La gestione delle acque reflue da allevamenti zootecnici è uno dei temi principali del sistema agricolo ed ambientale, in particolare nei paesi europei, soggetti alle forti restrizioni date dalla Direttiva Nitrati. Quest’ultima si propone di proteggere la qualità delle acque impedendone la contaminazione di nitrati da risorse agricole. Purtroppo, però, il contesto zootecnico produce una vasta quantità di acque reflue, che non sempre è facile gestire. Allo stesso tempo la Commissione Europea, attraverso la Direttiva sulle Energie Rinnovabili, ha fissato alcuni importanti obbiettivi nel quadro bioenergetico europeo. I 27 stati membri, infatti, devo raggiungere il 20% del loro consume finale di energia ed il 10% dell’energia usata nel settore dei trasporti da fonti rinnovabili entro il 2020. Recentemente il settore di ricerca sulle bioenergie ha messo in risalto l’importanza della sostenibilità ed in questo caso le biomasse lignocellulosiche possono giocare il loro ruolo, in quanto non competono con la produzione di cibo e fibre. Molti studi sottolineano le potenzialità di questi carburanti di seconda generazione nell’essere considerati bioenergie sostenibili. A differenza dei biocarburanti di prima generazione, quelli di seconda potrebbero essere ottenuti in aree marginali, evitando la competizione di terreno. Inoltre alcune piante potrebbero essere cultivate con ridotti input ed irrigate con acque di scarsa qualità. Per questa ragione lo scopo di questo lavoro è stato quello di interrogarsi su nuove potenziali specie erbacee perenni in grado di dare elevati produzioni di biomassa adatta alla bioenergia, al contempo idonee a crescere irrigate con liquami zootecnici. Le seguenti specie sono state studiate: Artium lappa L., Arundo donax L., Canna indica L., Carex acutiformis L., Carex pseudocyperus L., Carex riparia Curtis, Glyceria maxima (Hartman) Holmb., Helianthus tuberosus L., Iris pseudocorus L., Lythrum salicaria L., Mischantus x giganteus Greef et Deu., Phalaris arundinacea L. var. picta, Scirpus sylvaticus L. e Symphytum x uplandicum Nyman. Sono state coltivate in cassoni ed irrigate con liquame simulato. La ricerca si è focalizzata su consumo idrico, resa e costituzione della biomassa, asportazioni di azoto e fosforo, resa e potenziale energetico in etanolo e metano ed, infine, qualità delle acque di percolazione. Complessivamente A. donax ha dato le rese in biomassa più elevate, incrementandole annualmente (26.2, 62.8, 95.1 e 140.1 t/ha, dal 2010 al 2013 rispettivamente) ed è risultata statisticamente diversa da tutte le altre specie, a parte nel 2011, quando non erano presenti differenze significative tra essa e M. x giganteus (55.2 t/ha). A. donax ha riportato anche il miglior input energetico. Per quanto concerne l’aspetto ambientale, è sempre questa specie che ha dato le più alte asportazioni, superando la quantità di azoto immessa con la fertilizzazione. Infine, confrontando le acque di percolazione ad inizio e fine prova, i contenuti mediani di azoto totale e nitrico risultano più bassi a fine sperimentazione per tutte le specie vegetali

Agronomic and environmental evaluation of perennial herbaceous plants fertilized with slurry to obtain biomass for bioenergy

FLORIO, GIULIA
2014

Abstract

La gestione delle acque reflue da allevamenti zootecnici è uno dei temi principali del sistema agricolo ed ambientale, in particolare nei paesi europei, soggetti alle forti restrizioni date dalla Direttiva Nitrati. Quest’ultima si propone di proteggere la qualità delle acque impedendone la contaminazione di nitrati da risorse agricole. Purtroppo, però, il contesto zootecnico produce una vasta quantità di acque reflue, che non sempre è facile gestire. Allo stesso tempo la Commissione Europea, attraverso la Direttiva sulle Energie Rinnovabili, ha fissato alcuni importanti obbiettivi nel quadro bioenergetico europeo. I 27 stati membri, infatti, devo raggiungere il 20% del loro consume finale di energia ed il 10% dell’energia usata nel settore dei trasporti da fonti rinnovabili entro il 2020. Recentemente il settore di ricerca sulle bioenergie ha messo in risalto l’importanza della sostenibilità ed in questo caso le biomasse lignocellulosiche possono giocare il loro ruolo, in quanto non competono con la produzione di cibo e fibre. Molti studi sottolineano le potenzialità di questi carburanti di seconda generazione nell’essere considerati bioenergie sostenibili. A differenza dei biocarburanti di prima generazione, quelli di seconda potrebbero essere ottenuti in aree marginali, evitando la competizione di terreno. Inoltre alcune piante potrebbero essere cultivate con ridotti input ed irrigate con acque di scarsa qualità. Per questa ragione lo scopo di questo lavoro è stato quello di interrogarsi su nuove potenziali specie erbacee perenni in grado di dare elevati produzioni di biomassa adatta alla bioenergia, al contempo idonee a crescere irrigate con liquami zootecnici. Le seguenti specie sono state studiate: Artium lappa L., Arundo donax L., Canna indica L., Carex acutiformis L., Carex pseudocyperus L., Carex riparia Curtis, Glyceria maxima (Hartman) Holmb., Helianthus tuberosus L., Iris pseudocorus L., Lythrum salicaria L., Mischantus x giganteus Greef et Deu., Phalaris arundinacea L. var. picta, Scirpus sylvaticus L. e Symphytum x uplandicum Nyman. Sono state coltivate in cassoni ed irrigate con liquame simulato. La ricerca si è focalizzata su consumo idrico, resa e costituzione della biomassa, asportazioni di azoto e fosforo, resa e potenziale energetico in etanolo e metano ed, infine, qualità delle acque di percolazione. Complessivamente A. donax ha dato le rese in biomassa più elevate, incrementandole annualmente (26.2, 62.8, 95.1 e 140.1 t/ha, dal 2010 al 2013 rispettivamente) ed è risultata statisticamente diversa da tutte le altre specie, a parte nel 2011, quando non erano presenti differenze significative tra essa e M. x giganteus (55.2 t/ha). A. donax ha riportato anche il miglior input energetico. Per quanto concerne l’aspetto ambientale, è sempre questa specie che ha dato le più alte asportazioni, superando la quantità di azoto immessa con la fertilizzazione. Infine, confrontando le acque di percolazione ad inizio e fine prova, i contenuti mediani di azoto totale e nitrico risultano più bassi a fine sperimentazione per tutte le specie vegetali
19-gen-2014
Inglese
bioenergy, slurry
BORIN, MAURIZIO
BERTI, ANTONIO
Università degli studi di Padova
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/97584
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-97584