La struttura espositiva della tesi si compone, dunque, di due parti: una prima parte, articolata in quattro capitoli, costituisce il quadro teorico che, partendo dall’emergere del tema delle competenze, analizza gli studi internazionali sul costrutto di competenza, i principali documenti europei e quelli nazionali, scegliendo poi come contesto di indagine il modello DADA, che si presenta come un contesto particolarmente favorevole per la manifestazione e la valutazione delle competenze in ambito educativo. Il primo capitolo inizia ripercorrendo alcune tappe della pedagogia del Novecento che hanno aperto la strada al tema delle competenze, per analizzare poi «il luogo di origine del dibattito e della ricerca sulle competenze» (Meghnagi & Mora, 2018, p. 63), cioè il mondo del lavoro. Si esamina come, in questo campo, si sia affermato il tema delle competenze e come siano state interpretate, anche in termini di competenze richieste. Si considera poi la questione dello skill mismatch, cioè del disallineamento tra competenze richieste e quelle possedute. Si esamina il legame tra competenze chiave e Life-Long Learning, sia da un punto di vista internazionale espresso dall’ILO (International Labour Organization), sia europeo con le Raccomandazioni sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (Consiglio dell’Unione Europea, 2018; Parlamento europeo & Consiglio, 2006), e sia a livello nazionale, attraverso la definizione di competenza data dall’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ex-ISFOL), considerando alcuni dati nazionali sull’occupabilità. Vengono analizzati gli studi che hanno fatto della dicotomia tra competenze cognitive e non cognitive un punto di riferimento della letteratura scientifica. Il secondo capitolo si focalizza sulla definizione del concetto di competenza nel contesto educativo. A partire dal report dell’Organizzazione Mondale della Sanità, pubblicato alla fine degli anni ‘90 (WHO, 1997) in cui si definiscono la competenza psicosociale e le life skills, si passa a considerare la più recente definizione di life skills del progetto Life Skills and Citizenship Education Initiative – Middle East and North Africa (UNICEF MENA, 2017), per tratteggiare elemen-ti comuni. Si presenta il progetto DeSeCo (Definition and Selection of Competencies) dell’OCSE (Salganik et al., 1999) che può essere considerato un tentativo sistematico, a livello internazionale, di studio sul concetto di competenza, per individuare un nucleo di “competenze chiave” e una definizione condivisibile. L’ultima parte del capitolo si chiude con le definizioni di competenza utilizzate nelle indagini internazionali su larga scala e poi, a livello italiano, nelle Indicazioni Nazionali (GU, 2013a, MIUR, 2012, 2018a) che si rifanno anche alle Raccomandazioni europee sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (Consiglio dell’Unione Europea, 2018; Parlamento europeo & Consiglio, 2006). Il terzo capitolo è centrato sul tema della valutazione delle competenze, in ambito nazionale, con un affondo sulle principali riforme na-zionali che hanno visto la valutazione come protagonista. Si discutono le diverse forme della valutazione per far emergere il quadro entro cui si situa la valutazione delle competenze, in particolare della scuola secondaria di primo grado, oggetto dello studio di caso (seconda parte), e conseguentemente la loro certificazione alla fine del primo ciclo di istruzione. Il quarto capitolo, infine, descrive e contestualizza il modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), evidenziandone le caratteristiche al fine di delineare quegli elementi che fanno del DADA un contesto particolarmente fecondo per lo sviluppo e la manifestazione delle competenze, riportando i risultati principali emersi dallo studio di monitoraggio del modello condotto dalla Sapienza Università di Roma, a partire dal momento in cui è stato avviato il modello dalle scuole fondatrici. La seconda parte del lavoro è dedicata alla parte empirica della ricerca che, attraverso lo studio di caso dell’IC di Via Baccano di Roma, indaga le innovazioni introdotte dalla scuola secondaria di primo grado (DADA e iPad) considerando i cambiamenti che queste hanno portato nella scuola, sia in merito allo sviluppo e alla manifestazione delle competenze e della loro valutazione, sia in relazione alla dimensione “corale” del modello DADA che investe non solo studenti e insegnanti, ma anche le famiglie e il personale scolastico. Il primo capitolo introduce lo studio di caso con una nota teorica-metodologica su tale approccio di ricerca, delinea la scelta del “caso” e presenta gli obiettivi, le domande e la metodologia della ricerca. Il secondo capitolo descrive i risultati della ricerca, presentando i dati nella cornice diacronica in cui si è svolta: dalle osservazioni in classe in periodo pre-pandemico, alle prove di comprensione della lettura che hanno costituito una sorta di “ponte” tra periodo pre e post lockdown, all’analisi della documentazione scolastica (RAV, PdM, PTOF), al focus group e alle interviste individuali condotti online con gli insegnanti, scelti in quanto rappresentati delle materie scolastiche insegnante nella scuola secondaria di primo grado e, infine, al questionario rivolto ai genitori dell’IC di Via Baccano. Il terzo capitolo si concentra sulla discussione dei risultati attraverso la triangolazione multipla (Santos et al., 2020), cercando, tramite la triangolazione di fonti di dati e metodi, gli elementi di convergenza, complementarità e di divergenza sui temi centrali d’indagine emersi, cioè sugli aspetti legati alla manifestazione e allo sviluppo di competenze favorite dal modello DADA, sulla sperimentazione digitale, sulla valutazione e sui rapporti tra scuole e famiglie. Infine, le conclusioni riprendono le fila dei principali risultati emersi ed evidenziano limiti e prospettive future di ricerca. Tra i principali risultati figurano quelli che sono stati considerati esempi di “buone pratiche” favorite dal modello DADA e dalla sperimentazione digitale, cioè i momenti didattici che sono stati definiti come “co-insegnamento” e “co-apprendimento” ludiformi, attraversati dalla funzione formativa della valutazione, come momento di «partecipazione alle decisioni comuni» (MIUR, 2018a, p.6) tra insegnanti e studenti. La condivisione dei criteri valutativi da parte degli insegnanti, con studenti e famiglie, fa emergere non solo l’aspetto “corale” del modello DADA, ma anche l’immagine di una scuola che cresce a contatto con le famiglie, contatto che è stato particolarmente denso e multiforme durante la didattica a distanza e che ha portato alcuni insegnanti a reinterrogarsi sul proprio ruolo professionale.
Competenze e valutazione nel modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento). Le pratiche dei docenti e il punto di vista dei genitori: uno studio di caso
DE SANTIS, CRISTIANA
2022
Abstract
La struttura espositiva della tesi si compone, dunque, di due parti: una prima parte, articolata in quattro capitoli, costituisce il quadro teorico che, partendo dall’emergere del tema delle competenze, analizza gli studi internazionali sul costrutto di competenza, i principali documenti europei e quelli nazionali, scegliendo poi come contesto di indagine il modello DADA, che si presenta come un contesto particolarmente favorevole per la manifestazione e la valutazione delle competenze in ambito educativo. Il primo capitolo inizia ripercorrendo alcune tappe della pedagogia del Novecento che hanno aperto la strada al tema delle competenze, per analizzare poi «il luogo di origine del dibattito e della ricerca sulle competenze» (Meghnagi & Mora, 2018, p. 63), cioè il mondo del lavoro. Si esamina come, in questo campo, si sia affermato il tema delle competenze e come siano state interpretate, anche in termini di competenze richieste. Si considera poi la questione dello skill mismatch, cioè del disallineamento tra competenze richieste e quelle possedute. Si esamina il legame tra competenze chiave e Life-Long Learning, sia da un punto di vista internazionale espresso dall’ILO (International Labour Organization), sia europeo con le Raccomandazioni sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (Consiglio dell’Unione Europea, 2018; Parlamento europeo & Consiglio, 2006), e sia a livello nazionale, attraverso la definizione di competenza data dall’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, ex-ISFOL), considerando alcuni dati nazionali sull’occupabilità. Vengono analizzati gli studi che hanno fatto della dicotomia tra competenze cognitive e non cognitive un punto di riferimento della letteratura scientifica. Il secondo capitolo si focalizza sulla definizione del concetto di competenza nel contesto educativo. A partire dal report dell’Organizzazione Mondale della Sanità, pubblicato alla fine degli anni ‘90 (WHO, 1997) in cui si definiscono la competenza psicosociale e le life skills, si passa a considerare la più recente definizione di life skills del progetto Life Skills and Citizenship Education Initiative – Middle East and North Africa (UNICEF MENA, 2017), per tratteggiare elemen-ti comuni. Si presenta il progetto DeSeCo (Definition and Selection of Competencies) dell’OCSE (Salganik et al., 1999) che può essere considerato un tentativo sistematico, a livello internazionale, di studio sul concetto di competenza, per individuare un nucleo di “competenze chiave” e una definizione condivisibile. L’ultima parte del capitolo si chiude con le definizioni di competenza utilizzate nelle indagini internazionali su larga scala e poi, a livello italiano, nelle Indicazioni Nazionali (GU, 2013a, MIUR, 2012, 2018a) che si rifanno anche alle Raccomandazioni europee sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente (Consiglio dell’Unione Europea, 2018; Parlamento europeo & Consiglio, 2006). Il terzo capitolo è centrato sul tema della valutazione delle competenze, in ambito nazionale, con un affondo sulle principali riforme na-zionali che hanno visto la valutazione come protagonista. Si discutono le diverse forme della valutazione per far emergere il quadro entro cui si situa la valutazione delle competenze, in particolare della scuola secondaria di primo grado, oggetto dello studio di caso (seconda parte), e conseguentemente la loro certificazione alla fine del primo ciclo di istruzione. Il quarto capitolo, infine, descrive e contestualizza il modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), evidenziandone le caratteristiche al fine di delineare quegli elementi che fanno del DADA un contesto particolarmente fecondo per lo sviluppo e la manifestazione delle competenze, riportando i risultati principali emersi dallo studio di monitoraggio del modello condotto dalla Sapienza Università di Roma, a partire dal momento in cui è stato avviato il modello dalle scuole fondatrici. La seconda parte del lavoro è dedicata alla parte empirica della ricerca che, attraverso lo studio di caso dell’IC di Via Baccano di Roma, indaga le innovazioni introdotte dalla scuola secondaria di primo grado (DADA e iPad) considerando i cambiamenti che queste hanno portato nella scuola, sia in merito allo sviluppo e alla manifestazione delle competenze e della loro valutazione, sia in relazione alla dimensione “corale” del modello DADA che investe non solo studenti e insegnanti, ma anche le famiglie e il personale scolastico. Il primo capitolo introduce lo studio di caso con una nota teorica-metodologica su tale approccio di ricerca, delinea la scelta del “caso” e presenta gli obiettivi, le domande e la metodologia della ricerca. Il secondo capitolo descrive i risultati della ricerca, presentando i dati nella cornice diacronica in cui si è svolta: dalle osservazioni in classe in periodo pre-pandemico, alle prove di comprensione della lettura che hanno costituito una sorta di “ponte” tra periodo pre e post lockdown, all’analisi della documentazione scolastica (RAV, PdM, PTOF), al focus group e alle interviste individuali condotti online con gli insegnanti, scelti in quanto rappresentati delle materie scolastiche insegnante nella scuola secondaria di primo grado e, infine, al questionario rivolto ai genitori dell’IC di Via Baccano. Il terzo capitolo si concentra sulla discussione dei risultati attraverso la triangolazione multipla (Santos et al., 2020), cercando, tramite la triangolazione di fonti di dati e metodi, gli elementi di convergenza, complementarità e di divergenza sui temi centrali d’indagine emersi, cioè sugli aspetti legati alla manifestazione e allo sviluppo di competenze favorite dal modello DADA, sulla sperimentazione digitale, sulla valutazione e sui rapporti tra scuole e famiglie. Infine, le conclusioni riprendono le fila dei principali risultati emersi ed evidenziano limiti e prospettive future di ricerca. Tra i principali risultati figurano quelli che sono stati considerati esempi di “buone pratiche” favorite dal modello DADA e dalla sperimentazione digitale, cioè i momenti didattici che sono stati definiti come “co-insegnamento” e “co-apprendimento” ludiformi, attraversati dalla funzione formativa della valutazione, come momento di «partecipazione alle decisioni comuni» (MIUR, 2018a, p.6) tra insegnanti e studenti. La condivisione dei criteri valutativi da parte degli insegnanti, con studenti e famiglie, fa emergere non solo l’aspetto “corale” del modello DADA, ma anche l’immagine di una scuola che cresce a contatto con le famiglie, contatto che è stato particolarmente denso e multiforme durante la didattica a distanza e che ha portato alcuni insegnanti a reinterrogarsi sul proprio ruolo professionale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/96415
URN:NBN:IT:UNIROMA1-96415