L’obiettivo di questa ricerca è stato (rin)tracciare processi di soggettivazione politica, tutt’oggi in fieri, maturati nella stagione post-rivoluzionaria articolando economie morali e formule di espressione critica non inquadrabili nei canali e nelle espressioni consuete della politica. In altri termini, mi soffermerò su discorsività e pratiche che, con vari gradi di consapevolezza e intenzione tra gli attori sociali che le esprimono, ambiscono a costituire sperimentazioni critiche e inaugurali di un nuovo ordine delle cose nella Tunisia contemporanea e post-rivoluzionaria. Dato che questa modalità di soggettivazione mobilita una riformulazione di se stessi e dei rapporti sociali, le attribuisco uno statuto propriamente politico. Credo che questa operazione, nei limiti della sua presente realizzazione, sia oltremodo necessaria, essendo riferita a un’area del mondo tradizionalmente inchiodata, tanto nel discorso scientifico quanto in quello mediatico e politico, ad atavico conservatorismo e impermeabilità al mutamento. Con soggettivazione politica intendo un processo di trasformazione del Sé recante una prospettiva interpretativa sulla realtà di cui il soggetto fa pienamente parte, segnando così il ‘passaggio al politico’ (Bayart et al, 2008). Seguendo Vacchiano (2019), credo che tale processo di soggettivazione sancisca la transizione dalla condizione di assoggettamento al potere (o ai poteri) all’assunzione di responsabilità personale e agentività in seno alla propria comunità politica (Fischer, 2007). Dopo un inquadramento della ricerca nel contesto politico ed economico tunisino contemporaneo, ripercorrendo le retoriche, prima sviluppiste e in seguito liberali che ne hanno impregnato la storia recente, così come i vecchi e nuovi cicli di contestazione (Primavera del 2011 compresa), pervengo a una problematizzazione insieme storico-etnografica ed epistemologica della categoria di ‘gioventù’, con particolare attenzione all’area maghrebina. I contesti familiare, educativo e professionale sono così esaminati in quanto esemplificazione dei concatenamenti dell’esclusione sociale cui una quota sempre maggiore di giovani tunisini va incontro oggi, sullo sfondo di una crisi economico-sociale che non accenna a demordere. Successivamente troverà spazio l’etnografia di forme contro-egemoniche fluide, parziali, contraddittorie e caotiche, che ho colto in pratiche sociali e retoriche all’opera nella quotidianità di buona parte dei giovani tunisini che ho frequentato nel corso della ricerca in Tunisia. Si tratta di esperienze che originano dalla condivisione di condizioni di ingiustizia sociale, deprivazione e umiliazione e che purtuttavia non si fanno incasellare entro chiari linguaggi politici. Infine sarà l’Islam a costituire il focus della scrittura etnografica. Dopo la Rivoluzione, la Tunisia, unanimemente considerata Paese esemplare nella gestione secolare e ‘moderna’ dei rapporti tra politica e religione, ha conosciuto una reviviscenza religiosa notevole, la cui tangibile espressione è data dall’espressione di simboli identitari in uno spazio pubblico precedentemente desertificato. Per questo motivo, pur essendo consacrata a un preciso capitolo, la religione attraversa tutta la tesi dal momento che le attribuisco statuto di fatto sociale totale. I giovani tunisini recentemente convertiti a forme più accentuate di religiosità, che verranno presentati nel quarto capitolo della tesi, non sono eccentrici e anacronistici barbuti retrogradi o tutt’al più folkloristici, tesi a scivolare in declinazioni patologiche del sacro, ma attori sociali che aderiscono razionalmente a una discorsività il cui potere di fascinazione risiede nella messa in causa delle ideologie universaliste chiamate a sanzionare l’accesso alla modernità (Laouari, 1987).
Il tempo nuovo. Giovani tunisini e germinazione di nuove soggettività politiche
CORDOVA, GIOVANNI AMEDEO
2020
Abstract
L’obiettivo di questa ricerca è stato (rin)tracciare processi di soggettivazione politica, tutt’oggi in fieri, maturati nella stagione post-rivoluzionaria articolando economie morali e formule di espressione critica non inquadrabili nei canali e nelle espressioni consuete della politica. In altri termini, mi soffermerò su discorsività e pratiche che, con vari gradi di consapevolezza e intenzione tra gli attori sociali che le esprimono, ambiscono a costituire sperimentazioni critiche e inaugurali di un nuovo ordine delle cose nella Tunisia contemporanea e post-rivoluzionaria. Dato che questa modalità di soggettivazione mobilita una riformulazione di se stessi e dei rapporti sociali, le attribuisco uno statuto propriamente politico. Credo che questa operazione, nei limiti della sua presente realizzazione, sia oltremodo necessaria, essendo riferita a un’area del mondo tradizionalmente inchiodata, tanto nel discorso scientifico quanto in quello mediatico e politico, ad atavico conservatorismo e impermeabilità al mutamento. Con soggettivazione politica intendo un processo di trasformazione del Sé recante una prospettiva interpretativa sulla realtà di cui il soggetto fa pienamente parte, segnando così il ‘passaggio al politico’ (Bayart et al, 2008). Seguendo Vacchiano (2019), credo che tale processo di soggettivazione sancisca la transizione dalla condizione di assoggettamento al potere (o ai poteri) all’assunzione di responsabilità personale e agentività in seno alla propria comunità politica (Fischer, 2007). Dopo un inquadramento della ricerca nel contesto politico ed economico tunisino contemporaneo, ripercorrendo le retoriche, prima sviluppiste e in seguito liberali che ne hanno impregnato la storia recente, così come i vecchi e nuovi cicli di contestazione (Primavera del 2011 compresa), pervengo a una problematizzazione insieme storico-etnografica ed epistemologica della categoria di ‘gioventù’, con particolare attenzione all’area maghrebina. I contesti familiare, educativo e professionale sono così esaminati in quanto esemplificazione dei concatenamenti dell’esclusione sociale cui una quota sempre maggiore di giovani tunisini va incontro oggi, sullo sfondo di una crisi economico-sociale che non accenna a demordere. Successivamente troverà spazio l’etnografia di forme contro-egemoniche fluide, parziali, contraddittorie e caotiche, che ho colto in pratiche sociali e retoriche all’opera nella quotidianità di buona parte dei giovani tunisini che ho frequentato nel corso della ricerca in Tunisia. Si tratta di esperienze che originano dalla condivisione di condizioni di ingiustizia sociale, deprivazione e umiliazione e che purtuttavia non si fanno incasellare entro chiari linguaggi politici. Infine sarà l’Islam a costituire il focus della scrittura etnografica. Dopo la Rivoluzione, la Tunisia, unanimemente considerata Paese esemplare nella gestione secolare e ‘moderna’ dei rapporti tra politica e religione, ha conosciuto una reviviscenza religiosa notevole, la cui tangibile espressione è data dall’espressione di simboli identitari in uno spazio pubblico precedentemente desertificato. Per questo motivo, pur essendo consacrata a un preciso capitolo, la religione attraversa tutta la tesi dal momento che le attribuisco statuto di fatto sociale totale. I giovani tunisini recentemente convertiti a forme più accentuate di religiosità, che verranno presentati nel quarto capitolo della tesi, non sono eccentrici e anacronistici barbuti retrogradi o tutt’al più folkloristici, tesi a scivolare in declinazioni patologiche del sacro, ma attori sociali che aderiscono razionalmente a una discorsività il cui potere di fascinazione risiede nella messa in causa delle ideologie universaliste chiamate a sanzionare l’accesso alla modernità (Laouari, 1987).File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tesi_dottorato_Cordova.pdf
accesso aperto
Dimensione
3.16 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.16 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/99114
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99114