Il lavoro di dottorato presentato in questa sede nasce dalla constatazione che il modello comunicativo promosso oggi dall’Unione Europea (UE) tenda a affermare e a replicare dinamiche esclusivamente top-down e unidirezionali, sia quando si rivolgono alla società civile e alle istituzioni politiche, che al mondo della ricerca e al tessuto produttivo. Tali dinamiche mettono in evidenza la difficoltà dell’Unione di attivare occasioni di interazione e confronto con i diversi stakeholder che facciano emergere i loro reali bisogni: nel momento in cui si individuano obiettivi strategici e si definiscono attività specifiche per raggiungerli, infatti, l’ascolto dei portatori d’interesse e la co-progettazione di interventi, basati su istanze avanzate da quest’ultimi, sono quasi del tutto inesistenti. Partendo dall’analisi della relazione che si è instaurata negli ultimi quaranta anni tra UE e le Micro, Piccole e Medie Imprese (PMI) all’interno delle iniziative di innovazione e trasferimento tecnologico, lo scopo della ricerca è quello di definire e proporre, attraverso un caso di studio specifico, il paradigma generativo come modello comunicativo per ridefinire in maniera significativa la centralità delle PMI all’interno dei processi comunicativi e, di conseguenza, produttivi incentivati dall’UE. Il motivo della scelta delle PMI risiede soprattutto nella convinzione che siano veri e propri ambienti di conoscenze, saperi e sperimentazione all’interno dei quali è necessario che si instauri quanto prima un indissolubile legame fra impresa, ricerca e formazione che potrebbe segnare il primo passo verso la costruzione di un’Unione Europea finalmente nuova e orientata all’innovazione. Del resto l’Europa stessa, negli anni, ha individuato proprio nelle attività produttive delle PMI una delle priorità politiche da perseguire, poiché ritenute il motore dell’intera economia del vecchio continente. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, l’intero progetto di ricerca è stato guidato dalle seguenti domande: 1. Nel modello politico, sociale e culturale promosso dall’Unione Europea, la comunicazione è interpretata come uno strumento di coinvolgimento attivo e di partecipazione della società civile, o solo come mezzo per legittimare l’operato dell’UE? 2. Il modello di comunicazione promosso dall’Unione Europea prevede delle dinamiche bottom-up che tengano realmente conto delle esigenze dei diversi stakeholder a cui si rivolge? 3. Che ruolo hanno le PMI nei programmi di ricerca UE? Sono solo realtà produttive chiamate ad adottare soluzioni pensate e realizzate da altri, o sono soggetti invitati a partecipare attivamente alla progettazione di interventi che potrebbero avere conseguenze anche significative sul loro operato? Il caso di studio attraverso il quale si approfondisce ulteriormente la riflessione proposta, si inserisce nell’area dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, da sempre caratterizzata da una fortissima interazione tra le tradizionali pratiche agricole e le nuove tecnologie, siano esse legate allo sviluppo di prodotti per il miglioramento dei processi produttivi, che dell’organizzazione aziendale, dei servizi etc. Le soluzioni presenti oggi sul mercato, o che saranno disponibili da qui a pochissimi anni, tuttavia rischiano di non tener conto di quelle che sono le reali esigenze, le necessità e i bisogni d’innovazione sia degli imprenditori agricoli e di tutti i player coinvolti nel settore agroalimentare, che dell’identità produttiva del territorio su cui vanno ad intervenire. I player di cui sopra, infatti, rischiano di essere considerati come utilizzatori finali di prodotti o di servizi, e non soggetti da coinvolgere sin dall’inizio all’interno dell’intero processo di analisi, ideazione e progettazione dell’innovazione da proporre, introdurre e sviluppare in agricoltura.

Il paradigma generativo per comunicare l'innovazione e il trasferimento tecnologico in Europa

MARCHIONNE, ILARIA
2019

Abstract

Il lavoro di dottorato presentato in questa sede nasce dalla constatazione che il modello comunicativo promosso oggi dall’Unione Europea (UE) tenda a affermare e a replicare dinamiche esclusivamente top-down e unidirezionali, sia quando si rivolgono alla società civile e alle istituzioni politiche, che al mondo della ricerca e al tessuto produttivo. Tali dinamiche mettono in evidenza la difficoltà dell’Unione di attivare occasioni di interazione e confronto con i diversi stakeholder che facciano emergere i loro reali bisogni: nel momento in cui si individuano obiettivi strategici e si definiscono attività specifiche per raggiungerli, infatti, l’ascolto dei portatori d’interesse e la co-progettazione di interventi, basati su istanze avanzate da quest’ultimi, sono quasi del tutto inesistenti. Partendo dall’analisi della relazione che si è instaurata negli ultimi quaranta anni tra UE e le Micro, Piccole e Medie Imprese (PMI) all’interno delle iniziative di innovazione e trasferimento tecnologico, lo scopo della ricerca è quello di definire e proporre, attraverso un caso di studio specifico, il paradigma generativo come modello comunicativo per ridefinire in maniera significativa la centralità delle PMI all’interno dei processi comunicativi e, di conseguenza, produttivi incentivati dall’UE. Il motivo della scelta delle PMI risiede soprattutto nella convinzione che siano veri e propri ambienti di conoscenze, saperi e sperimentazione all’interno dei quali è necessario che si instauri quanto prima un indissolubile legame fra impresa, ricerca e formazione che potrebbe segnare il primo passo verso la costruzione di un’Unione Europea finalmente nuova e orientata all’innovazione. Del resto l’Europa stessa, negli anni, ha individuato proprio nelle attività produttive delle PMI una delle priorità politiche da perseguire, poiché ritenute il motore dell’intera economia del vecchio continente. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, l’intero progetto di ricerca è stato guidato dalle seguenti domande: 1. Nel modello politico, sociale e culturale promosso dall’Unione Europea, la comunicazione è interpretata come uno strumento di coinvolgimento attivo e di partecipazione della società civile, o solo come mezzo per legittimare l’operato dell’UE? 2. Il modello di comunicazione promosso dall’Unione Europea prevede delle dinamiche bottom-up che tengano realmente conto delle esigenze dei diversi stakeholder a cui si rivolge? 3. Che ruolo hanno le PMI nei programmi di ricerca UE? Sono solo realtà produttive chiamate ad adottare soluzioni pensate e realizzate da altri, o sono soggetti invitati a partecipare attivamente alla progettazione di interventi che potrebbero avere conseguenze anche significative sul loro operato? Il caso di studio attraverso il quale si approfondisce ulteriormente la riflessione proposta, si inserisce nell’area dell’agricoltura e dello sviluppo rurale, da sempre caratterizzata da una fortissima interazione tra le tradizionali pratiche agricole e le nuove tecnologie, siano esse legate allo sviluppo di prodotti per il miglioramento dei processi produttivi, che dell’organizzazione aziendale, dei servizi etc. Le soluzioni presenti oggi sul mercato, o che saranno disponibili da qui a pochissimi anni, tuttavia rischiano di non tener conto di quelle che sono le reali esigenze, le necessità e i bisogni d’innovazione sia degli imprenditori agricoli e di tutti i player coinvolti nel settore agroalimentare, che dell’identità produttiva del territorio su cui vanno ad intervenire. I player di cui sopra, infatti, rischiano di essere considerati come utilizzatori finali di prodotti o di servizi, e non soggetti da coinvolgere sin dall’inizio all’interno dell’intero processo di analisi, ideazione e progettazione dell’innovazione da proporre, introdurre e sviluppare in agricoltura.
15-feb-2019
Italiano
Innovazione; trasferimento tecnologico; comunicazione generativa; Unione Europea; agricoltura
CORTONI, IDA
CIOFALO, GIOVANNI
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/98408
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-98408