La Psychanalyse può essere considerata senza dubbio l’opus magnum di Serge (Moscovici, 1961, 1976), oltre che, notoriamente, opera prima. Si tratta del lavoro in cui l’autore, basandosi sui risultati dello studio sulla penetrazione della psicoanalisi nella società francese degli anni Cinquanta, elabora e illustra la sua rivoluzionaria proposta teorica ed epistemologica di riscoperta del pensiero sociale, al centro dell’indagine socio-psicologica, tradottasi nella formulazione della Teoria delle rappresentazioni sociali (TRS) (Moscovici, 1961, 1976, 1988; Jodelet & Moscovici, 1989). Indagare l’immagine della psicoanalisi, cinquant’anni dopo La psychanalyse, ha significato porsi in ascolto dei suddetti cambiamenti, partendo dall’ipotesi fondante di co-evoluzione di sistemi di rappresentazione interrelati e riferiti alla psicoanalisi come oggetto di conoscenza e rappresentazione (seppure non esclusivo), oltre che dall’opportunità di indagare la dinamica di stabilità e mutamento del campo rappresentazionale della psicoanalisi (de Rosa, 2011) lungo il continuum temporale (1961-2013) che separa le due iniziative di ricerca, ampliando il contesto geografico d’interesse a un altro paese, l’Italia, in cui il dibattito sulla validità scientifica della psicoanalisi ha recentemente riportato l’attenzione sulla questione della definizione dei confini tra conoscenza scientifica e “pseudoscientifica” (Cioffi, 1998). Sulle motivazioni che ci hanno indotto ad avviare questo ambizioso progetto di innovazione/estensione dello studio di Moscovici (1961), ci preme ribadire che nell’impostare del follow-up della ricerca sulle rappresentazioni sociali della psicoanalisi cinquant’anni dopo, in particolare, l’occasione di studio della stabilità ed eventuali trasformazioni delle rappresentazioni sociali, a fronte dei cambiamenti intervenuti non solo nei tre apici del triangolo epistemico Soggetto-Altro-Oggetto, ma anche nel loro mutato contesto socio-storico e comunicativo, ha rappresentato un elemento seminale e imprescindibile. A tal proposito, la dinamica di questi cambiamenti ed il loro eventuale riflesso sulla trasformazione nelle rappresentazioni sociali non è stata intesa in un’ottica determinista ambiente-individuo, ma piuttosto come eventuale co-evoluzione di sistemi simbolici e di relazioni sociali. Pur articolato in diverse linee di ricerca principali, il programma di ricerca implica dunque un'unitarietà di fondo, come suggerito dalla scelta fondamentale di un approccio multi-metodo e modellizzante (de Rosa, 1987a, 1990, 2002, 2012b). Tale unitarietà propria di un approccio modellizzante e multi-metodo è coerente con un'opzione epistemologica tesa a superare un riduzionismo sovente ancora diffuso nell'alveo delle scienze sociali mediante l’assunzione del modello triadico Ego-Alter-Object, in linea con l’ispirazione originaria della (Moscovici, 1961, 1976, 2000) e con talune prospettive interpretative del paradigma delle Rappresentazioni Sociali (Jodelet, 1984, 2002, 2003, 2008, 2009; Duveen, 2007; Jesuino, 2009; Marková, 2003, 2009; Palmonari & Emiliani, 2009). Infatti, il follow-up è stato impostato secondo un’attenzione specifica sia agli elementi di continuità e perfetta compatibilità/replicabilità con la ricerca-madre, ma insieme di innovazione ed estensione, relativi specificamente ai seguenti elementi: a) contesto geografico e culturale, ovvero dal contesto esclusivo francese al duplice contesto francese ed italiano; b) focus della ricerca, includendo ulteriori “oggetti di rappresentazione sociale” identificati per l'indagine, per cui oltre a quelli originari centrati sulla “psicoanalisi e i suoi pubblici” e sull’immagine dello “psicoanalista”, sono stati aggiunti anche la “psichiatria e i suoi pubblici”, l’immagine dello “psichiatra”, e il terreno comune a entrambi (psicoanalista/psichiatra) della “malattia/salute mentale”; sistema dei media, da cui non solo l’analisi della struttura e del contenuto dei media tradizionali come la stampata quotidiana e periodica (sebbene nella sua versione online) ricalcando le orme della ricerca-madre, ma con l’aggiunta dell’analisi di conversazioni spontanee tra utenti di alcuni tra i social networks attualmente più popolari e diffusi; • metodologia e strumentazione, mediante mediante un’attenta operazione di confronto con le indicazioni fornite da Moscovici nelle due edizioni del 1961 e del 1976 de La Psychanalyse, oltre che d’integrazione rispetto ai cambiamenti nel triangolo epistemico e nel contesto storico e socio-culturale sopramenzionati, si è proceduto, in primo luogo, all’identificazione della traccia d’intervista originale, per poi apportare delle innovazioni sulla base delle variabili in esame e dei relativi livelli d’analisi. Ci preme qui sottolineare, per concludere, seguendo le suggestioni e i sentieri intellettuali solcati da de Rosa (2011, pp. 68-69), che nell’assumere l’onore e la responsabilità di ripercorrere l’esperienza intellettuale culminata in quella che Jodelet ha magnificamente definito the Beautiful Invention, “e consapevoli della temerarietà di questa nuova avventura (come può definirsi ogni nuova ricerca che s’intraprende, coinvolgendo persone, mezzi, segmenti significativi della propria vita ecc.)” [...] speriamo in questo nostro tentativo audace di aver almeno colto il desiderio di continuità con cui Moscovici commenta il suo stesso lavoro”.
Psychoanalysis, its Image and its Public. Fifty Years Later
FINO, Emanuele
2013
Abstract
La Psychanalyse può essere considerata senza dubbio l’opus magnum di Serge (Moscovici, 1961, 1976), oltre che, notoriamente, opera prima. Si tratta del lavoro in cui l’autore, basandosi sui risultati dello studio sulla penetrazione della psicoanalisi nella società francese degli anni Cinquanta, elabora e illustra la sua rivoluzionaria proposta teorica ed epistemologica di riscoperta del pensiero sociale, al centro dell’indagine socio-psicologica, tradottasi nella formulazione della Teoria delle rappresentazioni sociali (TRS) (Moscovici, 1961, 1976, 1988; Jodelet & Moscovici, 1989). Indagare l’immagine della psicoanalisi, cinquant’anni dopo La psychanalyse, ha significato porsi in ascolto dei suddetti cambiamenti, partendo dall’ipotesi fondante di co-evoluzione di sistemi di rappresentazione interrelati e riferiti alla psicoanalisi come oggetto di conoscenza e rappresentazione (seppure non esclusivo), oltre che dall’opportunità di indagare la dinamica di stabilità e mutamento del campo rappresentazionale della psicoanalisi (de Rosa, 2011) lungo il continuum temporale (1961-2013) che separa le due iniziative di ricerca, ampliando il contesto geografico d’interesse a un altro paese, l’Italia, in cui il dibattito sulla validità scientifica della psicoanalisi ha recentemente riportato l’attenzione sulla questione della definizione dei confini tra conoscenza scientifica e “pseudoscientifica” (Cioffi, 1998). Sulle motivazioni che ci hanno indotto ad avviare questo ambizioso progetto di innovazione/estensione dello studio di Moscovici (1961), ci preme ribadire che nell’impostare del follow-up della ricerca sulle rappresentazioni sociali della psicoanalisi cinquant’anni dopo, in particolare, l’occasione di studio della stabilità ed eventuali trasformazioni delle rappresentazioni sociali, a fronte dei cambiamenti intervenuti non solo nei tre apici del triangolo epistemico Soggetto-Altro-Oggetto, ma anche nel loro mutato contesto socio-storico e comunicativo, ha rappresentato un elemento seminale e imprescindibile. A tal proposito, la dinamica di questi cambiamenti ed il loro eventuale riflesso sulla trasformazione nelle rappresentazioni sociali non è stata intesa in un’ottica determinista ambiente-individuo, ma piuttosto come eventuale co-evoluzione di sistemi simbolici e di relazioni sociali. Pur articolato in diverse linee di ricerca principali, il programma di ricerca implica dunque un'unitarietà di fondo, come suggerito dalla scelta fondamentale di un approccio multi-metodo e modellizzante (de Rosa, 1987a, 1990, 2002, 2012b). Tale unitarietà propria di un approccio modellizzante e multi-metodo è coerente con un'opzione epistemologica tesa a superare un riduzionismo sovente ancora diffuso nell'alveo delle scienze sociali mediante l’assunzione del modello triadico Ego-Alter-Object, in linea con l’ispirazione originaria della (Moscovici, 1961, 1976, 2000) e con talune prospettive interpretative del paradigma delle Rappresentazioni Sociali (Jodelet, 1984, 2002, 2003, 2008, 2009; Duveen, 2007; Jesuino, 2009; Marková, 2003, 2009; Palmonari & Emiliani, 2009). Infatti, il follow-up è stato impostato secondo un’attenzione specifica sia agli elementi di continuità e perfetta compatibilità/replicabilità con la ricerca-madre, ma insieme di innovazione ed estensione, relativi specificamente ai seguenti elementi: a) contesto geografico e culturale, ovvero dal contesto esclusivo francese al duplice contesto francese ed italiano; b) focus della ricerca, includendo ulteriori “oggetti di rappresentazione sociale” identificati per l'indagine, per cui oltre a quelli originari centrati sulla “psicoanalisi e i suoi pubblici” e sull’immagine dello “psicoanalista”, sono stati aggiunti anche la “psichiatria e i suoi pubblici”, l’immagine dello “psichiatra”, e il terreno comune a entrambi (psicoanalista/psichiatra) della “malattia/salute mentale”; sistema dei media, da cui non solo l’analisi della struttura e del contenuto dei media tradizionali come la stampata quotidiana e periodica (sebbene nella sua versione online) ricalcando le orme della ricerca-madre, ma con l’aggiunta dell’analisi di conversazioni spontanee tra utenti di alcuni tra i social networks attualmente più popolari e diffusi; • metodologia e strumentazione, mediante mediante un’attenta operazione di confronto con le indicazioni fornite da Moscovici nelle due edizioni del 1961 e del 1976 de La Psychanalyse, oltre che d’integrazione rispetto ai cambiamenti nel triangolo epistemico e nel contesto storico e socio-culturale sopramenzionati, si è proceduto, in primo luogo, all’identificazione della traccia d’intervista originale, per poi apportare delle innovazioni sulla base delle variabili in esame e dei relativi livelli d’analisi. Ci preme qui sottolineare, per concludere, seguendo le suggestioni e i sentieri intellettuali solcati da de Rosa (2011, pp. 68-69), che nell’assumere l’onore e la responsabilità di ripercorrere l’esperienza intellettuale culminata in quella che Jodelet ha magnificamente definito the Beautiful Invention, “e consapevoli della temerarietà di questa nuova avventura (come può definirsi ogni nuova ricerca che s’intraprende, coinvolgendo persone, mezzi, segmenti significativi della propria vita ecc.)” [...] speriamo in questo nostro tentativo audace di aver almeno colto il desiderio di continuità con cui Moscovici commenta il suo stesso lavoro”.File | Dimensione | Formato | |
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Emanuele Fino_EURO PHD THESIS_Discussed October 2, 2013.pdf
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/99063
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99063