L’immigrazione dalla nascita degli Stati-nazione e dall’imposizione delle frontiere, non è solo una questione di movimenti della popolazione, è un meccanismo complesso in cui intervengono gli Stati riceventi, le politiche di categorizzazione, le politiche di immigrazione, quelle di asilo, la gestione delle frontiere esterne (Commissione Europea, 2019), le reazioni delle società nei confronti nuovi arrivati, i Paesi di origine e gli stessi migranti (Ambrosini, 2011). Il percorso appena delucidato prende il nome di National-Building Process (Zanfrini, 2016, 7) frutto delle scelte politiche-istituzionali di ogni Paese che ne definisce le peculiarità ideologiche. Tutti gli Stati, europei e non, ad oggi, adottano una politica di contrasto delle frontiere in ragione della crescente domanda di mobilità; questa situazione ha portato alla nascita di un’economia di frontiera che ha generato meccanismi di sbarchi illegali, falsificazione dei documenti, attraversamenti marittimi, matrimoni combinati ed ingressi nei Paesi con visti turistici utilizzati con l’intento di poter sfuggire poi alla legge. Tutti questi meccanismi aumentano la complessità del fenomeno. In letteratura sono stati presi in analisi diversi fattori per studiare i flussi migratori, primo fra tutti il fattore economico (Bertolini, Pistoresi, Zaghi, 2006, 30) sulla base di studi principalmente econometrici, a seguire, il mercato del lavoro, la relazione tra i Paesi, il ricongiungimento e la regolazione politica (Commissione Europea, 2019). La regolazione politica delle migrazioni non sembra essere un fattore di spinta con il quale spiegare il fenomeno migratorio (assimilabile principalmente ai fattori di tipo economico), ma al contrario sembra essere un fattore di attrazione verso uno o l’altro Paese. Il fattore politico, secondo Ambrosini, spiega le modalità delle migrazioni, l’orientamento verso un Paese apparentemente più accessibile ma non la scelta stessa di partire. Ma cosa spinge invece un Paese ad adottare un tipo di politica migratoria piuttosto che un’altra? Quali sono i principali fattori che influenzano tale scelta? E che ruolo ricoprono i flussi in questa scelta politica? Ciò che nella letteratura risulta essere ancora incerto sono appunto questo tipo di considerazioni. Cercare una risposta è difficile perché bisogna tenere conto che la spiegazione delle migrazioni non può prendere in considerazione nessuno dei fattori appena descritti in maniera esclusiva, necessità di un approccio multi-causale, di un disegno che tenga conto della complessità del fenomeno, dove si intrecciano diversi fattori che possono a sua volta assumere importanza diversa rispetto ai diversi periodi economico-storico-politici di un Paese. Attraverso la costruzione di un disegno longitudinale comparato (Biolcati-Rinaldi, Vezzoni 2012; Caputo, Felaco, Punziano, 2017) che permette di prendere in considerazione più contesti (Paesi UE) e più punti nel tempo [T0: 2008 (Post crisi economica; Trattato europeo sull’immigrazione); T1: 2013 (5 anni dalla prima rilevazione; post primavera araba e pre crisi migratoria); T2: 2018 (5 anni dalla seconda rilevazione; post crisi migratoria e implementazione Agenda Europea del maggio 2015)] l’obiettivo principale della ricerca è di capire quale fattore, tra quelli demografici, economici, politico-culturali e sociali influenzano o meno la scelta dei Paesi UE nell’adottare un tipo di politica migratoria tendente all’apertura o alla chiusura. Nello specifico, si vogliono studiare le connessioni e le correlazioni tra la dimensione legislativa che i Paesi UE adottano e le dimensioni sopradescritte sino ad individuare quali e quanto tali fattori influenzano il tipo di politica migratorie europea. La costruzione del modello è successiva alla ricostruzione delle principali teorie della sociologia delle migrazioni, dei modelli sociologici di spiegazione di queste, delle leggi e dei trattati stipulati dall’Unione Europea negli anni. Tenendo conto delle implementazioni legislative sulle migrazioni da parte dell’Unione Europea si è deciso di focalizzarsi sull’Agenda europea sulle migrazioni (2015) che ad oggi rispecchia la politica globale dell’Unione nel campo preso in analisi e quindi di osservare come si sono comportati i Paesi sull’implementazione delle politiche migratorie prima e dopo l’intervento legislativo europeo.
Flussi Migratori ed European National-Building Process. Verso una nuova classificazione delle Politiche Migratorie Europee
CAVAGNUOLO, MICHELA
2022
Abstract
L’immigrazione dalla nascita degli Stati-nazione e dall’imposizione delle frontiere, non è solo una questione di movimenti della popolazione, è un meccanismo complesso in cui intervengono gli Stati riceventi, le politiche di categorizzazione, le politiche di immigrazione, quelle di asilo, la gestione delle frontiere esterne (Commissione Europea, 2019), le reazioni delle società nei confronti nuovi arrivati, i Paesi di origine e gli stessi migranti (Ambrosini, 2011). Il percorso appena delucidato prende il nome di National-Building Process (Zanfrini, 2016, 7) frutto delle scelte politiche-istituzionali di ogni Paese che ne definisce le peculiarità ideologiche. Tutti gli Stati, europei e non, ad oggi, adottano una politica di contrasto delle frontiere in ragione della crescente domanda di mobilità; questa situazione ha portato alla nascita di un’economia di frontiera che ha generato meccanismi di sbarchi illegali, falsificazione dei documenti, attraversamenti marittimi, matrimoni combinati ed ingressi nei Paesi con visti turistici utilizzati con l’intento di poter sfuggire poi alla legge. Tutti questi meccanismi aumentano la complessità del fenomeno. In letteratura sono stati presi in analisi diversi fattori per studiare i flussi migratori, primo fra tutti il fattore economico (Bertolini, Pistoresi, Zaghi, 2006, 30) sulla base di studi principalmente econometrici, a seguire, il mercato del lavoro, la relazione tra i Paesi, il ricongiungimento e la regolazione politica (Commissione Europea, 2019). La regolazione politica delle migrazioni non sembra essere un fattore di spinta con il quale spiegare il fenomeno migratorio (assimilabile principalmente ai fattori di tipo economico), ma al contrario sembra essere un fattore di attrazione verso uno o l’altro Paese. Il fattore politico, secondo Ambrosini, spiega le modalità delle migrazioni, l’orientamento verso un Paese apparentemente più accessibile ma non la scelta stessa di partire. Ma cosa spinge invece un Paese ad adottare un tipo di politica migratoria piuttosto che un’altra? Quali sono i principali fattori che influenzano tale scelta? E che ruolo ricoprono i flussi in questa scelta politica? Ciò che nella letteratura risulta essere ancora incerto sono appunto questo tipo di considerazioni. Cercare una risposta è difficile perché bisogna tenere conto che la spiegazione delle migrazioni non può prendere in considerazione nessuno dei fattori appena descritti in maniera esclusiva, necessità di un approccio multi-causale, di un disegno che tenga conto della complessità del fenomeno, dove si intrecciano diversi fattori che possono a sua volta assumere importanza diversa rispetto ai diversi periodi economico-storico-politici di un Paese. Attraverso la costruzione di un disegno longitudinale comparato (Biolcati-Rinaldi, Vezzoni 2012; Caputo, Felaco, Punziano, 2017) che permette di prendere in considerazione più contesti (Paesi UE) e più punti nel tempo [T0: 2008 (Post crisi economica; Trattato europeo sull’immigrazione); T1: 2013 (5 anni dalla prima rilevazione; post primavera araba e pre crisi migratoria); T2: 2018 (5 anni dalla seconda rilevazione; post crisi migratoria e implementazione Agenda Europea del maggio 2015)] l’obiettivo principale della ricerca è di capire quale fattore, tra quelli demografici, economici, politico-culturali e sociali influenzano o meno la scelta dei Paesi UE nell’adottare un tipo di politica migratoria tendente all’apertura o alla chiusura. Nello specifico, si vogliono studiare le connessioni e le correlazioni tra la dimensione legislativa che i Paesi UE adottano e le dimensioni sopradescritte sino ad individuare quali e quanto tali fattori influenzano il tipo di politica migratorie europea. La costruzione del modello è successiva alla ricostruzione delle principali teorie della sociologia delle migrazioni, dei modelli sociologici di spiegazione di queste, delle leggi e dei trattati stipulati dall’Unione Europea negli anni. Tenendo conto delle implementazioni legislative sulle migrazioni da parte dell’Unione Europea si è deciso di focalizzarsi sull’Agenda europea sulle migrazioni (2015) che ad oggi rispecchia la politica globale dell’Unione nel campo preso in analisi e quindi di osservare come si sono comportati i Paesi sull’implementazione delle politiche migratorie prima e dopo l’intervento legislativo europeo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/96463
URN:NBN:IT:UNIROMA1-96463