The snow occupies 9% of total earth's surface on average, approximately 5 times the size of the Europe. Depending on the latitude, it lies on the ground from few days to eight months.Inquiring about the existence of a snow-sensitive design appears more than legitimate. With this aim, the present research work straddles the Nordic architecture and the design of the winter city. The key is landscape design, intended in a sense which includes aspects of architecture, ecology, urbanism, engineering and spatial practices that are able to shape the setting of our daily life. The snow in the landscape is not just linked to the visual and aesthetic experience, it's an element that deeply transforms the reality around us. When it falls, details disappear, ground layouts go hidden, colors turn toward a gray scale, sounds are deaden and smells are subtle. Everything becomes a game of tensions, rounded shapes, volumes and connections that changes the ways in which we live our territories. Thus, cities, villages, streets, public spaces, parks, infrastructures are forced to face the need to adapt their spaces to accommodate the presence of snow. For the first time this work has systematically investigated the issue. Studies and comparison have been done among intriguing modern and contemporary experiences, to shed a light on design principles specifically related to the snow. Findings were pursued through an inductive approach. Starting from the understanding of case studies it has been possible to build an overall vision about design principles. Among the multi-faceted international context, three main trajectories, in which snow-sensitive design seems to be oriented, emerge:1) working on temporality; 2) designing the safety; 3) promote active outdoor living. What clearly comes out is the need for a change of point of view, that allows us to reconsider the snow from limitation, or simple climatic circumstance, to inviting design opportunities. Unlike traditional forms of adaptation to the climate, the contemporary snow-sensitive landscape design involves broader aspects, such as the adoption of flexible spatial configurations, the poetry of the limited use of resources, the reinterpretation and improvement of architectural rhetoric, ecosystem functionality, openness to climate change, attention to ethical, aesthetic and experiential issues. First of all snow-sensitive design is based on the concept of year-round usability, which means the possibility to use open spaces all year round. The key aspect is the temporality, intended as the ability of the project to create shifting spatial and programmatic conditions, particularly suitable to accommodate the snow in all the stages, from the first pristine fall to the dirty melting material. Other common principles are the increase of attractiveness, the playful and creative use of the snow, to be achieved also through temporary artistic practices.

PREMESSA Mediamente la neve occupa il 9% della superficie totale della terra, un’area grande circa 5 volte l’Europa. A seconda della latitudine, può depositarsi al suolo da pochi giorni fino a otto mesi l’anno. Essa riveste un ruolo centrale nel funzionamento dei grandi meccanismi climatici del sistema terra, così come influenza le dinamiche insediative di una vasta parte del mondo abitato. Nonostante l’attenzione che, negli ultimi anni, le discipline architettoniche ed urbanistiche rivolgono alle questioni climatiche, il tema della neve sembra essere trascurato. Esso costituisce a tutti gli effetti un vuoto nel panorama scientifico sull’architettura del paesaggio. Sollevare domande circa l’esistenza di una progettazione sensibile a questo elemento naturale, dunque appare più che legittimo. AMBITO TEMATICO La ricerca si inserisce a cavallo tra l’architettura nordica e il cosidetto disegno della città invernale (winter city design), intercettando ambiti di ricerca tra più fertili della cultura urbana contemporanea, tra cui, quelli connessi al cambiamento climatico. OBIETTIVI Come si può gestire la neve attraverso il progetto? Quali sono i principi su cui lavorare? In quale misura il progetto di paesaggio può essere considerato una forma contemporanea di adattamento al clima nivale? Queste sono le principali domande a cui la ricerca tenta di dare risposta. Passando anche per interrogativi più ampi — come lo squilibrio del ciclo nivale, la tendenza alla minore durata della copertura nevosa, la velocizzazione dello scioglimento, la necessità di risparmio di risorse nelle pratiche di gestione e rimozione della neve — il lavoro fissa le coordinate per una nuova linea di ricerca. STRUTTURA DELLA TESI Quattro sono le sezioni principali. La prima introduce il tema, parla delle relazioni che la neve instaura nel paesaggio, ne esplicita il carattere di eccezionale variabilità. Particolare attenzione viene posta agli effetti che la neve ha sul territorio, a come ne cambia i connotati, le geometrie di funzionamento, i riferimenti visivi, di come influenza il coinvolgimento personale e collettivo alla vita urbana e rurale. La seconda, riguarda la comprensione di alcune dinamiche storiche e la lettura critica dello stato dell’arte. La terza rappresenta il corpo centrale della ricerca, nella quale si passano in rassegna progetti autoriali, convenzionali, piani, attività o programmi di gestione, sistemi di messa in sicurezza, festival tematici, opere artistiche e alcune pratiche operative in grado di dare forma riconoscibile al paesaggio. La quarta parte conclude, facendo chiarezza sui principi, sulle tematiche ricorrenti, sulle forme, sulle figure, sulle innovazioni, sul ruolo e sulle prospettive del “progetto di paesaggio sensibile alla neve”. APPROCCIO METODOLOGICO Il lavoro non pone l’attenzione su tutti gli scenari possibili in cui l’inverno è caratterizzato dalla presenza della neve, ma si focalizza solamente su quei contesti in cui essa ha un valore conformativo rispetto al paesaggio, nei quali la durata al suolo è persistente per un tempo ragionevolmente lungo da produrre influenze sui meccanismi di funzionamento e sulla vita dei territori. La ricerca è stata intrapresa attraverso una metodologia di conoscenza induttiva, secondo un processo di apprendimento che, a partire dallo studio dei singoli casi, ha permesso di costruire una visione d’insieme e una comprensione dei principi di progettazione generali. La ricerca attinge ad un repertorio di riferimenti diversficato, ma comunque inqudrabili nell’ambito più generale del progetto dello spazio aperto. STUDI ALL’ESTERO E SUL CAMPO Hanno avuto una grande influenza una serie di viaggi effettuati in Europa tra il 2017 e il 2018, e il confronto su alcune tematiche con la Chaire en Paysage et Environnement de l’Université de Montréal. In particolare, è stato determinante il soggiorno di ricerca nella Scuola di Architettura di Umeå in Svezia, durante il quale si sono presentate occasioni per effettuare sopralluoghi nei territori artici, visitare progetti precedentemente selezionati, rivalutare o confutare concetti teorici elaborati in precedenza, avere un confronto diretto con colleghi universitari, professori, ricercatori e progettisti di diverse nazionalità e competenze. SINTESI Le prime riflessioni critiche circa la progettazione dei contesti innevati, si possono collocare nei progetti tardo-modernisti per le città artiche come, ad esempio, quelli per Svappavaara, Kiruna, Norilsk, Frobisher Bay, Hemmerfest e Resolute Bay. In particolare il lascito culturale della grammar for high latitude di R. Erskine ne rappresenta il più solido riferimento. Dopo la grande stagione della cosiddetta “conquista artica”, lo studio della neve, come elemento di progetto, può essere ricondotto principalmente al movimento delle winter cities, al quale dobbiamo la nascita di buone pratiche di gestione e di disegno della città invernale. Tuttavia, il quadro delineato risulta ancora frammentario e poco strutturato. Ciò che emerge dalla disamina di casi studio contemporanei, comunque, è un nuovo sistema di valori, principi ed approcci progettuali che si distaccano dal grande ensable delle ordinarie forme di adattamento al clima e sviluppano, in maniera più inclusiva, un pensiero critico sulla sensibilità del progetto rispetto alla neve. Va specificato che la tesi propone la locuzione progetto di paesaggio in un’accezione unificante, che abbraccia aspetti dell’architettura, dell’ecologia, dell’ingegneria, dell’urbanistica e delle pratiche costruttive ordinarie. Essendo la tesi centrata sul tema dell’abitare, si intende per paesaggio lo “scenario predominante della nostra vita quotidiana”. Ma per arrivare a parlare di “progetto della neve nel paesaggio” serve innanzitutto un cambio di prospettiva, per riconsiderare la neve da semplice circostanza climatica o addirittura impedimento, a risorsa di larga scala. Il progetto contemporaneo infatti coinvolge aspetti di più ampio respiro, come la poetica dell’uso limitato delle risorse, la compresenza di più soluzioni possibili, la reinterpretazione ed il miglioramento della retorica costruttiva, la funzionalità ecosistemica, l’apertura alla metabolizzazione o alla reazione al cambiamento climatico, l’attenzione all’istanza etica, estetica ed esperienziale. Volendone riportare sinteticamente i tratti fondamentali il progetto sensibile alla neve è un progetto che prima di tutto si basa sul concetto della year-round usability, ovvero della possibilità di utilizzare gli spazi aperti tutto l’anno. Condizione necessaria per assolvere a questa finalità è l’adozione di soluzioni progettuali flessibili, predisposte a fornire funzioni, libero accesso e una certa attrattività anche quando gli spazi sono coperti o resi più disagevoli dalla neve. Un altro aspetto caratterizzante riguarda la temporalità, intesa come la capacità del progetto di prefigurare luoghi e impostare indirizzi programmatici che siano in grado di conciliare le attività dell’uomo con i tempi del ciclo nivale. Su questo, progetti tipo Melting Island (Studio Abiro), il piano del Blu del Verde e del Bianco di Gällivare, l’opera di valorizzazione del centro sciistico di Planika o il piano di sviluppo residenziale di Vassara-Sandviken, forniscono modelli esemplari e innovativi, dove l’insieme coordinato di strutture temporanee, architetture di neve, materiali, forme dello spazio mutevoli, composizioni di specie vegetali, metodi di gestione delle infrastrutture tecniche, creano condizioni particolarmente adatte ad accogliere la neve, accomodarla o sfruttarla dai primi momenti di accumulo al suolo fino al suo completo scioglimento. Forse è proprio l’attenzione maggiore che questi progetti rivolgono agli stadi temporali intermedi, e non solo allo stato neve-non neve, che sancisce un certo grado di innovazione rispetto, ad esempio, alle esperienze del tardo-modernismo artico viste nello scorso secolo. Il progetto contemporaneo, per dichiararsi davvero sensibile alla neve deve, in qualche modo, considerarla in tutto il suo spettro di trasformazioni, dunque da materia solida a acqua, a slush, o a fanghiglia sporcata dal continuo spargimento di sale antigelo, pietrisco e sabbia. Come è logico che sia il progetto sensibile alla neve è anche un progetto che lavora molto sul concetto di esternalità, soprattutto in relazione alle grandi strutture per mitigazione dei rischi. Le esperienze delle snow dams Islandesi mostrano infatti come sia possibile rendere ambientalmente, esteticamente e socialmente meno impattanti i grandissimi terrapieni che consentono di bloccare o deflettere le valanghe, attraverso raffinate modellazioni della forma o l’inserimento misurato di percorsi, punti panoramici, aree di sosta e spazi ricreativi dall’alta capacità di conferire valore aggiunto. Ci sono poi altri temi ricorrenti. Il primo riguarda un fatto piuttosto pratico, con il quale il progetto deve necessariamente confrontarsi: la contrazione e l’allargamento dello spazio abitativo. In termini progettuali, azioni come conquistare temporaneamente il letto di un fiume ghiacciato con percorsi sciistici e installazioni artistiche, trasformare semplici pendii innevati in opportunità ludiche e sportive, individuare fasce stradali o parcheggi per immagazzinare e smaltire in maniera intelligente la neve rimossa, creare reti temporanee di mobilità dolce, significa governare e sdrammatizzare questa constinua espansione e restringimento dello spazio abitabile. Un altro tema è quello del movimento, argomento caro allo scrittore Adam Gopnik, il quale afferma che “se da un lato l’inverno riduce le comodità, dall’altro introduce il tema della velocità e del gioco”. Non è un caso che quasi tutti i progetti analizzati pongono tra gli obiettivi principali quello di creare luoghi che favoriscano il moto, il dialogo e stimolino la vita comunitaria attraverso il divertimento. Infine la spettacolarizzazione dell’ambiente innevato, inteso non tanto in termini di marketing territoriale quanto piuttosto come volontà di conferire fisicamente agli spazi un’insolita bellezza temporanea, capace di rendere speciali luoghi altrimenti ordinari. D’altronde, dai primi testi di Norman Pressman fino alle più attuali linee guida delle winter cities, la retorica della bella città innevata, piena di luci, attrazioni e colori, sembra essere un ingrediente imprescindibile per mantenere l’ambiente invernale attivo e vibrante. Nel tentativo di adeguare gli spazi di vita e le infrastrutture di difesa alla presenza frequente o prolungata della neve, si intravede, nelle esperienze contemporanee, un riproporsi di principi e soluzioni spaziali che sembrerebbero tratteggiare linee di comune di intervento. Dopo la grammar for high latitudes di Erskine, forse, il momento è maturo per iniziare a parlare di una “grammatica costruttiva per la neve”.

Abitare la neve. Il progetto di paesaggio oltre l'adattamento

DI COSMO, FEDERICO
2020

Abstract

The snow occupies 9% of total earth's surface on average, approximately 5 times the size of the Europe. Depending on the latitude, it lies on the ground from few days to eight months.Inquiring about the existence of a snow-sensitive design appears more than legitimate. With this aim, the present research work straddles the Nordic architecture and the design of the winter city. The key is landscape design, intended in a sense which includes aspects of architecture, ecology, urbanism, engineering and spatial practices that are able to shape the setting of our daily life. The snow in the landscape is not just linked to the visual and aesthetic experience, it's an element that deeply transforms the reality around us. When it falls, details disappear, ground layouts go hidden, colors turn toward a gray scale, sounds are deaden and smells are subtle. Everything becomes a game of tensions, rounded shapes, volumes and connections that changes the ways in which we live our territories. Thus, cities, villages, streets, public spaces, parks, infrastructures are forced to face the need to adapt their spaces to accommodate the presence of snow. For the first time this work has systematically investigated the issue. Studies and comparison have been done among intriguing modern and contemporary experiences, to shed a light on design principles specifically related to the snow. Findings were pursued through an inductive approach. Starting from the understanding of case studies it has been possible to build an overall vision about design principles. Among the multi-faceted international context, three main trajectories, in which snow-sensitive design seems to be oriented, emerge:1) working on temporality; 2) designing the safety; 3) promote active outdoor living. What clearly comes out is the need for a change of point of view, that allows us to reconsider the snow from limitation, or simple climatic circumstance, to inviting design opportunities. Unlike traditional forms of adaptation to the climate, the contemporary snow-sensitive landscape design involves broader aspects, such as the adoption of flexible spatial configurations, the poetry of the limited use of resources, the reinterpretation and improvement of architectural rhetoric, ecosystem functionality, openness to climate change, attention to ethical, aesthetic and experiential issues. First of all snow-sensitive design is based on the concept of year-round usability, which means the possibility to use open spaces all year round. The key aspect is the temporality, intended as the ability of the project to create shifting spatial and programmatic conditions, particularly suitable to accommodate the snow in all the stages, from the first pristine fall to the dirty melting material. Other common principles are the increase of attractiveness, the playful and creative use of the snow, to be achieved also through temporary artistic practices.
27-feb-2020
Italiano
PREMESSA Mediamente la neve occupa il 9% della superficie totale della terra, un’area grande circa 5 volte l’Europa. A seconda della latitudine, può depositarsi al suolo da pochi giorni fino a otto mesi l’anno. Essa riveste un ruolo centrale nel funzionamento dei grandi meccanismi climatici del sistema terra, così come influenza le dinamiche insediative di una vasta parte del mondo abitato. Nonostante l’attenzione che, negli ultimi anni, le discipline architettoniche ed urbanistiche rivolgono alle questioni climatiche, il tema della neve sembra essere trascurato. Esso costituisce a tutti gli effetti un vuoto nel panorama scientifico sull’architettura del paesaggio. Sollevare domande circa l’esistenza di una progettazione sensibile a questo elemento naturale, dunque appare più che legittimo. AMBITO TEMATICO La ricerca si inserisce a cavallo tra l’architettura nordica e il cosidetto disegno della città invernale (winter city design), intercettando ambiti di ricerca tra più fertili della cultura urbana contemporanea, tra cui, quelli connessi al cambiamento climatico. OBIETTIVI Come si può gestire la neve attraverso il progetto? Quali sono i principi su cui lavorare? In quale misura il progetto di paesaggio può essere considerato una forma contemporanea di adattamento al clima nivale? Queste sono le principali domande a cui la ricerca tenta di dare risposta. Passando anche per interrogativi più ampi — come lo squilibrio del ciclo nivale, la tendenza alla minore durata della copertura nevosa, la velocizzazione dello scioglimento, la necessità di risparmio di risorse nelle pratiche di gestione e rimozione della neve — il lavoro fissa le coordinate per una nuova linea di ricerca. STRUTTURA DELLA TESI Quattro sono le sezioni principali. La prima introduce il tema, parla delle relazioni che la neve instaura nel paesaggio, ne esplicita il carattere di eccezionale variabilità. Particolare attenzione viene posta agli effetti che la neve ha sul territorio, a come ne cambia i connotati, le geometrie di funzionamento, i riferimenti visivi, di come influenza il coinvolgimento personale e collettivo alla vita urbana e rurale. La seconda, riguarda la comprensione di alcune dinamiche storiche e la lettura critica dello stato dell’arte. La terza rappresenta il corpo centrale della ricerca, nella quale si passano in rassegna progetti autoriali, convenzionali, piani, attività o programmi di gestione, sistemi di messa in sicurezza, festival tematici, opere artistiche e alcune pratiche operative in grado di dare forma riconoscibile al paesaggio. La quarta parte conclude, facendo chiarezza sui principi, sulle tematiche ricorrenti, sulle forme, sulle figure, sulle innovazioni, sul ruolo e sulle prospettive del “progetto di paesaggio sensibile alla neve”. APPROCCIO METODOLOGICO Il lavoro non pone l’attenzione su tutti gli scenari possibili in cui l’inverno è caratterizzato dalla presenza della neve, ma si focalizza solamente su quei contesti in cui essa ha un valore conformativo rispetto al paesaggio, nei quali la durata al suolo è persistente per un tempo ragionevolmente lungo da produrre influenze sui meccanismi di funzionamento e sulla vita dei territori. La ricerca è stata intrapresa attraverso una metodologia di conoscenza induttiva, secondo un processo di apprendimento che, a partire dallo studio dei singoli casi, ha permesso di costruire una visione d’insieme e una comprensione dei principi di progettazione generali. La ricerca attinge ad un repertorio di riferimenti diversficato, ma comunque inqudrabili nell’ambito più generale del progetto dello spazio aperto. STUDI ALL’ESTERO E SUL CAMPO Hanno avuto una grande influenza una serie di viaggi effettuati in Europa tra il 2017 e il 2018, e il confronto su alcune tematiche con la Chaire en Paysage et Environnement de l’Université de Montréal. In particolare, è stato determinante il soggiorno di ricerca nella Scuola di Architettura di Umeå in Svezia, durante il quale si sono presentate occasioni per effettuare sopralluoghi nei territori artici, visitare progetti precedentemente selezionati, rivalutare o confutare concetti teorici elaborati in precedenza, avere un confronto diretto con colleghi universitari, professori, ricercatori e progettisti di diverse nazionalità e competenze. SINTESI Le prime riflessioni critiche circa la progettazione dei contesti innevati, si possono collocare nei progetti tardo-modernisti per le città artiche come, ad esempio, quelli per Svappavaara, Kiruna, Norilsk, Frobisher Bay, Hemmerfest e Resolute Bay. In particolare il lascito culturale della grammar for high latitude di R. Erskine ne rappresenta il più solido riferimento. Dopo la grande stagione della cosiddetta “conquista artica”, lo studio della neve, come elemento di progetto, può essere ricondotto principalmente al movimento delle winter cities, al quale dobbiamo la nascita di buone pratiche di gestione e di disegno della città invernale. Tuttavia, il quadro delineato risulta ancora frammentario e poco strutturato. Ciò che emerge dalla disamina di casi studio contemporanei, comunque, è un nuovo sistema di valori, principi ed approcci progettuali che si distaccano dal grande ensable delle ordinarie forme di adattamento al clima e sviluppano, in maniera più inclusiva, un pensiero critico sulla sensibilità del progetto rispetto alla neve. Va specificato che la tesi propone la locuzione progetto di paesaggio in un’accezione unificante, che abbraccia aspetti dell’architettura, dell’ecologia, dell’ingegneria, dell’urbanistica e delle pratiche costruttive ordinarie. Essendo la tesi centrata sul tema dell’abitare, si intende per paesaggio lo “scenario predominante della nostra vita quotidiana”. Ma per arrivare a parlare di “progetto della neve nel paesaggio” serve innanzitutto un cambio di prospettiva, per riconsiderare la neve da semplice circostanza climatica o addirittura impedimento, a risorsa di larga scala. Il progetto contemporaneo infatti coinvolge aspetti di più ampio respiro, come la poetica dell’uso limitato delle risorse, la compresenza di più soluzioni possibili, la reinterpretazione ed il miglioramento della retorica costruttiva, la funzionalità ecosistemica, l’apertura alla metabolizzazione o alla reazione al cambiamento climatico, l’attenzione all’istanza etica, estetica ed esperienziale. Volendone riportare sinteticamente i tratti fondamentali il progetto sensibile alla neve è un progetto che prima di tutto si basa sul concetto della year-round usability, ovvero della possibilità di utilizzare gli spazi aperti tutto l’anno. Condizione necessaria per assolvere a questa finalità è l’adozione di soluzioni progettuali flessibili, predisposte a fornire funzioni, libero accesso e una certa attrattività anche quando gli spazi sono coperti o resi più disagevoli dalla neve. Un altro aspetto caratterizzante riguarda la temporalità, intesa come la capacità del progetto di prefigurare luoghi e impostare indirizzi programmatici che siano in grado di conciliare le attività dell’uomo con i tempi del ciclo nivale. Su questo, progetti tipo Melting Island (Studio Abiro), il piano del Blu del Verde e del Bianco di Gällivare, l’opera di valorizzazione del centro sciistico di Planika o il piano di sviluppo residenziale di Vassara-Sandviken, forniscono modelli esemplari e innovativi, dove l’insieme coordinato di strutture temporanee, architetture di neve, materiali, forme dello spazio mutevoli, composizioni di specie vegetali, metodi di gestione delle infrastrutture tecniche, creano condizioni particolarmente adatte ad accogliere la neve, accomodarla o sfruttarla dai primi momenti di accumulo al suolo fino al suo completo scioglimento. Forse è proprio l’attenzione maggiore che questi progetti rivolgono agli stadi temporali intermedi, e non solo allo stato neve-non neve, che sancisce un certo grado di innovazione rispetto, ad esempio, alle esperienze del tardo-modernismo artico viste nello scorso secolo. Il progetto contemporaneo, per dichiararsi davvero sensibile alla neve deve, in qualche modo, considerarla in tutto il suo spettro di trasformazioni, dunque da materia solida a acqua, a slush, o a fanghiglia sporcata dal continuo spargimento di sale antigelo, pietrisco e sabbia. Come è logico che sia il progetto sensibile alla neve è anche un progetto che lavora molto sul concetto di esternalità, soprattutto in relazione alle grandi strutture per mitigazione dei rischi. Le esperienze delle snow dams Islandesi mostrano infatti come sia possibile rendere ambientalmente, esteticamente e socialmente meno impattanti i grandissimi terrapieni che consentono di bloccare o deflettere le valanghe, attraverso raffinate modellazioni della forma o l’inserimento misurato di percorsi, punti panoramici, aree di sosta e spazi ricreativi dall’alta capacità di conferire valore aggiunto. Ci sono poi altri temi ricorrenti. Il primo riguarda un fatto piuttosto pratico, con il quale il progetto deve necessariamente confrontarsi: la contrazione e l’allargamento dello spazio abitativo. In termini progettuali, azioni come conquistare temporaneamente il letto di un fiume ghiacciato con percorsi sciistici e installazioni artistiche, trasformare semplici pendii innevati in opportunità ludiche e sportive, individuare fasce stradali o parcheggi per immagazzinare e smaltire in maniera intelligente la neve rimossa, creare reti temporanee di mobilità dolce, significa governare e sdrammatizzare questa constinua espansione e restringimento dello spazio abitabile. Un altro tema è quello del movimento, argomento caro allo scrittore Adam Gopnik, il quale afferma che “se da un lato l’inverno riduce le comodità, dall’altro introduce il tema della velocità e del gioco”. Non è un caso che quasi tutti i progetti analizzati pongono tra gli obiettivi principali quello di creare luoghi che favoriscano il moto, il dialogo e stimolino la vita comunitaria attraverso il divertimento. Infine la spettacolarizzazione dell’ambiente innevato, inteso non tanto in termini di marketing territoriale quanto piuttosto come volontà di conferire fisicamente agli spazi un’insolita bellezza temporanea, capace di rendere speciali luoghi altrimenti ordinari. D’altronde, dai primi testi di Norman Pressman fino alle più attuali linee guida delle winter cities, la retorica della bella città innevata, piena di luci, attrazioni e colori, sembra essere un ingrediente imprescindibile per mantenere l’ambiente invernale attivo e vibrante. Nel tentativo di adeguare gli spazi di vita e le infrastrutture di difesa alla presenza frequente o prolungata della neve, si intravede, nelle esperienze contemporanee, un riproporsi di principi e soluzioni spaziali che sembrerebbero tratteggiare linee di comune di intervento. Dopo la grammar for high latitudes di Erskine, forse, il momento è maturo per iniziare a parlare di una “grammatica costruttiva per la neve”.
Artico; neve; architettura nordica; snow sensitve design; urbanism below zero; temporalità del progetto; paesaggi mutevoli; shifting landscapes; northern architecture; cambiamenti climatici; scioglimento dei ghiacci;
TOPPETTI, FABRIZIO
CAPUANO, Alessandra
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/99145
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-99145