Il presente lavoro di tesi si propone di indagare come il movimento semi-rigido del volto influenzi la codifica e la elaborazione di alcune informazioni socialmente rilevanti estraibili dal volto stesso, come l'identità e le espressioni emotive, in bambini al di sotto del primo anno di vita. In particolare, l'ipotesi è che il movimento facciale possa promuovere la costruzione di una rappresentazione mentale che, a sua volta, faciliti il riconoscimento degli stimoli in compiti di abituazione e familiarizzazione visiva. Inoltre, è stata analizzata la capacità degli infanti di processare l'informazione cinetica del volto quando altre informazioni pittoriche, come le forme, i colori, ecc., non sono presenti. Nel primo studio è stato indagato come il movimento facciale veicolato dall'espressione facciale di felicità possa influenzare sulla costruzione della rappresentazione del volto in bambini con un massimo di 3 giorni di vita). Precedenti studi alla nascita hanno dimostrato che quando alcune caratteristiche facciali del volto da riconoscere cambiano, la capacità di riconoscimento dell'identità di un volto viene inibita (e.g., Turati et al., 2008). In questi casi, è stato dimostrato come sia il movimento rigido che quello non-rigido del volto facilitino il riconoscimento dell'identità  alla nascita (Bulf & Turati, 2010; Leo et al., in prep.). Attraverso quattro esperimenti, si è voluta verificare l'ipotesi che l'effetto di beneficio del movimento semi-rigido sia legato alla costruzione di una rappresentazione del volto meno legata all'immagine pittorica immagazzinata in memoria. Anzitutto, i dati dimostrano che il movimento facciale non favorisce il riconoscimento quando viene aumentata la distanza percettiva tra il volto memorizzato e quello da riconoscere (Esperimento 1). Coerentemente, quando tale distanza percettiva è minima, i neonati sono in grado di riconoscere lo stesso volto anche in condizioni statiche (Esperimento 2). Il terzo studio mostra che un movimento biologicamente impossibile ostacola il riconoscimento dell'identità alla nascita (Esperimento 3). Infine, è stato dimostrato come le stesse informazioni pittoriche presentate staticamente in sequenza non portano ad alcun beneficio nel riconoscimento (Esperimento 4). Nel complesso, il movimento non-rigido sembra promuovere una rappresentazione del volto resiliente ai cambiamenti, ma soltanto quando la differenza percettiva tra le diverse immagini dello stesso volto è limitata. Il secondo studio ha indagato se l'utilizzo di stimoli facciali emotivi dinamici consenta l'astrazione di caratteristiche comuni permettendo la categorizzazione delle espressioni facciali di felicità e paura già a 3 mesi di vita. La letteratura sulla capacità di categorizzazione negli infanti, infatti, indica che tale abilità si sviluppi soltanto tra i 5 e i 7 mesi di vita (e.g., deHaan & Nelson, 1998). Tuttavia, nella quasi totalità degli studi sono stati utilizzati stimoli statici. Dati provenienti dalle osservazioni naturalistiche delle interazioni madre-bambino (e.g., Nadel et al., 2005), nonché da studi che utilizzano altri paradigmi sperimentali, come preferenze di tipo intermodale (e.g., Kahana-Kalman & Walker-Andrews, 2001), in cui gli stimoli facciali sono dinamici, suggeriscono una sensibilità al tono emotivo delle espressioni facciali (in particolare, quella di felicità) ben più precoce di quella indicata dagli studi di laboratorio. In un disegno within-subjects, bambini di 3 mesi sono stati familiarizzati a 4 differenti identità che mostravano 4 differenti intensità di felicità e paura presentate sequenzialmente in modo da creare una percezione di dinamicità. I risultati hanno mostrato come l'espressione di felicità viene categorizzata già a tre mesi di vita, mentre questo non succede per quella di paura. Tale differenza è riconducibile al diverso grado di familiarità delle due espressioni (Malatesta & Haviland, 1982). Questi risultati supportano l'ipotesi che il movimento facciale promuova l'astrazione di caratteristiche invarianti del volto, facilitando la categorizzazione delle espressioni facciali. Il terzo studio si è proposto di analizzare la capacità di processare la sola informazione cinetica del volto, scorporata dagli altri indici pittorici. A tal fine, sono stati creati stimoli facciali di tipo point-light (Johansson, 1973) raffigurati la dinamicità delle espressioni di felicità e paura. Nell'esperimento 1, tramite abituazione visiva, è stata indagata la capacità di infanti di 3, 6 e 9 mesi di vita di discriminare queste due espressioni facciali sulla base del solo movimento del volto, come precedentemente dimostrato negli adulti (e.g., Bassili, 1978). Gli stimoli sono stati presentati sia dritti che invertiti, al fine di verificare che il movimento fosse processato come un movimento del volto. I risultati hanno mostrato anzitutto un effetto inversione, che indica che l'insieme dei punti in movimento viene organizzato secondo lo schema volto. Inoltre, quando abituati all'espressione di felicità, i bambini di tutte le tre età dimostrano capacità di discriminazione. Al contrario, quando abituati alla paura, solo i bambini di 3 mesi mostrano capacità di discriminazione, mentre a 6 e 9 mesi questa abilità sembra scomparire. L'esperimento 2 ha escluso la possibilità che una preferenza a priori per l'espressione paura possa aver causato questo andamento. I risultati sembrano indicare che la capacità di processare le espressioni facciali sulla sola base cinetica si evolvi secondo una traiettoria di sviluppo che prevede una iniziale elaborazione di attributi del volto 'low-level', in cui i movimenti vengono processati come movimenti del volto, verso una più sofisticata elaborazione di attributi del volto 'high-level', in cui il movimento è processato come espressione facciale. Nel complesso, i dati di questo lavoro di tesi sembrano suggerire che il movimento facciale possa promuovere l'elaborazione delle informazioni sociali trasmissibili dal volto fin dai primi mesi di vita, attraverso un rafforzamento della costruzione di una rappresentazione del volto. Inoltre, i dati hanno mostrato che la capacità di processare le espressioni facciali sulla sola base del movimento emerge tra i 6 e i 9 mesi di vita.

Infants' early representation of faces: the role of dynamic cues

ANGELI, VALENTINA
2015

Abstract

Il presente lavoro di tesi si propone di indagare come il movimento semi-rigido del volto influenzi la codifica e la elaborazione di alcune informazioni socialmente rilevanti estraibili dal volto stesso, come l'identità e le espressioni emotive, in bambini al di sotto del primo anno di vita. In particolare, l'ipotesi è che il movimento facciale possa promuovere la costruzione di una rappresentazione mentale che, a sua volta, faciliti il riconoscimento degli stimoli in compiti di abituazione e familiarizzazione visiva. Inoltre, è stata analizzata la capacità degli infanti di processare l'informazione cinetica del volto quando altre informazioni pittoriche, come le forme, i colori, ecc., non sono presenti. Nel primo studio è stato indagato come il movimento facciale veicolato dall'espressione facciale di felicità possa influenzare sulla costruzione della rappresentazione del volto in bambini con un massimo di 3 giorni di vita). Precedenti studi alla nascita hanno dimostrato che quando alcune caratteristiche facciali del volto da riconoscere cambiano, la capacità di riconoscimento dell'identità di un volto viene inibita (e.g., Turati et al., 2008). In questi casi, è stato dimostrato come sia il movimento rigido che quello non-rigido del volto facilitino il riconoscimento dell'identità  alla nascita (Bulf & Turati, 2010; Leo et al., in prep.). Attraverso quattro esperimenti, si è voluta verificare l'ipotesi che l'effetto di beneficio del movimento semi-rigido sia legato alla costruzione di una rappresentazione del volto meno legata all'immagine pittorica immagazzinata in memoria. Anzitutto, i dati dimostrano che il movimento facciale non favorisce il riconoscimento quando viene aumentata la distanza percettiva tra il volto memorizzato e quello da riconoscere (Esperimento 1). Coerentemente, quando tale distanza percettiva è minima, i neonati sono in grado di riconoscere lo stesso volto anche in condizioni statiche (Esperimento 2). Il terzo studio mostra che un movimento biologicamente impossibile ostacola il riconoscimento dell'identità alla nascita (Esperimento 3). Infine, è stato dimostrato come le stesse informazioni pittoriche presentate staticamente in sequenza non portano ad alcun beneficio nel riconoscimento (Esperimento 4). Nel complesso, il movimento non-rigido sembra promuovere una rappresentazione del volto resiliente ai cambiamenti, ma soltanto quando la differenza percettiva tra le diverse immagini dello stesso volto è limitata. Il secondo studio ha indagato se l'utilizzo di stimoli facciali emotivi dinamici consenta l'astrazione di caratteristiche comuni permettendo la categorizzazione delle espressioni facciali di felicità e paura già a 3 mesi di vita. La letteratura sulla capacità di categorizzazione negli infanti, infatti, indica che tale abilità si sviluppi soltanto tra i 5 e i 7 mesi di vita (e.g., deHaan & Nelson, 1998). Tuttavia, nella quasi totalità degli studi sono stati utilizzati stimoli statici. Dati provenienti dalle osservazioni naturalistiche delle interazioni madre-bambino (e.g., Nadel et al., 2005), nonché da studi che utilizzano altri paradigmi sperimentali, come preferenze di tipo intermodale (e.g., Kahana-Kalman & Walker-Andrews, 2001), in cui gli stimoli facciali sono dinamici, suggeriscono una sensibilità al tono emotivo delle espressioni facciali (in particolare, quella di felicità) ben più precoce di quella indicata dagli studi di laboratorio. In un disegno within-subjects, bambini di 3 mesi sono stati familiarizzati a 4 differenti identità che mostravano 4 differenti intensità di felicità e paura presentate sequenzialmente in modo da creare una percezione di dinamicità. I risultati hanno mostrato come l'espressione di felicità viene categorizzata già a tre mesi di vita, mentre questo non succede per quella di paura. Tale differenza è riconducibile al diverso grado di familiarità delle due espressioni (Malatesta & Haviland, 1982). Questi risultati supportano l'ipotesi che il movimento facciale promuova l'astrazione di caratteristiche invarianti del volto, facilitando la categorizzazione delle espressioni facciali. Il terzo studio si è proposto di analizzare la capacità di processare la sola informazione cinetica del volto, scorporata dagli altri indici pittorici. A tal fine, sono stati creati stimoli facciali di tipo point-light (Johansson, 1973) raffigurati la dinamicità delle espressioni di felicità e paura. Nell'esperimento 1, tramite abituazione visiva, è stata indagata la capacità di infanti di 3, 6 e 9 mesi di vita di discriminare queste due espressioni facciali sulla base del solo movimento del volto, come precedentemente dimostrato negli adulti (e.g., Bassili, 1978). Gli stimoli sono stati presentati sia dritti che invertiti, al fine di verificare che il movimento fosse processato come un movimento del volto. I risultati hanno mostrato anzitutto un effetto inversione, che indica che l'insieme dei punti in movimento viene organizzato secondo lo schema volto. Inoltre, quando abituati all'espressione di felicità, i bambini di tutte le tre età dimostrano capacità di discriminazione. Al contrario, quando abituati alla paura, solo i bambini di 3 mesi mostrano capacità di discriminazione, mentre a 6 e 9 mesi questa abilità sembra scomparire. L'esperimento 2 ha escluso la possibilità che una preferenza a priori per l'espressione paura possa aver causato questo andamento. I risultati sembrano indicare che la capacità di processare le espressioni facciali sulla sola base cinetica si evolvi secondo una traiettoria di sviluppo che prevede una iniziale elaborazione di attributi del volto 'low-level', in cui i movimenti vengono processati come movimenti del volto, verso una più sofisticata elaborazione di attributi del volto 'high-level', in cui il movimento è processato come espressione facciale. Nel complesso, i dati di questo lavoro di tesi sembrano suggerire che il movimento facciale possa promuovere l'elaborazione delle informazioni sociali trasmissibili dal volto fin dai primi mesi di vita, attraverso un rafforzamento della costruzione di una rappresentazione del volto. Inoltre, i dati hanno mostrato che la capacità di processare le espressioni facciali sulla sola base del movimento emerge tra i 6 e i 9 mesi di vita.
1-feb-2015
Inglese
infants; face recognition; dynamic face; facial expressions
SIMION, FRANCESCA
PERESSOTTI, FRANCESCA
Università degli studi di Padova
192
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/98323
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIPD-98323