possibile rintracciare, sulla base di circostanziate analisi testuali, l’intrinseca connessione tra la progressiva autonomizzazione della sfera del senso e la “svolta” trascendentale operata da Husserl (databile tra il 1907 ed il 1908), che apre alla definizione della struttura della coscienza in termini di correlazione noetico-noematica. Il concetto di senso esprime il tentativo di pensare il carattere “proteiforme” del «Logos» fenomenologico (Ms. B III 12 VIII), come dimensione irriducibile tanto al versante puramente logico-semantico della Bedeutung, quanto alla dimensione della Wahrnehmung ordinaria. Nel primo capitolo, viene dunque tracciata una genealogia del concetto fenomenologico di senso, mostrando come esso sorga da una fusione tra un modo intenzionalista (Brentano, Twardowski) e un modo non-intenzionalista (Bolzano, Frege) di pensare la struttura del discorso (Rede), organizzato secondo la tripartizione Vorstellung, Sinn, Gegenstand. In questo contesto, il concetto di senso mostra la sua intrinseca connessione con la definizione stessa dell’intenzionalità fenomenologica, nella misura in cui permette ad Husserl di contrapporsi tanto al rischio di una ipostatizzazione del significato, quanto a quello, opposto e complementare, di una riduzione del significato ad immagine, raffigurazione o copia psichico-coscienziale dell’oggetto. Nel secondo capitolo, viene messa in luce la “crisi metodologica” che seguì alla pubblicazione delle LU, la quale determinò una profonda ristrutturazione del concetto di datità fenomenologia e di datità immanente. Questa crisi si connette a sua volta, da un lato, ad una rinnovata problematizzazione del compito gnoseologico della fenomenologica, dall’altro, ai risultati delle analisi sulle presentificazioni intuitive (fantasia, rimemorazione) e sulla coscienzainterna del tempo del 1904/05. Questi risultati spinsero Husserl a rivedere la concezione ancora fondamentalmente psicologico-descrittiva ed empirico-scientifica dell’evidenza del dato fenomenologico e lo obbligarono quindi a superare la definizione della fenomenologia come «psicologia descrittiva», ancora valida nelle LU. Nel terzo capitolo, si mostra come l’insoddisfazione rispetto all’incompletezza della Erkenntniskritik condotta nelle LU porti Husserl a porre in termini radicali il problema del Triftigkeitsanspruch conoscitivo e ad un conseguente allargamento dell’indagine fenomenologica dalla dimensione ancora prevalentemente logico-verificazionista delle LU alla dimensione propriamente gnoseologica di una teoria differenziata delle molteplici modalità della coscienza intenzionale. In questo contesto si verifica un corrispettivo riassestamento della definizione stessa della fenomenologia, con l’introduzione dell’oggetto intenzionale (il senso come Gegenstand “als solcher” distinto dal Gegenstand schlechthin) nell’ambito dell’immanenza fenomenologica (WS 1906/07) e una conseguente ridefinizione di tale immanenza non più nei termini di una immanenza reell-coscienziale, ma di una immanenza intenzionale-trascendentale. Nel quarto capitolo, dedicato al concetto di noema e di correlazione noetico-noematica in Ideen, si ripercorre lo sviluppo della III e IV Sezione di Ideen I con l’obiettivo di mettere in luce la centralità del concetto di noema per la comprensione trascendentale della fenomenologia. Si procede inoltre ad una disamina delle principali interpretazioni di questo concetto, orientate, da un lato alla sua comprensione in termini puramente logico-analitici (Føllesdal, Smith, Mc Intyre), dal lato opposto alla sua riconduzione alla sfera percettivo-fenomenalista (Gurwitsch, Dreyfus). Su questa linea, l’appendice, su Gilles Deleuze lettore di Husserl, accenna al passaggio di Husserl al metodo della fenomenologia genetica (databile intorno al 1917/18) che viene interrogato dal punto di vista della funzione del concetto di senso oggettuale nella ricostruzione della genesi della predicazione e della costituzione delle oggettualità percettive e categoriali. La retrocessione husserliana dalla dimensione logico-formale alla dimensione geneticotrascendentale incrocia la critica di Deleuze a Kant, incentrata sulla necessità di non ricalcare le strutture trascendentali, da un lato, sulle strutture empirico-ordinarie dell’esperienza, dall’altro, sulle strutture logico-formali del giudizio predicativo.
Noema und Sinn. Logica del senso e filosofia trascendentale in Edmund Husserl. Con un'appendice su Gilles Deleuze lettore di Husserl
SETTURA, MATTEO
2017
Abstract
La tesi consiste in una ricostruzione storico-teoretica dello sviluppo del concetto di senso in Edmund Husserl, con l'obiettivo di farne emergere la centralità per la definizione dell’idea di filosofia trascendentale. Si assume come filo conduttore l’interpretazione di Gilles Deleuze il quale, in Logique du sens, definisce la «scoperta del senso» come caratteristica distintiva della filosofia trascendentale. A partire da questa chiave di lettura, l’originalità del lavoro si configura nei termini di una presa di distanza dalla «detrascentalizzazione» (English) della fenomenologia proposta da numerosi allievi ed interpreti di Husserl. La ricerca mira quindi alla riaffermazione del carattere necessariamente trascendentale del pensiero di Husserl e individua nel concetto di senso il punto archimedico su cui poggia tale necessità. Il lavoro ripercorre lo sviluppo di questo concetto a partire dalla V Ricerca Logica per arrivare ad Ideen I (1913). Lungo questo percorso è possibile rintracciare, sulla base di circostanziate analisi testuali, l’intrinseca connessione tra la progressiva autonomizzazione della sfera del senso e la “svolta” trascendentale operata da Husserl (databile tra il 1907 ed il 1908), che apre alla definizione della struttura della coscienza in termini di correlazione noetico-noematica. Il concetto di senso esprime il tentativo di pensare il carattere “proteiforme” del «Logos» fenomenologico (Ms. B III 12 VIII), come dimensione irriducibile tanto al versante puramente logico-semantico della Bedeutung, quanto alla dimensione della Wahrnehmung ordinaria. Nel primo capitolo, viene dunque tracciata una genealogia del concetto fenomenologico di senso, mostrando come esso sorga da una fusione tra un modo intenzionalista (Brentano, Twardowski) e un modo non-intenzionalista (Bolzano, Frege) di pensare la struttura del discorso (Rede), organizzato secondo la tripartizione Vorstellung, Sinn, Gegenstand. In questo contesto, il concetto di senso mostra la sua intrinseca connessione con la definizione stessa dell’intenzionalità fenomenologica, nella misura in cui permette ad Husserl di contrapporsi tanto al rischio di una ipostatizzazione del significato, quanto a quello, opposto e complementare, di una riduzione del significato ad immagine, raffigurazione o copia psichico-coscienziale dell’oggetto. Nel secondo capitolo, viene messa in luce la “crisi metodologica” che seguì alla pubblicazione delle LU, la quale determinò una profonda ristrutturazione del concetto di datità fenomenologia e di datità immanente. Questa crisi si connette a sua volta, da un lato, ad una rinnovata problematizzazione del compito gnoseologico della fenomenologica, dall’altro, ai risultati delle analisi sulle presentificazioni intuitive (fantasia, rimemorazione) e sulla coscienzainterna del tempo del 1904/05. Questi risultati spinsero Husserl a rivedere la concezione ancora fondamentalmente psicologico-descrittiva ed empirico-scientifica dell’evidenza del dato fenomenologico e lo obbligarono quindi a superare la definizione della fenomenologia come «psicologia descrittiva», ancora valida nelle LU. Nel terzo capitolo, si mostra come l’insoddisfazione rispetto all’incompletezza della Erkenntniskritik condotta nelle LU porti Husserl a porre in termini radicali il problema del Triftigkeitsanspruch conoscitivo e ad un conseguente allargamento dell’indagine fenomenologica dalla dimensione ancora prevalentemente logico-verificazionista delle LU alla dimensione propriamente gnoseologica di una teoria differenziata delle molteplici modalità della coscienza intenzionale. In questo contesto si verifica un corrispettivo riassestamento della definizione stessa della fenomenologia, con l’introduzione dell’oggetto intenzionale (il senso come Gegenstand “als solcher” distinto dal Gegenstand schlechthin) nell’ambito dell’immanenza fenomenologica (WS 1906/07) e una conseguente ridefinizione di tale immanenza non più nei termini di una immanenza reell-coscienziale, ma di una immanenza intenzionale-trascendentale. Nel quarto capitolo, dedicato al concetto di noema e di correlazione noetico-noematica in Ideen, si ripercorre lo sviluppo della III e IV Sezione di Ideen I con l’obiettivo di mettere in luce la centralità del concetto di noema per la comprensione trascendentale della fenomenologia. Si procede inoltre ad una disamina delle principali interpretazioni di questo concetto, orientate, da un lato alla sua comprensione in termini puramente logico-analitici (Føllesdal, Smith, Mc Intyre), dal lato opposto alla sua riconduzione alla sfera percettivo-fenomenalista (Gurwitsch, Dreyfus). Su questa linea, l’appendice, su Gilles Deleuze lettore di Husserl, accenna al passaggio di Husserl al metodo della fenomenologia genetica (databile intorno al 1917/18) che viene interrogato dal punto di vista della funzione del concetto di senso oggettuale nella ricostruzione della genesi della predicazione e della costituzione delle oggettualità percettive e categoriali. La retrocessione husserliana dalla dimensione logico-formale alla dimensione geneticotrascendentale incrocia la critica di Deleuze a Kant, incentrata sulla necessità di non ricalcare le strutture trascendentali, da un lato, sulle strutture empirico-ordinarie dell’esperienza, dall’altro, sulle strutture logico-formali del giudizio predicativo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
settura_matteo_tesi.pdf
accesso aperto
Dimensione
3.22 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.22 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/95906
URN:NBN:IT:UNIPD-95906