La tesi propone un'etnografia musicale della città cambogiana di Siem Reap. Con la fine della lunga guerra civile che ha segnato gli anni '70-'80 della storia cambogiana, il turismo è divenuto uno dei settori economici strategici attorno a cui il governo ha cercato di ricostruire l'economia del paese. A far da traino all'espansione turistica è stato il parco archeologico di Angkor, inscritto nel 1992 nella lista UNESCO dei Patrimoni dell'Umanità e la piccola cittadina di Siem Reap, situata a meno di 10 km di distanza dal tempio di Angkor Wat, ha conosciuto una rapida espansione urbana che l'ha trasformata in uno dei più importanti centri turistici del sud est asiatico. Il presente lavoro di ricerca indaga gli effetti della turisticizzazione sulla cultura musicale della città. Il primo capitolo è dedicato al rapporto tra musica e spazio, e prende le mosse dall’osservazione etnografica delle differenze tra paesaggio sonoro della città e della sua immediata periferia rurale. Al centro dell’attenzione è la sostanziale esclusione dallo spazio pubblico urbano delle attività musicali di tipo partecipatorio, di cui invece abbonda la campagna. Notando come questa rappresenti una tendenza ricorrente a livello globale nei processi di trasformazione neo-liberale dello spazio urbano, il capito-lo prova a fornire di essa un’interpretazione che, superando il concetto neo-marxista dell’“accumulazione per spossessamento”, si fondi su una lettura della musica come medium di differenti “logiche economiche dello scambio”. Si sosterrà, in particolare, che la turistificazione comporti la costruzione di uno spazio geografico in cui ad essere privilegiata è la sfera economica del mercato – fondata sul possesso e lo scambio equi-valente – e che questo determini l’esclusione della sfera della condivisione – fondata sull’integrazione sociale dell’individuo che si realizza attraverso forme di produzione e consumo collettivi – di cui (alcune) attività musicali di tipo partecipatorio rappresenta-no la concretizzazione sonora. Nel secondo capitolo viene mostrato in che modo il turismo abbia innescato dei processi di cambiamento nel rapporto tra musica e denaro. Si sottolineerà, in particolare, come l’esser divenuta un’attività compresa nei pacchetti turistici, la musica abbia assunto un crescente valore economico. Questo ha fatto si che una sempre maggior fetta di abitanti della città abbiano cominciato a considerare la musica stessa come una possibile fonte di denaro. Nel farlo, tuttavia, i locali risultano considerare la musica come un lavoro ma non come una carriera. Detto altrimenti, sebbene i musicisti facciano musica per denaro, essi sembrano muoversi in una “logica della sussistenza” nella quale al centro dell’attenzione non è il tipo di attività lavorativa svolta, quanto il raggiungimento di una soglia di sussistenza per sè e la propria famiglia. Questo particolare atteggiamento si confronta(e scontra) con l’etica neo-liberale delle ONG che, nell’ultimo decennio, hanno mirato a costruire dei progetti di professionalizzazione degli artisti fondati sulla teoria del capitale-umano, configurandosi come veri e propri organismi governamentali che cercano di trasformare gli artisti in “imprenditori di sé stessi” persuasi della necessità di investire nell’acquisizione e miglioramento costante di skills utili al miglioramento della propria appetibilità nel mercato del lavoro. Il capitolo si conclude con alcune riflessioni relative agli effetti che l'intervento delle ONG e i loro piani di professionalizzazione hanno avuto nel determinare la nascita e crescita di nuovi generi ed esperienze musicali nella città di Siem Reap. Il terzo capitolo si sofferma in modo specifico sugli spettacoli di musiche e danze tradizionali proposti come intrattenimento turistico. Dopo una descrizione degli stessi, nel capitolo si propone di leggerli come un vero e proprio genere di teatro musicale danzato, caratterizzato da una specifica struttura formale legata ad una chiara narrativa politica. Il capitolo procede dunque alla ricostruzione della storia del genere, individuandone l'origine negli anni '50 dello scorso secolo. In questo modo è possibile far emergere come essi rappresentassero uno strumento di politica culturale che si fondava su quello che viene definito "populismo angkoriano", un discorso propagandistico che descriveva la Cambogia attraverso l'accostamento dell'immagine grandiosa di Angkor e della semplicità e dolcezza dei khmer. Nella seconda parte il capitolo dimostra la ricomparsa del populismo angkoriano negli anni '10 del 2000, dove esso è divenuto l'immaginario attorno a cui è stato costruita la campagna di nation branding "Cambodia. Kingdom of Wonder". Il capitolo si conclude sostenendo che, più di mezzo secolo dopo la loro invenzione, gli spettacoli turistici sono tornati a rappresentare uno strumento propagandistico nelle mani dell'attuale governo cambogiano, funzionale a supportare l'immagine del primo ministro Hun Sen come artefice del periodo di stabilità e crescita economica del paese.
Musica e turismo nella provincia cambogiana di Siem Reap: luoghi, suoni, interpreti
CHELINI, GIANLUCA
2022
Abstract
La tesi propone un'etnografia musicale della città cambogiana di Siem Reap. Con la fine della lunga guerra civile che ha segnato gli anni '70-'80 della storia cambogiana, il turismo è divenuto uno dei settori economici strategici attorno a cui il governo ha cercato di ricostruire l'economia del paese. A far da traino all'espansione turistica è stato il parco archeologico di Angkor, inscritto nel 1992 nella lista UNESCO dei Patrimoni dell'Umanità e la piccola cittadina di Siem Reap, situata a meno di 10 km di distanza dal tempio di Angkor Wat, ha conosciuto una rapida espansione urbana che l'ha trasformata in uno dei più importanti centri turistici del sud est asiatico. Il presente lavoro di ricerca indaga gli effetti della turisticizzazione sulla cultura musicale della città. Il primo capitolo è dedicato al rapporto tra musica e spazio, e prende le mosse dall’osservazione etnografica delle differenze tra paesaggio sonoro della città e della sua immediata periferia rurale. Al centro dell’attenzione è la sostanziale esclusione dallo spazio pubblico urbano delle attività musicali di tipo partecipatorio, di cui invece abbonda la campagna. Notando come questa rappresenti una tendenza ricorrente a livello globale nei processi di trasformazione neo-liberale dello spazio urbano, il capito-lo prova a fornire di essa un’interpretazione che, superando il concetto neo-marxista dell’“accumulazione per spossessamento”, si fondi su una lettura della musica come medium di differenti “logiche economiche dello scambio”. Si sosterrà, in particolare, che la turistificazione comporti la costruzione di uno spazio geografico in cui ad essere privilegiata è la sfera economica del mercato – fondata sul possesso e lo scambio equi-valente – e che questo determini l’esclusione della sfera della condivisione – fondata sull’integrazione sociale dell’individuo che si realizza attraverso forme di produzione e consumo collettivi – di cui (alcune) attività musicali di tipo partecipatorio rappresenta-no la concretizzazione sonora. Nel secondo capitolo viene mostrato in che modo il turismo abbia innescato dei processi di cambiamento nel rapporto tra musica e denaro. Si sottolineerà, in particolare, come l’esser divenuta un’attività compresa nei pacchetti turistici, la musica abbia assunto un crescente valore economico. Questo ha fatto si che una sempre maggior fetta di abitanti della città abbiano cominciato a considerare la musica stessa come una possibile fonte di denaro. Nel farlo, tuttavia, i locali risultano considerare la musica come un lavoro ma non come una carriera. Detto altrimenti, sebbene i musicisti facciano musica per denaro, essi sembrano muoversi in una “logica della sussistenza” nella quale al centro dell’attenzione non è il tipo di attività lavorativa svolta, quanto il raggiungimento di una soglia di sussistenza per sè e la propria famiglia. Questo particolare atteggiamento si confronta(e scontra) con l’etica neo-liberale delle ONG che, nell’ultimo decennio, hanno mirato a costruire dei progetti di professionalizzazione degli artisti fondati sulla teoria del capitale-umano, configurandosi come veri e propri organismi governamentali che cercano di trasformare gli artisti in “imprenditori di sé stessi” persuasi della necessità di investire nell’acquisizione e miglioramento costante di skills utili al miglioramento della propria appetibilità nel mercato del lavoro. Il capitolo si conclude con alcune riflessioni relative agli effetti che l'intervento delle ONG e i loro piani di professionalizzazione hanno avuto nel determinare la nascita e crescita di nuovi generi ed esperienze musicali nella città di Siem Reap. Il terzo capitolo si sofferma in modo specifico sugli spettacoli di musiche e danze tradizionali proposti come intrattenimento turistico. Dopo una descrizione degli stessi, nel capitolo si propone di leggerli come un vero e proprio genere di teatro musicale danzato, caratterizzato da una specifica struttura formale legata ad una chiara narrativa politica. Il capitolo procede dunque alla ricostruzione della storia del genere, individuandone l'origine negli anni '50 dello scorso secolo. In questo modo è possibile far emergere come essi rappresentassero uno strumento di politica culturale che si fondava su quello che viene definito "populismo angkoriano", un discorso propagandistico che descriveva la Cambogia attraverso l'accostamento dell'immagine grandiosa di Angkor e della semplicità e dolcezza dei khmer. Nella seconda parte il capitolo dimostra la ricomparsa del populismo angkoriano negli anni '10 del 2000, dove esso è divenuto l'immaginario attorno a cui è stato costruita la campagna di nation branding "Cambodia. Kingdom of Wonder". Il capitolo si conclude sostenendo che, più di mezzo secolo dopo la loro invenzione, gli spettacoli turistici sono tornati a rappresentare uno strumento propagandistico nelle mani dell'attuale governo cambogiano, funzionale a supportare l'immagine del primo ministro Hun Sen come artefice del periodo di stabilità e crescita economica del paese.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/97490
URN:NBN:IT:UNIROMA1-97490