Questo lavoro è incentrato sull’analisi di un importante fondo documentale inedito che contiene gli inventari di pittura e scultura realizzati in una trentina di conventi madrileni nel 1835-1836, date inmediatamente successive ai decreti di secolarizzazione ecclesiastica in Spagna. Gli inventari furono realizzati allo scopo di raccogliere il patrimonio secolarizzato e destinato ad un Museo Nazionale di nuova creazione, noto come il Museo Nazionale della Trinità, i fondi del quale si unirono a quelli del Museo del Prado nel 1872. Durante il lungo processo di creazione del Museo Nazionale, le notizie circa la provenienza originale delle opere che lo componevano finirono per perdersi e ristabilirne l’origine costituisce lo scopo principale di questa ricerca, che prosegue un filone iniziato da Juan Antonio Gaya Nuño nel 1847 e che a partire dal 1980 riceve un notevole impulso dal Museo del Prado mediante l’identificazione ed il controllo sistematico dei fondi dell’antico Museo Nazionale. La pubblicazione dello studio di Álvarez Lopera nel 2009 è l’apportazione definitiva alla storia del Museo Nazionale ed un importante contributo per la definizione della provenienza dei suoi fondi. Nell’analisi della documentazione che viene presentata ho seguito in gran parte la metodologia stabilita da questo studioso. La ricerca è suddivisa in due sezioni. Nella prima si studia lo sviluppo storico della gestione del patrimonio dopo i decreti di secolarizzazione. Un primo capitolo viene dedicato alla definizione del quadro legale ed istituzionale dal quale partì l’iniziativa di inventariare il patrimonio dei conventi. Nel secondo si presenta la casistica concreta di ciascuno degli edifici inventariati per passare quindi, nel terzo capitolo, a descrivere le modalità di raccolta ed installazione delle opere nel deposito provvisorio che poi si convertirà nel Museo Nazionale, alla cui storia ed alle cui vicissitudini fino alla sua definitiva fusione con il Prado viene dedicato l’ultimo capitolo di questa prima parte del lavoro. La seconda parte si occupa della presentazione dei risultati mediante la realizzazione di un catalogo nel quale si rende nota la provenienza originale di 186 opere, per la maggior parte custodite oggi al Museo del Prado, al Bowes Museum di Barnard Castle ed all’Accademia di San Fernando di Madrid. Grazie all’individuazione delle provenienze originali è stato possibile procedere alla ricostruzione di alcuni progetti decorativi smantellati. Segnaleremo solamente ed a mo’ di esempio la ricostruzione di due serie attualmente disperse in diverse istituzioni, con l’indicazione esatta delle scene che componevano la decorazione muraria del convento di Recoletos, localizzata parte al Bowes Museum ed attraverso la quale si formula l’ipotesi di un’inedita collaborazione tra Herrera el Mozo e Francisco Solís o l’attribuzione di due opere fino ad oggi considerate anonime ad altrettanti retabli di Claudio Coello e Francisco Rizi. Per altro verso, si è potuto ampliare il catalogo delle opere realizzate per i conventi madrileni da alcuni artisti attivi soprattutto a Toledo, come nel caso di García Salmerón, Luis Tristán o Blas Muñoz e si è dimostrata inoltre la stretta collaborazione di Antonio de Pereda con i dominicani di Atocha, ordine che si profila, per la quantità e la qualità delle opere lì inventariate, come di speciale rilevanza per il mecenatismo artistico a Madrid durante il XVII secolo.
La soppressione degli ordini monastici e il patrimonio artistico dei conventi madrileni
ARANA COBOS, ITZIAR
2013
Abstract
Questo lavoro è incentrato sull’analisi di un importante fondo documentale inedito che contiene gli inventari di pittura e scultura realizzati in una trentina di conventi madrileni nel 1835-1836, date inmediatamente successive ai decreti di secolarizzazione ecclesiastica in Spagna. Gli inventari furono realizzati allo scopo di raccogliere il patrimonio secolarizzato e destinato ad un Museo Nazionale di nuova creazione, noto come il Museo Nazionale della Trinità, i fondi del quale si unirono a quelli del Museo del Prado nel 1872. Durante il lungo processo di creazione del Museo Nazionale, le notizie circa la provenienza originale delle opere che lo componevano finirono per perdersi e ristabilirne l’origine costituisce lo scopo principale di questa ricerca, che prosegue un filone iniziato da Juan Antonio Gaya Nuño nel 1847 e che a partire dal 1980 riceve un notevole impulso dal Museo del Prado mediante l’identificazione ed il controllo sistematico dei fondi dell’antico Museo Nazionale. La pubblicazione dello studio di Álvarez Lopera nel 2009 è l’apportazione definitiva alla storia del Museo Nazionale ed un importante contributo per la definizione della provenienza dei suoi fondi. Nell’analisi della documentazione che viene presentata ho seguito in gran parte la metodologia stabilita da questo studioso. La ricerca è suddivisa in due sezioni. Nella prima si studia lo sviluppo storico della gestione del patrimonio dopo i decreti di secolarizzazione. Un primo capitolo viene dedicato alla definizione del quadro legale ed istituzionale dal quale partì l’iniziativa di inventariare il patrimonio dei conventi. Nel secondo si presenta la casistica concreta di ciascuno degli edifici inventariati per passare quindi, nel terzo capitolo, a descrivere le modalità di raccolta ed installazione delle opere nel deposito provvisorio che poi si convertirà nel Museo Nazionale, alla cui storia ed alle cui vicissitudini fino alla sua definitiva fusione con il Prado viene dedicato l’ultimo capitolo di questa prima parte del lavoro. La seconda parte si occupa della presentazione dei risultati mediante la realizzazione di un catalogo nel quale si rende nota la provenienza originale di 186 opere, per la maggior parte custodite oggi al Museo del Prado, al Bowes Museum di Barnard Castle ed all’Accademia di San Fernando di Madrid. Grazie all’individuazione delle provenienze originali è stato possibile procedere alla ricostruzione di alcuni progetti decorativi smantellati. Segnaleremo solamente ed a mo’ di esempio la ricostruzione di due serie attualmente disperse in diverse istituzioni, con l’indicazione esatta delle scene che componevano la decorazione muraria del convento di Recoletos, localizzata parte al Bowes Museum ed attraverso la quale si formula l’ipotesi di un’inedita collaborazione tra Herrera el Mozo e Francisco Solís o l’attribuzione di due opere fino ad oggi considerate anonime ad altrettanti retabli di Claudio Coello e Francisco Rizi. Per altro verso, si è potuto ampliare il catalogo delle opere realizzate per i conventi madrileni da alcuni artisti attivi soprattutto a Toledo, come nel caso di García Salmerón, Luis Tristán o Blas Muñoz e si è dimostrata inoltre la stretta collaborazione di Antonio de Pereda con i dominicani di Atocha, ordine che si profila, per la quantità e la qualità delle opere lì inventariate, come di speciale rilevanza per il mecenatismo artistico a Madrid durante il XVII secolo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/97834
URN:NBN:IT:UNIPD-97834