This thesis analyzes the religious elements in the Selk’nam and Mapuche cultures from a comparative perspective. The emphasis is placed on their history and cultural practices, as well as the geographical situation of the territories inhabited by both human groups. By using anthropological and historical approaches, analytical observations and reflections are made concerning spirituality in general and cosmovision in particular, examining myths, rituals, symbols and the most varied religious expressions that constitute a diverse corpus of beliefs. This work uses a methodology characteristic of ethnohistory, with a focus on the anthropology and history of religions. It includes the discussion on this discipline’s suitability for the study of indigenous peoples, considering both the methodological issues —such as religiocentrism— and the ethnocentric implications of previous works, as well as those derived from the processes of religious syncretism and evangelization. An emphasis is placed on the theoretical discussion about the concept of religion from an Americanist point of view, with the purpose of examining the idea of a supreme being or of supreme beings in the indigenous peoples, identifying the processes of cultural and religious domination, and analyzing the historical legacy of both cultures on the basis of documents by chroniclers, travelers, militaries and official authorities.


Questa tesi analizza gli elementi religiosi delle culture selk’nam e mapuche, utilizzando una prospettiva comparativa. In questa direzione, la tesi pone un’enfasi particolare sulla storia, sulle pratiche culturali e sulla posizione geografica nei territori abitati e popolati da entrambe le etnie. Attraverso approssimazioni storiche e antropologiche, possiamo osservare e riflettere sulla loro spiritualità e, più in particolare, sulla loro concezione del mondo; passando per miti, riti, simboli ed espressioni religiose di vario tipo, riusciremo quindi a ricostruire un corpus di credenze unico. Il presente lavoro utilizza una metodologia etno-storica, ma anche storico-religiosa, conducendo la discussione ad indagare la pertinenza dell’uso di queste discipline nello studio dei popoli indigeni e considerando, da un lato, i problemi metodologici nel loro studio (come quelli di un «religiocentrismo»), e, dall’altro, la difficoltà nell’identificare la veridicità di quelle implicazioni etnocentriche che, in lavori antecedenti, individuano processi di sincretismo religioso. Molti di questi problemi sono sorti durante una fase missionaria sia nel corso della conquista dell’America che della nascita delle Repubbliche in Sud America. Inoltre, un’osservazione dei processi di evangelizzazione dei popoli indigeni costituisce parte integrante delle nostre analisi. L’analisi comparativa presuppone una serie di problemi teorici e metodologici, il cui primo livello è costituito dalla storia. Non è semplice inquadrare cronologicamente le culture studiate, principalmente perché le informazioni che possediamo —provenienti da diverse fonti— indicano datazioni differenti. Tuttavia, l’antropologia ci permette di lavorare con una maggiore flessibilità temporale nello studio comparativo, assicurandoci una comprensione più ampia dei fenomeni indagati. Questo perché, a differenza della storia, l’antropologia si concentra su un’analisi di lunga durata delle pratiche culturali, non limitandosi a un periodo di tempo specifico. In primo luogo, la tesi si propone di presentare una prima approssimazione generale in merito alla pertinenza di questa ricerca, muovendo dalle ragioni che rendono necessario uno studio della religione dei popoli indigeni. Successivamente, la tesi espone gli aspetti teorici e metodologici della ricerca, indagando il dibattito riguardante la storia, l’antropologia e l’etno- storia delle religioni. L’elaborato tenta dunque di offrire un contributo alla definizione del concetto di religione dal punto di vista dei popoli indigeni e dal punto di vista delle difficoltà che presuppongono lo studio della religione. A partire da questa premessa metodologica, la tesi cerca di proporre alcuni concetti religiosi di validità universale che aiutino a studiare i casi particolari dei selk'nam e dei mapuche. La tesi non svolgerebbe il proprio compito senza un’analisi preliminare del panorama culturale indigeno in America, motivo per cui si sofferma brevemente sulla storia indigena dell’America Latina, incluso il dibattito relativo alle più recenti tesi relative ai primi insediamenti americani, alle origini dell’uomo alle latitudini più meridionali, alla storia precolombiana e - naturalmente - al problema delle fonti legate ai cronisti e all’evangelizzazione. Tutto ciò ha lo scopo di introdurre il lettore nel contesto storico e archeologico antecedente all’apparizione delle culture mapuche e selk’nam. Per quanto riguarda le questioni storico-culturali, la tesi affronta il passato dei selk’nam, i primi contatti successivi alla scoperta dello Stretto di Magellano, della Grande Isola della Terra del Fuoco e della mobilità dei gruppi nomadi nel Sud australe. Una sezione importante della tesi riguarda la relazione fra le comunità selk’nam e gli allevatori che cominciarono a stabilirsi nella Terra del Fuoco durante il XIX secolo. Questi prolungati contatti ebbero un grande impatto sulla cultura locale, sia per quanto concerne lo sviluppo di strumenti e armi sia per quanto riguarda l’acquisizione di alimenti e materie prime. Questo emerge anche nella mobilità di alcuni gruppi che passarono da uno stile di vita nomade a uno stile di vita sedentario, permettendo lo stanziamento in vicinanza di allevamenti che avrebbero successivamente lavorato. Per quanto riguarda il popolo dei Mapuche, la storia culturale appare maggiormente complessa. Prima di tutto, la definizione del concetto di cultura mapuche, in relazione alla denominazione storica di araucano, appare controversa e - inoltre – emerge una grande diversità interna, che permette di individuare diversi gruppi come i picunche, i puelche, gli huilliche, i pehuenche e i lafquenche, che si trovano geograficamente dispersi nei territori del Cile e dell’Argentina odierna, rivelando una grande mobilità geografica attraverso la Cordigliera delle Ande come costante storica. Per comprendere il passato dei mapuche è necessario quindi fare riferimento ai primi contatti avvenuti con gli spagnoli durante la scoperta e la conquista del Cile, dopo che questi stessi arrivarono nella zona centrale e avanzarono verso il Sud. Proprio in questa fase, infatti, i conquistatori incontrarono la resistenza araucana. Per gli scopo di questa ricerca, è necessario anche tenere in considerazione i problemi relativi all’evangelizzazione, delineando premesse sia di carattere generale che specifico. La ricerca trova dunque avvio dalle difficoltà riscontrate in merito all’analisi delle missioni stabilite nel territorio dei selk'nam, e anche al di fuori del loro territorio, così come nel caso delle missioni di Candelaria in Argentina e di San Rafael in Cile. Queste missioni finirono per decimare la popolazione indigena locale, conducendo inoltre a un indottrinamento religioso e culturale che produsse la cancellazione dello stile di vita degli indigeni, reclusi e forzati a effettuare lavori di qualsiasi genere per le missioni dei salesiani. Da questo punto di vista, l’evangelizzazione ha avuto un impatto diretto sulla morte di un gran numero di indigeni selk'nam, a causa del confinamento avvenuto principalmente a Dawson Island e dell’applicazione di restrizioni relativa all’abbandono della missione e alla violazione dei diritti degli indigeni, questione ancora in discussione dal punto di vista storiografico e politico. L’evangelizzazione dei mapuche si è basata sulle riduzioni e su missioni itineranti, con le conseguenti difficoltà e benefici generati dalle stesse missioni. In entrambi i casi furono stabiliti gli ordini religiosi incaricati di cristianizzare i popoli dei villaggi indigeni nel Centro- sud cileno. In questo ambito, il sincretismo religioso è molto evidente e fa leva su elementi comuni utilizzati dai missionari sfruttando la concezione del mondo delle culture locali. Per questo motivo, prendiamo ad esempio quanto accade nell’epoca della colonizzazione, avvicinandoci allo studio delle cronache come fonti storiche e mostrando il collegamento fra missionari e militari che scrissero degli aspetti religiosi di distinte comunità mapuche. Un elemento di assoluta importanza emerge quando si sottolinea la responsabilità degli studiosi storici in relazione al genocidio e al negazionismo storico. È per questo che abbiamo considerato pertinente l’inclusione di un capitolo a riguardo al genocidio degli indigeni commesso nei villaggi selk’nam e mapuche. Il genocidio caratterizzò diversi momenti della storia indigena, riducendo la popolazione di queste etnie in maniera significativa; si parte dunque dagli allevatori della Terra del Fuoco per poi passare alla colonizzazione e alla caccia dell’oro in territorio selk’nam, passando quindi per gli zoo umani e continuando con le migrazioni forzate delle comunità distinte selk’nam. Nel caso dei mapuche, la tesi osserva il tentativo di sterminio intrapreso dagli stati del Cile e dell’Argentina, ovverosia l’«Occupazione dell’Aracaunía» che la Conquista del Deserto. In questo caso, la tesi indaga l’azione degli eserciti e la persecuzione di stili di vita e costumi ancestrali; termina quindi con uno sguardo al tema dei diritti dei villaggi indigeni ai nostri tempi, considerando sia le loro condizioni che le loro esigenze storiche. Per quanto concerne l’ambito religioso, la tesi prende avvio con una esposizione della cosmogonia dei selk'nam, in cui vengono descritti i miti della creazione e dell’origine della Terra, così come lo studio degli antenati e degli eroi più significativi. Riteniamo importante includere anche una descrizione della cerimonia dell’Hain, costituendo questa un asse fondamentale della cultura selk’nam. La cerimonia era considerata come un rito di passaggio alla vita adulta, riservato soltanto agli uomini appartenenti a una società segreta e conformata da tempo immemorabile. Per quanto riguarda gli aspetti spirituali, la tesi indaga le credenze relative alla tradizione degli spiriti del bosco, delle superstizioni e delle manifestazioni rituali. Inoltre, indaga anche le forme dello sciamanesimo, dando enfasi alla figura dello sciamano come autorità spirituale che possiede poteri associati alla cura dei malati e delle pratiche magico-religiose. Infine, la tesi indaga la concezione del mondo selk’nam, concentrandosi su lavori etnografici antecedenti. Nel caso dei mapuche, e per quanto riguarda la religione, l’elaborato descrive la cosmogonia, esponendo in particolare il problema del sincretismo religioso e delle sue interpretazioni, tenendo dunque conto che i primi a documentare queste informazioni furono i missionari; continua quindi con le cerimonie di Nguillatún e Machitún, di fondamentale importanza per la comprensione delle esperienze spirituali e religiose nella comunità, oltre a costituire un fattore di grande coesione sociale. Per quel che riguarda la spiritualità e la simbologia, la tesi riprende gli studi relative alle credenze tra i mapuche sull’esistenza di distinti tipi di spiriti e sulla simbologia implicita delle cerimonie stesse. Nel caso dello sciamanesimo, la tesi affronta le figure (femminili e maschili) dei Machi che, come sciamani, operavano diversi trattamenti medici e di magia spirituale; pratiche che persistono tutt’oggi. In questo ambito, è possibile osservare una complessità nel campo religioso di un villaggio indigeno, principalmente per quanto concerne i problemi derivanti dal sincretismo e dall’acculturazione prodotti dalle conquiste militari e spirituali. Questo lavoro si prepone di chiarire il panorama spirituale delle culture selk’nam e mapuche tramite una visione comparativa, che rifletta sull’esistenza dello spirito come parte di una religione conforme. Anche se non si dispone di scritture o testi religiosi del tempo, questa tradizione è stata tramandata per via orale alle generazioni successive, fino ad arrivare ai giorni nostri. Gli elementi della convergenza in temi di pratiche e credenze, conducono all’idea generale che le culture studiate, oltre a non aver avuto contatti con altre etnie in precedenza, condividessero elementi in comune che potevano essere attribuiti a un’origine naturale, alla cosmologia, all’interpretazione dei fenomeni atmosferici, al tempo, al contatto con il soprannaturale e, soprattutto, alla particolare visione del mondo degli indigeni. Probabilmente entrambi i popoli si riferiscono a un passato comune, impossibile da rintracciare seguendo la storia o l’archeologia, ma che dà conto del carattere millenario delle loro tradizioni che, all’interno delle proprie culture, hanno subito profondi cambiamenti. Interi gruppi umani sono stati dislocati in luoghi geografici diversi, adottando caratteristiche delle aree stesse, che fossero esse costiere, montane o circondate da foreste autoctone. Questo contributo alla storia e all’antropologia delle suddette popolazioni ha inteso quindi prendere in considerazione le due culture e le loro pratiche spirituali in uno studio comparativo nel quale storia culturale e problemi teorici hanno favorito una riflessione generale sui fenomeni religiosi dei villaggi indigeni in America del Sud.


Espiritualidad, simbolismo y mitología en América del Sur: religiosidad comparada de las culturas selk'nam y mapuche

BRIONES, BORIS
2019

Abstract

This thesis analyzes the religious elements in the Selk’nam and Mapuche cultures from a comparative perspective. The emphasis is placed on their history and cultural practices, as well as the geographical situation of the territories inhabited by both human groups. By using anthropological and historical approaches, analytical observations and reflections are made concerning spirituality in general and cosmovision in particular, examining myths, rituals, symbols and the most varied religious expressions that constitute a diverse corpus of beliefs. This work uses a methodology characteristic of ethnohistory, with a focus on the anthropology and history of religions. It includes the discussion on this discipline’s suitability for the study of indigenous peoples, considering both the methodological issues —such as religiocentrism— and the ethnocentric implications of previous works, as well as those derived from the processes of religious syncretism and evangelization. An emphasis is placed on the theoretical discussion about the concept of religion from an Americanist point of view, with the purpose of examining the idea of a supreme being or of supreme beings in the indigenous peoples, identifying the processes of cultural and religious domination, and analyzing the historical legacy of both cultures on the basis of documents by chroniclers, travelers, militaries and official authorities.

8-lug-2019
Spagnolo
Questa tesi analizza gli elementi religiosi delle culture selk’nam e mapuche, utilizzando una prospettiva comparativa. In questa direzione, la tesi pone un’enfasi particolare sulla storia, sulle pratiche culturali e sulla posizione geografica nei territori abitati e popolati da entrambe le etnie. Attraverso approssimazioni storiche e antropologiche, possiamo osservare e riflettere sulla loro spiritualità e, più in particolare, sulla loro concezione del mondo; passando per miti, riti, simboli ed espressioni religiose di vario tipo, riusciremo quindi a ricostruire un corpus di credenze unico. Il presente lavoro utilizza una metodologia etno-storica, ma anche storico-religiosa, conducendo la discussione ad indagare la pertinenza dell’uso di queste discipline nello studio dei popoli indigeni e considerando, da un lato, i problemi metodologici nel loro studio (come quelli di un «religiocentrismo»), e, dall’altro, la difficoltà nell’identificare la veridicità di quelle implicazioni etnocentriche che, in lavori antecedenti, individuano processi di sincretismo religioso. Molti di questi problemi sono sorti durante una fase missionaria sia nel corso della conquista dell’America che della nascita delle Repubbliche in Sud America. Inoltre, un’osservazione dei processi di evangelizzazione dei popoli indigeni costituisce parte integrante delle nostre analisi. L’analisi comparativa presuppone una serie di problemi teorici e metodologici, il cui primo livello è costituito dalla storia. Non è semplice inquadrare cronologicamente le culture studiate, principalmente perché le informazioni che possediamo —provenienti da diverse fonti— indicano datazioni differenti. Tuttavia, l’antropologia ci permette di lavorare con una maggiore flessibilità temporale nello studio comparativo, assicurandoci una comprensione più ampia dei fenomeni indagati. Questo perché, a differenza della storia, l’antropologia si concentra su un’analisi di lunga durata delle pratiche culturali, non limitandosi a un periodo di tempo specifico. In primo luogo, la tesi si propone di presentare una prima approssimazione generale in merito alla pertinenza di questa ricerca, muovendo dalle ragioni che rendono necessario uno studio della religione dei popoli indigeni. Successivamente, la tesi espone gli aspetti teorici e metodologici della ricerca, indagando il dibattito riguardante la storia, l’antropologia e l’etno- storia delle religioni. L’elaborato tenta dunque di offrire un contributo alla definizione del concetto di religione dal punto di vista dei popoli indigeni e dal punto di vista delle difficoltà che presuppongono lo studio della religione. A partire da questa premessa metodologica, la tesi cerca di proporre alcuni concetti religiosi di validità universale che aiutino a studiare i casi particolari dei selk'nam e dei mapuche. La tesi non svolgerebbe il proprio compito senza un’analisi preliminare del panorama culturale indigeno in America, motivo per cui si sofferma brevemente sulla storia indigena dell’America Latina, incluso il dibattito relativo alle più recenti tesi relative ai primi insediamenti americani, alle origini dell’uomo alle latitudini più meridionali, alla storia precolombiana e - naturalmente - al problema delle fonti legate ai cronisti e all’evangelizzazione. Tutto ciò ha lo scopo di introdurre il lettore nel contesto storico e archeologico antecedente all’apparizione delle culture mapuche e selk’nam. Per quanto riguarda le questioni storico-culturali, la tesi affronta il passato dei selk’nam, i primi contatti successivi alla scoperta dello Stretto di Magellano, della Grande Isola della Terra del Fuoco e della mobilità dei gruppi nomadi nel Sud australe. Una sezione importante della tesi riguarda la relazione fra le comunità selk’nam e gli allevatori che cominciarono a stabilirsi nella Terra del Fuoco durante il XIX secolo. Questi prolungati contatti ebbero un grande impatto sulla cultura locale, sia per quanto concerne lo sviluppo di strumenti e armi sia per quanto riguarda l’acquisizione di alimenti e materie prime. Questo emerge anche nella mobilità di alcuni gruppi che passarono da uno stile di vita nomade a uno stile di vita sedentario, permettendo lo stanziamento in vicinanza di allevamenti che avrebbero successivamente lavorato. Per quanto riguarda il popolo dei Mapuche, la storia culturale appare maggiormente complessa. Prima di tutto, la definizione del concetto di cultura mapuche, in relazione alla denominazione storica di araucano, appare controversa e - inoltre – emerge una grande diversità interna, che permette di individuare diversi gruppi come i picunche, i puelche, gli huilliche, i pehuenche e i lafquenche, che si trovano geograficamente dispersi nei territori del Cile e dell’Argentina odierna, rivelando una grande mobilità geografica attraverso la Cordigliera delle Ande come costante storica. Per comprendere il passato dei mapuche è necessario quindi fare riferimento ai primi contatti avvenuti con gli spagnoli durante la scoperta e la conquista del Cile, dopo che questi stessi arrivarono nella zona centrale e avanzarono verso il Sud. Proprio in questa fase, infatti, i conquistatori incontrarono la resistenza araucana. Per gli scopo di questa ricerca, è necessario anche tenere in considerazione i problemi relativi all’evangelizzazione, delineando premesse sia di carattere generale che specifico. La ricerca trova dunque avvio dalle difficoltà riscontrate in merito all’analisi delle missioni stabilite nel territorio dei selk'nam, e anche al di fuori del loro territorio, così come nel caso delle missioni di Candelaria in Argentina e di San Rafael in Cile. Queste missioni finirono per decimare la popolazione indigena locale, conducendo inoltre a un indottrinamento religioso e culturale che produsse la cancellazione dello stile di vita degli indigeni, reclusi e forzati a effettuare lavori di qualsiasi genere per le missioni dei salesiani. Da questo punto di vista, l’evangelizzazione ha avuto un impatto diretto sulla morte di un gran numero di indigeni selk'nam, a causa del confinamento avvenuto principalmente a Dawson Island e dell’applicazione di restrizioni relativa all’abbandono della missione e alla violazione dei diritti degli indigeni, questione ancora in discussione dal punto di vista storiografico e politico. L’evangelizzazione dei mapuche si è basata sulle riduzioni e su missioni itineranti, con le conseguenti difficoltà e benefici generati dalle stesse missioni. In entrambi i casi furono stabiliti gli ordini religiosi incaricati di cristianizzare i popoli dei villaggi indigeni nel Centro- sud cileno. In questo ambito, il sincretismo religioso è molto evidente e fa leva su elementi comuni utilizzati dai missionari sfruttando la concezione del mondo delle culture locali. Per questo motivo, prendiamo ad esempio quanto accade nell’epoca della colonizzazione, avvicinandoci allo studio delle cronache come fonti storiche e mostrando il collegamento fra missionari e militari che scrissero degli aspetti religiosi di distinte comunità mapuche. Un elemento di assoluta importanza emerge quando si sottolinea la responsabilità degli studiosi storici in relazione al genocidio e al negazionismo storico. È per questo che abbiamo considerato pertinente l’inclusione di un capitolo a riguardo al genocidio degli indigeni commesso nei villaggi selk’nam e mapuche. Il genocidio caratterizzò diversi momenti della storia indigena, riducendo la popolazione di queste etnie in maniera significativa; si parte dunque dagli allevatori della Terra del Fuoco per poi passare alla colonizzazione e alla caccia dell’oro in territorio selk’nam, passando quindi per gli zoo umani e continuando con le migrazioni forzate delle comunità distinte selk’nam. Nel caso dei mapuche, la tesi osserva il tentativo di sterminio intrapreso dagli stati del Cile e dell’Argentina, ovverosia l’«Occupazione dell’Aracaunía» che la Conquista del Deserto. In questo caso, la tesi indaga l’azione degli eserciti e la persecuzione di stili di vita e costumi ancestrali; termina quindi con uno sguardo al tema dei diritti dei villaggi indigeni ai nostri tempi, considerando sia le loro condizioni che le loro esigenze storiche. Per quanto concerne l’ambito religioso, la tesi prende avvio con una esposizione della cosmogonia dei selk'nam, in cui vengono descritti i miti della creazione e dell’origine della Terra, così come lo studio degli antenati e degli eroi più significativi. Riteniamo importante includere anche una descrizione della cerimonia dell’Hain, costituendo questa un asse fondamentale della cultura selk’nam. La cerimonia era considerata come un rito di passaggio alla vita adulta, riservato soltanto agli uomini appartenenti a una società segreta e conformata da tempo immemorabile. Per quanto riguarda gli aspetti spirituali, la tesi indaga le credenze relative alla tradizione degli spiriti del bosco, delle superstizioni e delle manifestazioni rituali. Inoltre, indaga anche le forme dello sciamanesimo, dando enfasi alla figura dello sciamano come autorità spirituale che possiede poteri associati alla cura dei malati e delle pratiche magico-religiose. Infine, la tesi indaga la concezione del mondo selk’nam, concentrandosi su lavori etnografici antecedenti. Nel caso dei mapuche, e per quanto riguarda la religione, l’elaborato descrive la cosmogonia, esponendo in particolare il problema del sincretismo religioso e delle sue interpretazioni, tenendo dunque conto che i primi a documentare queste informazioni furono i missionari; continua quindi con le cerimonie di Nguillatún e Machitún, di fondamentale importanza per la comprensione delle esperienze spirituali e religiose nella comunità, oltre a costituire un fattore di grande coesione sociale. Per quel che riguarda la spiritualità e la simbologia, la tesi riprende gli studi relative alle credenze tra i mapuche sull’esistenza di distinti tipi di spiriti e sulla simbologia implicita delle cerimonie stesse. Nel caso dello sciamanesimo, la tesi affronta le figure (femminili e maschili) dei Machi che, come sciamani, operavano diversi trattamenti medici e di magia spirituale; pratiche che persistono tutt’oggi. In questo ambito, è possibile osservare una complessità nel campo religioso di un villaggio indigeno, principalmente per quanto concerne i problemi derivanti dal sincretismo e dall’acculturazione prodotti dalle conquiste militari e spirituali. Questo lavoro si prepone di chiarire il panorama spirituale delle culture selk’nam e mapuche tramite una visione comparativa, che rifletta sull’esistenza dello spirito come parte di una religione conforme. Anche se non si dispone di scritture o testi religiosi del tempo, questa tradizione è stata tramandata per via orale alle generazioni successive, fino ad arrivare ai giorni nostri. Gli elementi della convergenza in temi di pratiche e credenze, conducono all’idea generale che le culture studiate, oltre a non aver avuto contatti con altre etnie in precedenza, condividessero elementi in comune che potevano essere attribuiti a un’origine naturale, alla cosmologia, all’interpretazione dei fenomeni atmosferici, al tempo, al contatto con il soprannaturale e, soprattutto, alla particolare visione del mondo degli indigeni. Probabilmente entrambi i popoli si riferiscono a un passato comune, impossibile da rintracciare seguendo la storia o l’archeologia, ma che dà conto del carattere millenario delle loro tradizioni che, all’interno delle proprie culture, hanno subito profondi cambiamenti. Interi gruppi umani sono stati dislocati in luoghi geografici diversi, adottando caratteristiche delle aree stesse, che fossero esse costiere, montane o circondate da foreste autoctone. Questo contributo alla storia e all’antropologia delle suddette popolazioni ha inteso quindi prendere in considerazione le due culture e le loro pratiche spirituali in uno studio comparativo nel quale storia culturale e problemi teorici hanno favorito una riflessione generale sui fenomeni religiosi dei villaggi indigeni in America del Sud.

Popoli indigeni; Cile; Selk'nam; Mapuche
BOTTA, Sergio
BETTA, EMANUELE
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14242/99178
Il codice NBN di questa tesi è URN:NBN:IT:UNIROMA1-99178