Riassunto Italiani immaginati. Studio sull'iconosfera polacca 1861-1914 – pittura, grafica artistica, riviste illustrate Obiettivo del presente lavoro è quello di descrivere l'immagine degli italiani nell'iconosfera polacca negli anni 1861-1914. Nell’ambito di queste ricerche l’attenzione è stata rivolta principalmente a tre aspetti fondamentali, di cui il primo riguarda “l'orizzonte della storia dell'arte” o “ricerca sulla visualità/iconosfera”. Grazie all’ausilio delle metodologie della storia dell’arte e della “ricerca della visualità”, è stato possibile effettuare un’interpretazione dei temi, delle convenzioni, delle immagini nonché dei motivi ricorrenti legati all’iconosfera di quel periodo. Nel complesso sono state prese in esame circa duecentocinquanta opere attinte da diverse esperienze artistiche come la pittura, la grafica ed anche le illustrazioni di riviste. La maggior parte di tali opere non era stata ancora analizzata o risultava ancora poco nota in passato. In secondo luogo sono stati approfonditi i rapporti fra l'iconosfera e la produzione letteraria negli anni compresi tra il 1861 e il 1914. Tali lavori – si tratta principalmente di quadri e illustrazioni – sono stati accostati alle opinioni diffuse in quel tempo sugli italiani. Di ciò si trova riscontro nella produzione letteraria del periodo in analisi. Questo è il cardine da cui scaturisce l’intera riflessione scientifica del lavoro in oggetto. Sono stati cruciali lo studio e la descrizione delle opere frutto dell’iconosfera, in quanto esse incarnavano i principi della percezione della nazionalità italiana nell’Ottocento, noti, del resto, anche attraverso i testi letterari e paraletterari. E’ dunque all’interno di queste coordinate che il “discorso italiano”, creato a metà tra letteratura e iconosfera, è stato oggetto di interpretazione. Nel complesso sono state analizzate circa cento fonti tratte dal periodo storico di riferimento, da brevi comunicati stampa ad opere edite in più volumi. In terzo luogo si è cercato di determinare in quale misura i suddetti punti rientrino nella nota questione dell’“Italianismo”. Quest’ultimo, infatti, definito come elemento distintivo della cultura italiana o anche come realtà italiana con particolare riguardo all’aspetto culturale, attraverso i suoi effetti, esercita una certa influenza sull’artista. Sebbene a sua volta l’artista lo rielabori nelle sue opere, quei tratti distintivi di origine italiana restano ben visibili e facilmente rintracciabili. Tale processo di rielaborazione avviene in maniera più o meno consapevole e, di conseguenza, più o meno deliberata. Tutti questi temi di indagine sono stati ricongiunti ad un unico potente filo conduttore: ossia quello dell'immagologia. Le riflessioni sugli italiani sono state dunque effettuate attraverso la determinazione di come venivano di fatto percepiti, ossia in base all’immagine che si aveva di loro. A tal proposito è stata altresì esaminata la loro interazione in qualità di “diverso” nella cultura polacca. La prima sezione della tesi di dottorato è costituita dall'introduzione, in cui vengono citati i materiali di prova (circa duecentocinquanta elementi), stato della ricerca (nelle indagini avviate sia in Polonia sia all’estero, come gli studi inglesi e tedeschi), presentazione dei concetti chiave e relativa giustificazione della selezione dei singoli metodi di ricerca. E’ stata altresì effettuata un'analisi del testo di S. Mieroszewski “Dall'Italia”. La sezione successiva è dedicata allo studio di un caso sul lavoro di Julian Fałat (“Bozzetti da Roma”). Si tratta dell’analisi di un’opera unica arricchita dalla delineazione del sistema concettuale dal quale deriva la percezione culturale degli italiani nel periodo dal 1861 al 1914 nell’ambito del viaggio in Italia. In questa analisi l’attenzione è stata rivolta non solo alle opere di Fałat realizzate in Italia, ma anche alla sua corrispondenza e ai suoi diari. Tali fonti sono state trattate come esempio del “tipico viaggio in Italia” intrapreso da ogni artista polacco in quel tempo, ma anche come punto di riferimento da cui far emergere gli stereotipi dell’epoca sugli italiani. A tal proposito, sono state indicate sia le tradizioni di ricerca sia le limitazioni derivanti dall’uso di talune metodologie. Sono stati elencati i concetti chiave del lavoro di indagine, come “italianismo” e “immagologia” ed è stato chiarito anche come tali concetti si leghino a questioni di discorso e iconosfera. La seconda parte del lavoro, la più pregnante, è divisa in otto capitoli. E’ il risultato dell’elaborazione di una rete concettuale e di ricerca. Tali capitoli sviluppano le tre questioni precedentemente menzionate. Ciascuna delle opere citate viene analizzata alla luce delle proprie peculiarità, tradizioni di ricerca, stato dell’indagine ed eventuali lacune da colmare. Ognuno di questi capitoli termina con le implicazioni logiche derivanti dall’indagine. All'inizio viene delineata la questione dei materiali visivi, in particolare quelli delle illustrazioni tratte dalle riviste polacche, legati alla rappresentazione teatrale oppure all’opera. Tali rappresentazioni prediligono l’Italia come luogo d’azione. Ne sono esempi “Gioconda” (A. Ponchielli), “Muete di Portici” (D. Auber) e “Beatryks Cenci” (J. Słowacki). In larga misura predominano motivi romantici e modelli di genere. Successivamente viene esposta la questione dell’immagine degli artisti italiani del Rinascimento, come Michelangelo Buonarroti, Rafael Santi, Giovanni Pergolesi e Niccolò Paganini, presenti nella pittura polacca. Non se ne contano molti ed erano pubblicati soprattutto dalla stampa polacca in occasione degli anniversari legati a questi personaggi. Cionondimeno compaiono prove di popolarità e conoscenza di questi artisti italiani nella cultura polacca. Inoltre, il materiale di ricerca contiene anche diversi dipinti di pittori come F. Krudowski, L. Kurell ed E. Okuń. In queste opere gli artisti italiani sono raffigurati in accordo con le leggende note sulle loro vite. Il capitolo successivo è dedicato alle illustrazioni di “Romeo e Giulietta” (K. Mirecki, P. Szyndler) nonche’ del “Mercante di Venezia” (F. Tegazzo e A. Gierymski) che sono state pubblicate dalla stampa polacca. Queste scene erano chiaramente percepite come italiane anche perché presentavano scorci di Verona o Venezia. Particolarmente popolare era proprio la "scena del balcone". L’indagine è stata dedicata anche alle illustrazioni della “Divina Commedia”. Nell'iconosfera polacca non se ne rintracciano molte, tuttavia quelle disponibili rivelano una profonda conoscenza del testo da parte degli autori, come M. Kotarbiński, S. Wyczałowski, J. Męcina-Krzesz e F. Żmurko. La figura di Dante assume un ruolo cruciale: viene sempre rappresentato come eroe della narrazione. Inoltre, questi dipinti sono stati confrontati anche con le riproduzioni delle opere provenienti dall’estero pubblicate dalla stampa polacca. Successivamente è stata affrontata la singolare questione dei "veneziani antichi", cioè delle opere sulla cultura e sulla storia di Venezia. All'inizio è stato discusso il problema dello storicismo e del “renaissansismus” ossia due concetti chiave necessari all’ulteriore descrizione del materiale di ricerca. Le parti seguenti sono state corredate di immagini note. Uno dei capitoli è stato dedicato al lavoro di Aleksander Gierymski intitolato “Davanti al Palazzo Ducale”, profondamente ispirato alla pittura di Vittore Carpaccio. A quanto pare, il lavoro di Gierymski si rivela essere uno studio sulle origini della potenza di Venezia nel periodo postmedievale. A seguire sono stati descritti i dipinti polacchi ispirati a Piero Della Francesca (F. Bryk e F. Żmurko). Mostrano, prima di tutto, riferimenti formali. Il presente lavoro prende in esame anche le illustrazioni per la stampa. Una sezione a se’ e’ dedicata alla rappresentazione di musicisti veneziani oppure al motivo del “fare musica insieme” (A. Gierymski e W. Kotarbiński). A quanto pare, erano questi la giusta chiave per la percezione della storia di Venezia. E’ stata effettuata anche l'analisi del dramma, precedentemente non descritto, di Kazimierz Zalewski, “Marco Foscarini” e le illustrazioni dedicate a questa opera (F. Tegazzo). Sono state pubblicate su “Tygodnik Illustrowany” e testimoniano una conoscenza generale di Venezia nella cultura polacca. Un’attenzione particolare è stata rivolta al motivo della “morte a Venezia” e alla sua “leggenda nera” nonché ad un quadro di Maria Maddalena Andrzejkowicz-Buttowt dedicato agli umanisti della capitale. Nei capitoli successivi è stata sollevata la questione della presenza nell’iconosfera polacca degli italiani vissuti negli anni compresi tra 1861 e 1914. La quantità delle fonti a disposizione è significativa, pertanto la scelta dei materiali considerati è stata meticolosa nel tentativo di presentare l’immagine degli italiani. Si è inteso presentare la misura in cui da una parte tali immagini hanno contribuito a creare lo stereotipo dell’italiano, mentre dall’altra erano una mera copia. È stato altresì affrontato il problema degli italiani come “tipi” sia nella pittura che nelle illustrazioni per la stampa. Ciò è stato effettuato principalmente sull'esempio di una discussione avvenuta sulla stampa (W. Gerson, E. Lubowski) sull'immagine di “Praczki su Anacapri” di Zdzisław Suchodolski, sono state anche riportate quelle che erano le aspettative in relazione a tali dipinti. A quanto pare, lo stereotipo degli italiani come discendenti degli antichi greci o romani era saldamente radicato. In seguito, è stata analizzata la questione delle ciociare, ossia modelle italiane assai frequenti a quel tempo nella pittura polacca. Questi esempi sono stati comparati a quelli italiani al fine di osservare come l’immagine venisse di volta in volta plasmata in base alle attitudini artistiche. Nel caso di opere di artisti italiani l’immagine ha un carattere più simbolico, mentre nel caso delle opere polacche il focus è principalmente sull’aspetto pittoresco del costume. Nel lavoro di ricerca segue la questione legata al ruolo delle italiane coinvolte come modelle presso l’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera. Questo motivo diviene più popolare con l'emigrazione delle italiane verso altre città europee dopo il 1861. Questo tipo di lavoro, ossia il ritratto dell’italiana vestita in abito da ciociara col caratteristico copricapo, è diventato il più diffuso nell'iconosfera polacca. Ciò è dovuto alle pratiche dell'Accademia di Monaco. E’ stato anche approfondito l’aspetto dei motivi legati all’Italia che scomparvero dopo il 1861, ossia quelli dei lazzaroni e dei pifferari. Appartenevano a tipici motivi pittoreschi ma nel corso del tempo furono accantonati dall'iconosfera polacca. Il capitolo successivo riguarda la rappresentazione visiva delle scene di genere i cui eroi sono italiani. La maggior parte di questi lavori mette in luce i “tipi italiani” situati nella “scena italiana”, pertanto si è deciso di analizzarli in relazione al tipo di spazio, privato e pubblico. “Un gioco di mora” di A. Gierymski viene trattato come lavoro singolare, in quanto fuori da questi schemi. E’ stata rivolta l’attenzione anche alla rappresentazione dei contatti tra italiani e turisti nell’Ottocento. Una sezione a parte è rappresentata dai dipinti raffiguranti la religiosità italiana nelle opere di autori come H. Siemiradzki, P. Szyndler, K. Miller e M. Trzebiński. Questi capolavori esaltano la religiosità italiana come elemento di genere e della vita quotidiana. In larga misura, tuttavia, si tratta di “tipi italiani” situati nello scenario che è lo spazio della chiesa. Un altro motivo degno di nota è quello della donna italiana in preghiera. Al fine di contestualizzare le opere, questi lavori sono stati corredati dalle descrizioni contemporanee delle pratiche religiose dell’epoca, in taluni casi diverse da quelle polacche. La terza parte del lavoro lascia spazio ad osservazioni generali, conclusioni e vari postulati di ricerca. In primo luogo la storia e il mito dell'Italia si sono rivelati più stimolanti per gli artisti, a differenza della realtà italiana degli anni 1861-1914. In sostanza, gli argomenti legati alla storia d'Italia sono più interessanti, ad esempio, dei “tipi” maggiormente diffusi. In secondo luogo tutti i temi italiani hanno riscosso un grande successo presso il pubblico polacco per tutto il periodo in analisi. Sono apparsi durante le mostre, talvolta sono stati decritti nelle recensioni, sono apparsi inoltre sotto forma di illustrazioni sulle riviste. Sono stati sempre accolti con interesse, nonostante gli intensi soggiorni in Italia e le opere realizzate durante questi viaggi. Le rappresentazioni degli italiani, raffigurati in queste opere, erano percepite come vere. Nell'iconosfera polacca di questo periodo compaiono più frequentemente le immagini di donne italiane. Ciò dipende dal fatto che valesse la pena dipingerle in quanto venivano percepite come modelle meravigliose e contraddistinte da una bellezza esotica diversa dai canoni della donna polacca. Questa tematica si rivela alquanto intrigante, anche se a volte ha portato alla creazione di stereotipi insani, sia da parte di pittori che di scrittori che analizzano opere ispirate a donne italiane. I postulati di ricerca più rilevanti comprendono la necessità di ulteriori ricerche sul dantismo. Non si tratta solo dell’illustrazione della “Divina Commedia”, ma soprattutto della ricerca delle opere profondamente ispirate dal testo del Vate. Inoltre, val la pena esaminare la pittura veneziana rinascimentale e la sua influenza sulla cultura polacca del XIX secolo. In dissertazione è stata anche inserita la bibliografia, la documentazione in polacco, italiano, inglese, tedesco e francese, la lista nonché’ la raccolta contenente più di duecento illustrazioni.
Italiani immaginati. Studium nad polską ikonosferą w latach 1861-1914 – malarstwo, grafika artystyczna, czasopisma ilustrowane
ZARZYCKI, JAKUB
2019
Abstract
Riassunto Italiani immaginati. Studio sull'iconosfera polacca 1861-1914 – pittura, grafica artistica, riviste illustrate Obiettivo del presente lavoro è quello di descrivere l'immagine degli italiani nell'iconosfera polacca negli anni 1861-1914. Nell’ambito di queste ricerche l’attenzione è stata rivolta principalmente a tre aspetti fondamentali, di cui il primo riguarda “l'orizzonte della storia dell'arte” o “ricerca sulla visualità/iconosfera”. Grazie all’ausilio delle metodologie della storia dell’arte e della “ricerca della visualità”, è stato possibile effettuare un’interpretazione dei temi, delle convenzioni, delle immagini nonché dei motivi ricorrenti legati all’iconosfera di quel periodo. Nel complesso sono state prese in esame circa duecentocinquanta opere attinte da diverse esperienze artistiche come la pittura, la grafica ed anche le illustrazioni di riviste. La maggior parte di tali opere non era stata ancora analizzata o risultava ancora poco nota in passato. In secondo luogo sono stati approfonditi i rapporti fra l'iconosfera e la produzione letteraria negli anni compresi tra il 1861 e il 1914. Tali lavori – si tratta principalmente di quadri e illustrazioni – sono stati accostati alle opinioni diffuse in quel tempo sugli italiani. Di ciò si trova riscontro nella produzione letteraria del periodo in analisi. Questo è il cardine da cui scaturisce l’intera riflessione scientifica del lavoro in oggetto. Sono stati cruciali lo studio e la descrizione delle opere frutto dell’iconosfera, in quanto esse incarnavano i principi della percezione della nazionalità italiana nell’Ottocento, noti, del resto, anche attraverso i testi letterari e paraletterari. E’ dunque all’interno di queste coordinate che il “discorso italiano”, creato a metà tra letteratura e iconosfera, è stato oggetto di interpretazione. Nel complesso sono state analizzate circa cento fonti tratte dal periodo storico di riferimento, da brevi comunicati stampa ad opere edite in più volumi. In terzo luogo si è cercato di determinare in quale misura i suddetti punti rientrino nella nota questione dell’“Italianismo”. Quest’ultimo, infatti, definito come elemento distintivo della cultura italiana o anche come realtà italiana con particolare riguardo all’aspetto culturale, attraverso i suoi effetti, esercita una certa influenza sull’artista. Sebbene a sua volta l’artista lo rielabori nelle sue opere, quei tratti distintivi di origine italiana restano ben visibili e facilmente rintracciabili. Tale processo di rielaborazione avviene in maniera più o meno consapevole e, di conseguenza, più o meno deliberata. Tutti questi temi di indagine sono stati ricongiunti ad un unico potente filo conduttore: ossia quello dell'immagologia. Le riflessioni sugli italiani sono state dunque effettuate attraverso la determinazione di come venivano di fatto percepiti, ossia in base all’immagine che si aveva di loro. A tal proposito è stata altresì esaminata la loro interazione in qualità di “diverso” nella cultura polacca. La prima sezione della tesi di dottorato è costituita dall'introduzione, in cui vengono citati i materiali di prova (circa duecentocinquanta elementi), stato della ricerca (nelle indagini avviate sia in Polonia sia all’estero, come gli studi inglesi e tedeschi), presentazione dei concetti chiave e relativa giustificazione della selezione dei singoli metodi di ricerca. E’ stata altresì effettuata un'analisi del testo di S. Mieroszewski “Dall'Italia”. La sezione successiva è dedicata allo studio di un caso sul lavoro di Julian Fałat (“Bozzetti da Roma”). Si tratta dell’analisi di un’opera unica arricchita dalla delineazione del sistema concettuale dal quale deriva la percezione culturale degli italiani nel periodo dal 1861 al 1914 nell’ambito del viaggio in Italia. In questa analisi l’attenzione è stata rivolta non solo alle opere di Fałat realizzate in Italia, ma anche alla sua corrispondenza e ai suoi diari. Tali fonti sono state trattate come esempio del “tipico viaggio in Italia” intrapreso da ogni artista polacco in quel tempo, ma anche come punto di riferimento da cui far emergere gli stereotipi dell’epoca sugli italiani. A tal proposito, sono state indicate sia le tradizioni di ricerca sia le limitazioni derivanti dall’uso di talune metodologie. Sono stati elencati i concetti chiave del lavoro di indagine, come “italianismo” e “immagologia” ed è stato chiarito anche come tali concetti si leghino a questioni di discorso e iconosfera. La seconda parte del lavoro, la più pregnante, è divisa in otto capitoli. E’ il risultato dell’elaborazione di una rete concettuale e di ricerca. Tali capitoli sviluppano le tre questioni precedentemente menzionate. Ciascuna delle opere citate viene analizzata alla luce delle proprie peculiarità, tradizioni di ricerca, stato dell’indagine ed eventuali lacune da colmare. Ognuno di questi capitoli termina con le implicazioni logiche derivanti dall’indagine. All'inizio viene delineata la questione dei materiali visivi, in particolare quelli delle illustrazioni tratte dalle riviste polacche, legati alla rappresentazione teatrale oppure all’opera. Tali rappresentazioni prediligono l’Italia come luogo d’azione. Ne sono esempi “Gioconda” (A. Ponchielli), “Muete di Portici” (D. Auber) e “Beatryks Cenci” (J. Słowacki). In larga misura predominano motivi romantici e modelli di genere. Successivamente viene esposta la questione dell’immagine degli artisti italiani del Rinascimento, come Michelangelo Buonarroti, Rafael Santi, Giovanni Pergolesi e Niccolò Paganini, presenti nella pittura polacca. Non se ne contano molti ed erano pubblicati soprattutto dalla stampa polacca in occasione degli anniversari legati a questi personaggi. Cionondimeno compaiono prove di popolarità e conoscenza di questi artisti italiani nella cultura polacca. Inoltre, il materiale di ricerca contiene anche diversi dipinti di pittori come F. Krudowski, L. Kurell ed E. Okuń. In queste opere gli artisti italiani sono raffigurati in accordo con le leggende note sulle loro vite. Il capitolo successivo è dedicato alle illustrazioni di “Romeo e Giulietta” (K. Mirecki, P. Szyndler) nonche’ del “Mercante di Venezia” (F. Tegazzo e A. Gierymski) che sono state pubblicate dalla stampa polacca. Queste scene erano chiaramente percepite come italiane anche perché presentavano scorci di Verona o Venezia. Particolarmente popolare era proprio la "scena del balcone". L’indagine è stata dedicata anche alle illustrazioni della “Divina Commedia”. Nell'iconosfera polacca non se ne rintracciano molte, tuttavia quelle disponibili rivelano una profonda conoscenza del testo da parte degli autori, come M. Kotarbiński, S. Wyczałowski, J. Męcina-Krzesz e F. Żmurko. La figura di Dante assume un ruolo cruciale: viene sempre rappresentato come eroe della narrazione. Inoltre, questi dipinti sono stati confrontati anche con le riproduzioni delle opere provenienti dall’estero pubblicate dalla stampa polacca. Successivamente è stata affrontata la singolare questione dei "veneziani antichi", cioè delle opere sulla cultura e sulla storia di Venezia. All'inizio è stato discusso il problema dello storicismo e del “renaissansismus” ossia due concetti chiave necessari all’ulteriore descrizione del materiale di ricerca. Le parti seguenti sono state corredate di immagini note. Uno dei capitoli è stato dedicato al lavoro di Aleksander Gierymski intitolato “Davanti al Palazzo Ducale”, profondamente ispirato alla pittura di Vittore Carpaccio. A quanto pare, il lavoro di Gierymski si rivela essere uno studio sulle origini della potenza di Venezia nel periodo postmedievale. A seguire sono stati descritti i dipinti polacchi ispirati a Piero Della Francesca (F. Bryk e F. Żmurko). Mostrano, prima di tutto, riferimenti formali. Il presente lavoro prende in esame anche le illustrazioni per la stampa. Una sezione a se’ e’ dedicata alla rappresentazione di musicisti veneziani oppure al motivo del “fare musica insieme” (A. Gierymski e W. Kotarbiński). A quanto pare, erano questi la giusta chiave per la percezione della storia di Venezia. E’ stata effettuata anche l'analisi del dramma, precedentemente non descritto, di Kazimierz Zalewski, “Marco Foscarini” e le illustrazioni dedicate a questa opera (F. Tegazzo). Sono state pubblicate su “Tygodnik Illustrowany” e testimoniano una conoscenza generale di Venezia nella cultura polacca. Un’attenzione particolare è stata rivolta al motivo della “morte a Venezia” e alla sua “leggenda nera” nonché ad un quadro di Maria Maddalena Andrzejkowicz-Buttowt dedicato agli umanisti della capitale. Nei capitoli successivi è stata sollevata la questione della presenza nell’iconosfera polacca degli italiani vissuti negli anni compresi tra 1861 e 1914. La quantità delle fonti a disposizione è significativa, pertanto la scelta dei materiali considerati è stata meticolosa nel tentativo di presentare l’immagine degli italiani. Si è inteso presentare la misura in cui da una parte tali immagini hanno contribuito a creare lo stereotipo dell’italiano, mentre dall’altra erano una mera copia. È stato altresì affrontato il problema degli italiani come “tipi” sia nella pittura che nelle illustrazioni per la stampa. Ciò è stato effettuato principalmente sull'esempio di una discussione avvenuta sulla stampa (W. Gerson, E. Lubowski) sull'immagine di “Praczki su Anacapri” di Zdzisław Suchodolski, sono state anche riportate quelle che erano le aspettative in relazione a tali dipinti. A quanto pare, lo stereotipo degli italiani come discendenti degli antichi greci o romani era saldamente radicato. In seguito, è stata analizzata la questione delle ciociare, ossia modelle italiane assai frequenti a quel tempo nella pittura polacca. Questi esempi sono stati comparati a quelli italiani al fine di osservare come l’immagine venisse di volta in volta plasmata in base alle attitudini artistiche. Nel caso di opere di artisti italiani l’immagine ha un carattere più simbolico, mentre nel caso delle opere polacche il focus è principalmente sull’aspetto pittoresco del costume. Nel lavoro di ricerca segue la questione legata al ruolo delle italiane coinvolte come modelle presso l’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera. Questo motivo diviene più popolare con l'emigrazione delle italiane verso altre città europee dopo il 1861. Questo tipo di lavoro, ossia il ritratto dell’italiana vestita in abito da ciociara col caratteristico copricapo, è diventato il più diffuso nell'iconosfera polacca. Ciò è dovuto alle pratiche dell'Accademia di Monaco. E’ stato anche approfondito l’aspetto dei motivi legati all’Italia che scomparvero dopo il 1861, ossia quelli dei lazzaroni e dei pifferari. Appartenevano a tipici motivi pittoreschi ma nel corso del tempo furono accantonati dall'iconosfera polacca. Il capitolo successivo riguarda la rappresentazione visiva delle scene di genere i cui eroi sono italiani. La maggior parte di questi lavori mette in luce i “tipi italiani” situati nella “scena italiana”, pertanto si è deciso di analizzarli in relazione al tipo di spazio, privato e pubblico. “Un gioco di mora” di A. Gierymski viene trattato come lavoro singolare, in quanto fuori da questi schemi. E’ stata rivolta l’attenzione anche alla rappresentazione dei contatti tra italiani e turisti nell’Ottocento. Una sezione a parte è rappresentata dai dipinti raffiguranti la religiosità italiana nelle opere di autori come H. Siemiradzki, P. Szyndler, K. Miller e M. Trzebiński. Questi capolavori esaltano la religiosità italiana come elemento di genere e della vita quotidiana. In larga misura, tuttavia, si tratta di “tipi italiani” situati nello scenario che è lo spazio della chiesa. Un altro motivo degno di nota è quello della donna italiana in preghiera. Al fine di contestualizzare le opere, questi lavori sono stati corredati dalle descrizioni contemporanee delle pratiche religiose dell’epoca, in taluni casi diverse da quelle polacche. La terza parte del lavoro lascia spazio ad osservazioni generali, conclusioni e vari postulati di ricerca. In primo luogo la storia e il mito dell'Italia si sono rivelati più stimolanti per gli artisti, a differenza della realtà italiana degli anni 1861-1914. In sostanza, gli argomenti legati alla storia d'Italia sono più interessanti, ad esempio, dei “tipi” maggiormente diffusi. In secondo luogo tutti i temi italiani hanno riscosso un grande successo presso il pubblico polacco per tutto il periodo in analisi. Sono apparsi durante le mostre, talvolta sono stati decritti nelle recensioni, sono apparsi inoltre sotto forma di illustrazioni sulle riviste. Sono stati sempre accolti con interesse, nonostante gli intensi soggiorni in Italia e le opere realizzate durante questi viaggi. Le rappresentazioni degli italiani, raffigurati in queste opere, erano percepite come vere. Nell'iconosfera polacca di questo periodo compaiono più frequentemente le immagini di donne italiane. Ciò dipende dal fatto che valesse la pena dipingerle in quanto venivano percepite come modelle meravigliose e contraddistinte da una bellezza esotica diversa dai canoni della donna polacca. Questa tematica si rivela alquanto intrigante, anche se a volte ha portato alla creazione di stereotipi insani, sia da parte di pittori che di scrittori che analizzano opere ispirate a donne italiane. I postulati di ricerca più rilevanti comprendono la necessità di ulteriori ricerche sul dantismo. Non si tratta solo dell’illustrazione della “Divina Commedia”, ma soprattutto della ricerca delle opere profondamente ispirate dal testo del Vate. Inoltre, val la pena esaminare la pittura veneziana rinascimentale e la sua influenza sulla cultura polacca del XIX secolo. In dissertazione è stata anche inserita la bibliografia, la documentazione in polacco, italiano, inglese, tedesco e francese, la lista nonché’ la raccolta contenente più di duecento illustrazioni.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/98684
URN:NBN:IT:UNIROMA1-98684