Le foreste hanno fondamentale importanza per i servizi ecosistemici che forniscono alla società. Molti servizi ecosistemici derivanti dalle foreste ricadono nelle cosiddette esternalità positive e nella classe dei beni pubblici. Ciò implica che molti possano beneficiare da tali servizi ecosistemici, senza però contribuire al loro sostentamento. Tale fallimento nell’attribuzione del giusto valore può comportare una degradazione degli ecosistemi forestali, o l’abbandono della gestione forestale, con un conseguente sotto approvvigionamento del servizio ecosistemico stesso. Ne derivano conseguentemente perdite anche dal punto di vista socio-economico. Al fine di preservare, conservare e sostenere i servizi ecosistemici, compresi quelli generati dalle foreste, c’è un crescente accordo circa l’effettività dell’uso degli strumenti basati sul mercato (Market Based Instruments- MBI). I MBI sono strumenti che incoraggiano le azioni tramite segnali di mercato, invece che tramite norme. Essi costituiscono un gruppo eterogeneo di strumenti, il cui maggiore comune denominatore è l’uso di valori monetari, in svariati modi, attraverso un processo di commodificazione. Diversi autori hanno classificato i MBI, in modi differenti. La presente ricerca adotta la classificazione di Pirard (2012), il quale ha definito sei tipi di MBI: scambi diretti (direct deals), permessi commercializzabili (tradable permits), segnali di prezzo su base normativa (regulatory price signals), segnali di prezzo su base volontaria (voluntary price signals), accordi basati sul modello di Coase (Coasean types agreements), aste al contrario (reverse auctions). Tra i tanti servizi ecosistemici forniti dalle foreste, alcuni, più di altri, hanno esperito un processo di commodificazione, testimoniato da molti esempi nel mondo. E’ il caos dei Prodotti Forestali Non Legnosi (PFNL) e del servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste. La presente ricerca ha avuto i seguenti obiettivi: i) determinare quali siano i più importanti MBI applicati ai PFNL e al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, secondo la letteratura scientifica; ii) analizzare l’applicazione di tali MBI ai PFNL e al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, a diverse scale; iii) valutare se sia probabile che l’applicazione dei MBI ai PFNL e al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, negli esempi selezionati, porti co-benefici o aspetti di sostenibilità. Per determinare quali siano i più importanti MBI, è stato utilizzato il database Scopus, tramite una ricerca con parole chiave. Secondo la letteratura, i più citati MBI per i PFNL sono i “direct deals”. Sono stati determinati due livelli di analisi per la ricerca di tale applicazione del meccanismo: la prima internazionale, con focus sul commercio internazionale dei PFNL in cui l’Italia è coinvolta (utilizzando il database UNComtrade); la seconda regionale, con l’analisi delle filiere di funghi selvatici e castagne in Trentino-Alto Adige, condotta tramite interviste dirette; l’indagine si è anche avvalsa di ulteriori ricerche, la prima concernente il servizio di raccolta dei permessi dei funghi in val di Fiemme (TN), la seconda un’associazione di produttori di castagne a Castione (TN). L’altro MBI di maggiore importanza per i PFNL, come riportato in letteratura, è “regulatory price signals”, e specificatamente la certificazione e l’uso di standards. L’analisi dell’applicazione di questo meccanismo si è svolta tramite ricerca bibliografica. Lo studio sul servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste è stato condotto a due livelli: i) il mercato regolamentare del carbonio forestale, nell’esempio dei progetti forestali sviluppati nell’ambito del Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto (studio avvenuto tramite ricerca nei database ufficiali); ii) il mercato volontario del carbonio forestale, avvenuto tramite questionari inviati agli attori del settore. L’analisi dei “direct deals” applicati ai PFNL conferma che la commodificazione dei PFNL è tale che oggi molti di questi prodotti sono commercializzati in mercati con scala globale. In questo contesto, l’Italia riveste una posizione di leader globale tra i maggiori importatori o esportatori di alcuni prodotti: tannini di origine vegetale, tappi di sughero, castagne e funghi selvatici. Il commercio internazionale di PFNL è in crescita. Ciò può rappresentare un’opportunità per l’Italia, e per l’Unione Europea in generale, per promuovere una gestione forestale sostenibile e multifunzionale, basata anche sui PFNL. L’indagine condotta in Trentino-Alto Adige per i funghi selvatici e le castagne mostra la presenza di diversi tipi di mercati e filiere, basate sia su prodotti locali che non locali, i secondi largamente eccedenti i primi. Le dinamiche che muovono tali mercati sono basate su logiche similari a quelle di tanti altri prodotti, quali i minori costi di produzione che susistono in alcuni paesi esteri. Tuttavia, nella regione ci sono anche filiere basate su PFNL locali. Il commercio imperniato sulla produzione locale è basato su quantità molto minori e la quasi totalità rimane all’interno dei confini regionali. La commercializzazione avviene tramite filiere corte (Short Food Supply Chains), la cui applicazione è considerata ono dei più importanti strumenti per rafforzare lo sviluppo rurale, fornendo diversi benefici sociali, economici e ambientali. Nella regione esistono anche altri MBI applicati ai PFNL. Di particolare importanza sono gli incentivi pubblici per la revitalizzazione del settore castanicolo e i permessi per la raccolta dei funghi. L’analisi circa l’applicazione dei tradable permits al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, nell’esempio CDM italiano, mostra che il Governo Italiano partecipa ad un numero relativamente alto di progetti forestali nei paesi in via di sviluppo. Ciò produce un ammontare rilevante di benefici climatici. Tuttavia, la connessione “progetto di carbonio forestale- conservazione delle foreste native” nonè automatica, visto che circa il 55% di queste foreste è stat piantata con specie non native. L’analisi condotta sulle dichiarazioni contenute nei documenti di progetto CDM mostra che tutti i progetti sostengono di aver stimolato l’economia locale, inclusa la generazione di impiego a lungo e breve termine, e di aver coinvolto la popolazione locale. Tuttavia, il sistema di indicatori fornito dall’ United Nation Convention of Climate Change (UNFCCC) non procura un metodo per valutare quanto un progeto contribuisca allo sviluppo sostenibile. Sarebbero a questo proposito utili integrazioni informative da parte del Governo Italiano, anche considerando il coinvolgimento finanziario rilevante che l’Italia ha in queste attività. Ciò in vista dello sviluppo delle future negoziazioni in ambito UNFCCC. L’analisi dei tradable permits nell’esempio del mercato volontario italiano mostra come il mercato italiano sia un piccolo mercato, che ha mostrato un declino negli anni recenti. I prezzi dei crediti di carbonio, invece, risultano essere in controtendenza. Il mercato italiano è caratterizzato da una presenza bilanciata di associazioni profit e non profit, le quali sviluppano sempre più progetti a piccola e micro scala. Al contrario di quanto accade internazionalmente, si riscontra che la maggior parte dei progetti opera in assenza di certificazione e di standard che assicurino la bontà dei calcoli sulla quantità di carbonio immagazzinato e la generazione di co-benefici. Tuttavia molti progetti utilizzano linee guida e standard interni, strategia messa in atto per contenere i costi dei piccoli progetti, i quali hanno difficoltà a sostenere i costi di certificazione. Tuttavia, tale scelta può essere da molti criticata. Un buon indicatore è invece dato dall’uso quasi esclusivo di specie native nei progetti. Dato che problemi di doppia rendicontazione con il Protocollo di Kyoto possono minare lo sviluppo del settore, esssendoci ora una vacanza legislativa, gli attori del mercato volontario sono in attesa da segnali chiari dal Governo. Con precise direttive potrebbe essere designata una strategia più stabile, anche considerando gli esempi positivi di alcuni mercati domestici in altri paesi europei. La ricerca sui “voluntary price signals” mostra come esistano molti schemi di certificazione che sono applicabili ai PFNL. Hanno obiettivi differenti, ascrivibili con diversa intensità alle sfere di sostenibilità socio-economica, ambientale, e di assicurazione di qualità. Tuttavia, solo due standard (gestione forestale sostenibile e certificazione “wild”) includono specificazioni dettagliate circa la raccolta sostenibile dei PFNL. Essendo l’intera filiera basata sulla presenza della risorsa PFNL, queste specificazioni sono di fondamentale importanza. I MBI sono meccanismi che possono fornire valore economico agli ecosistemi forestali, dando anche maggiore flessibilità di gestione delle risorse e maggior resilienza a situazioni dinamiche. La ricerca mostra che l’applicazione di MBI ai servizi ecosistemici derivanti dalle foreste può essere applicata a scale diverse, dalla locale alla globale. Tuttavia, l’applicazione di MBI non deve essere idealisticamente vista come “la soluzione”; è piuttosto, se attentamente sviluppata e messa in atto, di complemento alle norme esistenti. La definizione dell’opzione migliore dovresse essere designata caso per caso, specialmente mirando ad includere la generazione di aspetti di sostenibilità, con riferimento particolare al luogo dove sono site le risorse forestali. Allo stesso modo, data l’eterogeneità dei MBI e dei contesti a cui sono applicati, l’effettività dei MBI nella gestione e conservazione degli ecosistemi non può essere valutata a priori e dovrebbero essere utilizzati altri indicatori, applicati a scala specifica.
MARKET BASED INSTRUMENTS APPLICATIONS TO NON-WOOD FOREST PRODUCTS AND SERVICES
CORRADINI, GIULIA
2016
Abstract
Le foreste hanno fondamentale importanza per i servizi ecosistemici che forniscono alla società. Molti servizi ecosistemici derivanti dalle foreste ricadono nelle cosiddette esternalità positive e nella classe dei beni pubblici. Ciò implica che molti possano beneficiare da tali servizi ecosistemici, senza però contribuire al loro sostentamento. Tale fallimento nell’attribuzione del giusto valore può comportare una degradazione degli ecosistemi forestali, o l’abbandono della gestione forestale, con un conseguente sotto approvvigionamento del servizio ecosistemico stesso. Ne derivano conseguentemente perdite anche dal punto di vista socio-economico. Al fine di preservare, conservare e sostenere i servizi ecosistemici, compresi quelli generati dalle foreste, c’è un crescente accordo circa l’effettività dell’uso degli strumenti basati sul mercato (Market Based Instruments- MBI). I MBI sono strumenti che incoraggiano le azioni tramite segnali di mercato, invece che tramite norme. Essi costituiscono un gruppo eterogeneo di strumenti, il cui maggiore comune denominatore è l’uso di valori monetari, in svariati modi, attraverso un processo di commodificazione. Diversi autori hanno classificato i MBI, in modi differenti. La presente ricerca adotta la classificazione di Pirard (2012), il quale ha definito sei tipi di MBI: scambi diretti (direct deals), permessi commercializzabili (tradable permits), segnali di prezzo su base normativa (regulatory price signals), segnali di prezzo su base volontaria (voluntary price signals), accordi basati sul modello di Coase (Coasean types agreements), aste al contrario (reverse auctions). Tra i tanti servizi ecosistemici forniti dalle foreste, alcuni, più di altri, hanno esperito un processo di commodificazione, testimoniato da molti esempi nel mondo. E’ il caos dei Prodotti Forestali Non Legnosi (PFNL) e del servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste. La presente ricerca ha avuto i seguenti obiettivi: i) determinare quali siano i più importanti MBI applicati ai PFNL e al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, secondo la letteratura scientifica; ii) analizzare l’applicazione di tali MBI ai PFNL e al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, a diverse scale; iii) valutare se sia probabile che l’applicazione dei MBI ai PFNL e al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, negli esempi selezionati, porti co-benefici o aspetti di sostenibilità. Per determinare quali siano i più importanti MBI, è stato utilizzato il database Scopus, tramite una ricerca con parole chiave. Secondo la letteratura, i più citati MBI per i PFNL sono i “direct deals”. Sono stati determinati due livelli di analisi per la ricerca di tale applicazione del meccanismo: la prima internazionale, con focus sul commercio internazionale dei PFNL in cui l’Italia è coinvolta (utilizzando il database UNComtrade); la seconda regionale, con l’analisi delle filiere di funghi selvatici e castagne in Trentino-Alto Adige, condotta tramite interviste dirette; l’indagine si è anche avvalsa di ulteriori ricerche, la prima concernente il servizio di raccolta dei permessi dei funghi in val di Fiemme (TN), la seconda un’associazione di produttori di castagne a Castione (TN). L’altro MBI di maggiore importanza per i PFNL, come riportato in letteratura, è “regulatory price signals”, e specificatamente la certificazione e l’uso di standards. L’analisi dell’applicazione di questo meccanismo si è svolta tramite ricerca bibliografica. Lo studio sul servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste è stato condotto a due livelli: i) il mercato regolamentare del carbonio forestale, nell’esempio dei progetti forestali sviluppati nell’ambito del Clean Development Mechanism del Protocollo di Kyoto (studio avvenuto tramite ricerca nei database ufficiali); ii) il mercato volontario del carbonio forestale, avvenuto tramite questionari inviati agli attori del settore. L’analisi dei “direct deals” applicati ai PFNL conferma che la commodificazione dei PFNL è tale che oggi molti di questi prodotti sono commercializzati in mercati con scala globale. In questo contesto, l’Italia riveste una posizione di leader globale tra i maggiori importatori o esportatori di alcuni prodotti: tannini di origine vegetale, tappi di sughero, castagne e funghi selvatici. Il commercio internazionale di PFNL è in crescita. Ciò può rappresentare un’opportunità per l’Italia, e per l’Unione Europea in generale, per promuovere una gestione forestale sostenibile e multifunzionale, basata anche sui PFNL. L’indagine condotta in Trentino-Alto Adige per i funghi selvatici e le castagne mostra la presenza di diversi tipi di mercati e filiere, basate sia su prodotti locali che non locali, i secondi largamente eccedenti i primi. Le dinamiche che muovono tali mercati sono basate su logiche similari a quelle di tanti altri prodotti, quali i minori costi di produzione che susistono in alcuni paesi esteri. Tuttavia, nella regione ci sono anche filiere basate su PFNL locali. Il commercio imperniato sulla produzione locale è basato su quantità molto minori e la quasi totalità rimane all’interno dei confini regionali. La commercializzazione avviene tramite filiere corte (Short Food Supply Chains), la cui applicazione è considerata ono dei più importanti strumenti per rafforzare lo sviluppo rurale, fornendo diversi benefici sociali, economici e ambientali. Nella regione esistono anche altri MBI applicati ai PFNL. Di particolare importanza sono gli incentivi pubblici per la revitalizzazione del settore castanicolo e i permessi per la raccolta dei funghi. L’analisi circa l’applicazione dei tradable permits al servizio di regolazione che deriva dalla funzione di sequestro del carbonio operato dalle foreste, nell’esempio CDM italiano, mostra che il Governo Italiano partecipa ad un numero relativamente alto di progetti forestali nei paesi in via di sviluppo. Ciò produce un ammontare rilevante di benefici climatici. Tuttavia, la connessione “progetto di carbonio forestale- conservazione delle foreste native” nonè automatica, visto che circa il 55% di queste foreste è stat piantata con specie non native. L’analisi condotta sulle dichiarazioni contenute nei documenti di progetto CDM mostra che tutti i progetti sostengono di aver stimolato l’economia locale, inclusa la generazione di impiego a lungo e breve termine, e di aver coinvolto la popolazione locale. Tuttavia, il sistema di indicatori fornito dall’ United Nation Convention of Climate Change (UNFCCC) non procura un metodo per valutare quanto un progeto contribuisca allo sviluppo sostenibile. Sarebbero a questo proposito utili integrazioni informative da parte del Governo Italiano, anche considerando il coinvolgimento finanziario rilevante che l’Italia ha in queste attività. Ciò in vista dello sviluppo delle future negoziazioni in ambito UNFCCC. L’analisi dei tradable permits nell’esempio del mercato volontario italiano mostra come il mercato italiano sia un piccolo mercato, che ha mostrato un declino negli anni recenti. I prezzi dei crediti di carbonio, invece, risultano essere in controtendenza. Il mercato italiano è caratterizzato da una presenza bilanciata di associazioni profit e non profit, le quali sviluppano sempre più progetti a piccola e micro scala. Al contrario di quanto accade internazionalmente, si riscontra che la maggior parte dei progetti opera in assenza di certificazione e di standard che assicurino la bontà dei calcoli sulla quantità di carbonio immagazzinato e la generazione di co-benefici. Tuttavia molti progetti utilizzano linee guida e standard interni, strategia messa in atto per contenere i costi dei piccoli progetti, i quali hanno difficoltà a sostenere i costi di certificazione. Tuttavia, tale scelta può essere da molti criticata. Un buon indicatore è invece dato dall’uso quasi esclusivo di specie native nei progetti. Dato che problemi di doppia rendicontazione con il Protocollo di Kyoto possono minare lo sviluppo del settore, esssendoci ora una vacanza legislativa, gli attori del mercato volontario sono in attesa da segnali chiari dal Governo. Con precise direttive potrebbe essere designata una strategia più stabile, anche considerando gli esempi positivi di alcuni mercati domestici in altri paesi europei. La ricerca sui “voluntary price signals” mostra come esistano molti schemi di certificazione che sono applicabili ai PFNL. Hanno obiettivi differenti, ascrivibili con diversa intensità alle sfere di sostenibilità socio-economica, ambientale, e di assicurazione di qualità. Tuttavia, solo due standard (gestione forestale sostenibile e certificazione “wild”) includono specificazioni dettagliate circa la raccolta sostenibile dei PFNL. Essendo l’intera filiera basata sulla presenza della risorsa PFNL, queste specificazioni sono di fondamentale importanza. I MBI sono meccanismi che possono fornire valore economico agli ecosistemi forestali, dando anche maggiore flessibilità di gestione delle risorse e maggior resilienza a situazioni dinamiche. La ricerca mostra che l’applicazione di MBI ai servizi ecosistemici derivanti dalle foreste può essere applicata a scale diverse, dalla locale alla globale. Tuttavia, l’applicazione di MBI non deve essere idealisticamente vista come “la soluzione”; è piuttosto, se attentamente sviluppata e messa in atto, di complemento alle norme esistenti. La definizione dell’opzione migliore dovresse essere designata caso per caso, specialmente mirando ad includere la generazione di aspetti di sostenibilità, con riferimento particolare al luogo dove sono site le risorse forestali. Allo stesso modo, data l’eterogeneità dei MBI e dei contesti a cui sono applicati, l’effettività dei MBI nella gestione e conservazione degli ecosistemi non può essere valutata a priori e dovrebbero essere utilizzati altri indicatori, applicati a scala specifica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/97617
URN:NBN:IT:UNIPD-97617