Documentare la disabilità in un particolare contesto istituzionale, archiviando e descrivendo pratiche, rappresentazioni ed esperienze di una comunità di “cura” è l’itinerario principale che seguo lungo le tre parti di questa tesi. Nella Parte I, con l'Introduzione, dopo aver mostrato la pertinenza di un approccio antropologico al tema, evidenzio le cornici teoriche che utilizzo nella descrizione dell'accadimento-disabilità (in un’ottica necessariamente trans-disciplinare), sull'onda dell'orizzonte comunicativo e discorsivo del suo farsi, situandola storicamente e promuovendo tra le righe un’attività interpretativa come forma di cittadinanza istituzionale. Nella Parte II della tesi viene descritta la dinamica del processo istituzionale di presa in carico (dal costrutto linguistico culturale su cui si basa, agli effettivi scambi corporei che avvengono dentro le stanze del Servizio Disabili) e l'organizzazione del centro diurno in quanto spazio pubblico abitato, dentro una pratica di cura socio-riabilitativa che cerco di delineare nelle sue componenti spazio-temporali e relazionali. Nella Parte III l'etnografia si muove parallela ad uno sguardo più critico che anticipa le conclusioni analitiche e propositive di questa tesi, per arrivare a proporre un salto linguistico da una concezione bio-psico-sociale della disabilità ad una sua ulteriore calibrazione culturale, che pone l’accento sul suo farsi e disfarsi in un certo luogo. Dentro i percorsi del visual activism, racconto quindi la nascita del brand “Made in Casaletto” e il suo possibile uso per muoversi tra i luoghi simbolici e reali della disabilità, come metafora visuale per ipotizzare percorsi formativi a partire dal patrimonio narrativo del Casaletto.

Made in Casaletto. Itinerari etnografici tra i “fatti” comunicativi e gli immaginari socio-sanitari locali di un Servizio Disabili della ASL

PISTONE, FRANCESCA
2017

Abstract

Documentare la disabilità in un particolare contesto istituzionale, archiviando e descrivendo pratiche, rappresentazioni ed esperienze di una comunità di “cura” è l’itinerario principale che seguo lungo le tre parti di questa tesi. Nella Parte I, con l'Introduzione, dopo aver mostrato la pertinenza di un approccio antropologico al tema, evidenzio le cornici teoriche che utilizzo nella descrizione dell'accadimento-disabilità (in un’ottica necessariamente trans-disciplinare), sull'onda dell'orizzonte comunicativo e discorsivo del suo farsi, situandola storicamente e promuovendo tra le righe un’attività interpretativa come forma di cittadinanza istituzionale. Nella Parte II della tesi viene descritta la dinamica del processo istituzionale di presa in carico (dal costrutto linguistico culturale su cui si basa, agli effettivi scambi corporei che avvengono dentro le stanze del Servizio Disabili) e l'organizzazione del centro diurno in quanto spazio pubblico abitato, dentro una pratica di cura socio-riabilitativa che cerco di delineare nelle sue componenti spazio-temporali e relazionali. Nella Parte III l'etnografia si muove parallela ad uno sguardo più critico che anticipa le conclusioni analitiche e propositive di questa tesi, per arrivare a proporre un salto linguistico da una concezione bio-psico-sociale della disabilità ad una sua ulteriore calibrazione culturale, che pone l’accento sul suo farsi e disfarsi in un certo luogo. Dentro i percorsi del visual activism, racconto quindi la nascita del brand “Made in Casaletto” e il suo possibile uso per muoversi tra i luoghi simbolici e reali della disabilità, come metafora visuale per ipotizzare percorsi formativi a partire dal patrimonio narrativo del Casaletto.
3-nov-2017
Italiano
Antropologia; Disabilità; Antropologia medica; Servizi sanitari; Inclusione sociale; Centro diurno; ASL
IUSO, ANNA MARIA
CAFFIERO, Marina
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/96004
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-96004