Questa tesi è dedicata alla ricostruzione e all’analisi della riflessione svoltasi all’interno del gruppo dirigente bolscevico tra il 1924 e il 1929 sulla questione contadina russa, tema che aveva dominato il dibattito culturale e politico in Russia fin dall’inizio del XIX secolo e che vide alla fine degli anni Venti una drammatica risoluzione con la collettivizzazione forzata delle campagne e la dekulakizzazione. L’obiettivo della ricerca è quello di porre l’attenzione sulla dimensione culturale della collettivizzazione come fattore che contribuisce e concorre a spiegare il fenomeno. In particolare, si cercano di ricostruire i caratteri fondamentali della rappresentazione della classe contadina da parte della leadership bolscevica durante la fase di crisi della Nep, di inquadrarli all’interno dell’ambito politico ed economico di riferimento e di porli in relazione al discorso sulla campagna russa prevalente tra l’intellighentsia prerivoluzionaria, e di evidenziare cioè l’importanza di quella che per l’élite urbana era “l’immagine della campagna”. Per far questo, ci si serve di alcuni strumenti metodologici degli studi culturali e degli studi sulla rappresentazione dell’altro. Tra questi, un contributo teorico importante è dato dal concetto di colonialismo interno, che consente di concentrare l’attenzione sulla dimensione sociale e geografica della distribuzione del potere imperiale in Russia, che diversamente da altri contesti più etnocentrici vede storicamente nella divisione tra città e campagna l’antinomia fondamentale della società russa. La ricerca è stata condotta prevalentemente su fonti documentarie edite e sulle fonti a stampa in lingua originale, in quanto esse costituiscono le voci classiche dell’analisi del discorso pubblico (articoli, pamphlet, report di conferenze e congressi). Dalla ricerca emerge che alla base dei dibattiti politici ed economici durante la Nep esisteva un’immagine della campagna, e del suo rapporto con la città, condivisa unanimemente da tutta la leadership bolscevica a prescindere dalle correnti. La dinamica della separazione politico-culturale è lampante e il discorso alla base è un discorso di subalternità congenita dovuta all’inerente passività e arretratezza del contadino russo. Con l’aumentare dell’ostilità nei villaggi dovute alle politiche di requisizione del grano, gradualmente il discorso sul contadino passerà dal tema fiducioso della passività, dell’ignoranza e della trasformazione a quello distruttivo del contadino come tipo socioculturale intrinsecamente borghese, antitetico al socialismo, ostile e irriformabile. Sulla base del confronto della ricerca con studi simili sul periodo zarista, si conclude che questa rappresentazione non è altro che la versione bolscevica di un confronto secolare della società colta urbana russa con la popolazione contadina, individuando un parallelismo che collega la cultura prerivoluzionaria con quella sovietica sul tema dell’antinomia tra città e campagna. Infine, alcuni elementi di questa immagine sembrano coincidere con quella dei popoli colonizzati nel discorso coloniale classico.

Il contadino russo sull'orlo della collettivizzazione: l’immagine della campagna nel dibattito politico ed economico in Urss (1924-1929)

ZINO, GIORGIA
2020

Abstract

Questa tesi è dedicata alla ricostruzione e all’analisi della riflessione svoltasi all’interno del gruppo dirigente bolscevico tra il 1924 e il 1929 sulla questione contadina russa, tema che aveva dominato il dibattito culturale e politico in Russia fin dall’inizio del XIX secolo e che vide alla fine degli anni Venti una drammatica risoluzione con la collettivizzazione forzata delle campagne e la dekulakizzazione. L’obiettivo della ricerca è quello di porre l’attenzione sulla dimensione culturale della collettivizzazione come fattore che contribuisce e concorre a spiegare il fenomeno. In particolare, si cercano di ricostruire i caratteri fondamentali della rappresentazione della classe contadina da parte della leadership bolscevica durante la fase di crisi della Nep, di inquadrarli all’interno dell’ambito politico ed economico di riferimento e di porli in relazione al discorso sulla campagna russa prevalente tra l’intellighentsia prerivoluzionaria, e di evidenziare cioè l’importanza di quella che per l’élite urbana era “l’immagine della campagna”. Per far questo, ci si serve di alcuni strumenti metodologici degli studi culturali e degli studi sulla rappresentazione dell’altro. Tra questi, un contributo teorico importante è dato dal concetto di colonialismo interno, che consente di concentrare l’attenzione sulla dimensione sociale e geografica della distribuzione del potere imperiale in Russia, che diversamente da altri contesti più etnocentrici vede storicamente nella divisione tra città e campagna l’antinomia fondamentale della società russa. La ricerca è stata condotta prevalentemente su fonti documentarie edite e sulle fonti a stampa in lingua originale, in quanto esse costituiscono le voci classiche dell’analisi del discorso pubblico (articoli, pamphlet, report di conferenze e congressi). Dalla ricerca emerge che alla base dei dibattiti politici ed economici durante la Nep esisteva un’immagine della campagna, e del suo rapporto con la città, condivisa unanimemente da tutta la leadership bolscevica a prescindere dalle correnti. La dinamica della separazione politico-culturale è lampante e il discorso alla base è un discorso di subalternità congenita dovuta all’inerente passività e arretratezza del contadino russo. Con l’aumentare dell’ostilità nei villaggi dovute alle politiche di requisizione del grano, gradualmente il discorso sul contadino passerà dal tema fiducioso della passività, dell’ignoranza e della trasformazione a quello distruttivo del contadino come tipo socioculturale intrinsecamente borghese, antitetico al socialismo, ostile e irriformabile. Sulla base del confronto della ricerca con studi simili sul periodo zarista, si conclude che questa rappresentazione non è altro che la versione bolscevica di un confronto secolare della società colta urbana russa con la popolazione contadina, individuando un parallelismo che collega la cultura prerivoluzionaria con quella sovietica sul tema dell’antinomia tra città e campagna. Infine, alcuni elementi di questa immagine sembrano coincidere con quella dei popoli colonizzati nel discorso coloniale classico.
24-feb-2020
Italiano
storia russa; stalinismo; colonialismo interno; collettivizzazione; decontadinizzazione
VALLE, Roberto
SAGGIORO, Alessandro
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/99160
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-99160