Sul modello di studi dedicati ad altri “dictatz” trobadorici, la tesi esamina le fonti occitane al fine di individuare le caratteristiche della “cobla”. L’analisi delle occorrenze di “cobla” nei componimenti trobadorici, nelle rubriche dei canzonieri, nella trattatistica sul “trobar”, nelle “vidas” e nelle “razos” ha messo in luce la polisemia della parola, che accanto al significato di ‘strofa, stanza’ possiede quello di ‘genere, dicatat’, non attestato nei dizionari oggi in uso dagli occitanisti. Non solo “cobla” è polisemico, ma lo è anche il sintagma “cobla esparsa”, che oltre a indicare il genere trobadorico, può riferirsi anche a una particolarità rimica nelle strofe dei componimenti. Oltre a queste constatazioni e all’analisi dei derivati “coblejador” e “coblejar”, nel primo capitolo è stata messa in dubbio l’opposizione terminologica in uso nella bibliografia scientifica di “cobla esparsa” come ‘genere, dictat’ e di “cobla triada” come ‘strofa estrapolata’: il sintagma “cobla triada”, utilizzato con questo significato solo nell’“Arte del rimare” di Giovanni Maria Barbieri, si sarebbe diffuso negli studi a partire da un errore di Giovanni Galvani. Si è quindi proposta una nuova interpretazione per le rubriche di R (f. 112vA e 113rB) «Aiso so coblas triadas esparsas d’En Bertran Carbonel de Marselha» e «Aiso so coblas triadas esparsas d’En G. de l’Olivier d’Arle», che sembravano mettere in dubbio l’appartenenza al genere della “cobla” per i componimenti di questi due autori. Nei capitoli successivi ci si è soffermati quindi sul genere, al fine di stabilirne le caratteristiche. In particolare, nel secondo capitolo sono stati raccolti i componimenti trobadorici in cui nell’incipit o nella “tornada” si fa esplicito riferimento al testo come a una “cobla”: da questi dati emerge che per i trovatori la “cobla” oltre a essere monostrofica, può essere anche di due o di tre strofe, con possibilità dialogica; inoltre, lo studio della contraffazione fa sorgere il sospetto di originalità melodica per le “coblas” di contenuto amoroso. L’ultima sezione del capitolo tenta – in maniera non definitiva – di porre un confine tra questo genere (quando di tre strofe) e i “mezzi componimenti”. Nel terzo capitolo si analizza la trattatistica, evidenziando come queste opere (nello specifico, la “Doctrina de compondre dictatz”, il trattato di Ripoll sui generi e le “Leys d’Amors”) non concordino sulle caratteristiche del genere. Particolare attenzione è stata posta alle tre redazioni delle “Leys”, grazie alle quali è stato ricostruito un interessante dibattito interno al “Concistori” sul rapporto tra i “rims espars” e le “coblas esparsas”. Nel quarto capitolo ci si è soffermati sugli autori di “coblas” e sulle informazioni riguardanti il genere ricavabili dalle “vidas” e dalle “razos”. Innanzitutto, sono stati evidenziati i problemi riscontrati nello studio dei testi; dopo la raccolta di dati relativi alle enumerazioni dei “dictatz” in cui i trovatori si sono cimentati, è stata dedicata particolare attenzione al complesso caso di Bertran de Born; infine, dopo aver raccolto le “razos” che commentano le “coblas” (presenti soprattutto in H) è stato delineato un quadro che sintetizza l’idea di genere alla luce di queste prose. Nell’ultimo capitolo l’oggetto d’indagine sono i canzonieri e le loro rubriche. L’attenzione è stata posta, in particolare, sulla tradizione manoscritta di Guillem de l’Olivier e soprattutto di Bertran Carbonel, analizzando l’ordine dei componimenti nei quattro codici che ne tramandano le opere. Sono state quindi raccolte le rubriche dei canzonieri, che sotto le etichette di “cobla” e di “cobla esparsa” tramandano sia i componimenti appartenenti al genere che le “coblas” estrapolate. Da qui, si conclude con alcune riflessioni sul confine tra genere e strofe estrapolate, in relazione agli autori e ai fruitori di lirica trobadorica.
Le "coblas esparsas" trobadoriche. Primi sondaggi sul genere
CICERCHIA, FRANCESCA
2023
Abstract
Sul modello di studi dedicati ad altri “dictatz” trobadorici, la tesi esamina le fonti occitane al fine di individuare le caratteristiche della “cobla”. L’analisi delle occorrenze di “cobla” nei componimenti trobadorici, nelle rubriche dei canzonieri, nella trattatistica sul “trobar”, nelle “vidas” e nelle “razos” ha messo in luce la polisemia della parola, che accanto al significato di ‘strofa, stanza’ possiede quello di ‘genere, dicatat’, non attestato nei dizionari oggi in uso dagli occitanisti. Non solo “cobla” è polisemico, ma lo è anche il sintagma “cobla esparsa”, che oltre a indicare il genere trobadorico, può riferirsi anche a una particolarità rimica nelle strofe dei componimenti. Oltre a queste constatazioni e all’analisi dei derivati “coblejador” e “coblejar”, nel primo capitolo è stata messa in dubbio l’opposizione terminologica in uso nella bibliografia scientifica di “cobla esparsa” come ‘genere, dictat’ e di “cobla triada” come ‘strofa estrapolata’: il sintagma “cobla triada”, utilizzato con questo significato solo nell’“Arte del rimare” di Giovanni Maria Barbieri, si sarebbe diffuso negli studi a partire da un errore di Giovanni Galvani. Si è quindi proposta una nuova interpretazione per le rubriche di R (f. 112vA e 113rB) «Aiso so coblas triadas esparsas d’En Bertran Carbonel de Marselha» e «Aiso so coblas triadas esparsas d’En G. de l’Olivier d’Arle», che sembravano mettere in dubbio l’appartenenza al genere della “cobla” per i componimenti di questi due autori. Nei capitoli successivi ci si è soffermati quindi sul genere, al fine di stabilirne le caratteristiche. In particolare, nel secondo capitolo sono stati raccolti i componimenti trobadorici in cui nell’incipit o nella “tornada” si fa esplicito riferimento al testo come a una “cobla”: da questi dati emerge che per i trovatori la “cobla” oltre a essere monostrofica, può essere anche di due o di tre strofe, con possibilità dialogica; inoltre, lo studio della contraffazione fa sorgere il sospetto di originalità melodica per le “coblas” di contenuto amoroso. L’ultima sezione del capitolo tenta – in maniera non definitiva – di porre un confine tra questo genere (quando di tre strofe) e i “mezzi componimenti”. Nel terzo capitolo si analizza la trattatistica, evidenziando come queste opere (nello specifico, la “Doctrina de compondre dictatz”, il trattato di Ripoll sui generi e le “Leys d’Amors”) non concordino sulle caratteristiche del genere. Particolare attenzione è stata posta alle tre redazioni delle “Leys”, grazie alle quali è stato ricostruito un interessante dibattito interno al “Concistori” sul rapporto tra i “rims espars” e le “coblas esparsas”. Nel quarto capitolo ci si è soffermati sugli autori di “coblas” e sulle informazioni riguardanti il genere ricavabili dalle “vidas” e dalle “razos”. Innanzitutto, sono stati evidenziati i problemi riscontrati nello studio dei testi; dopo la raccolta di dati relativi alle enumerazioni dei “dictatz” in cui i trovatori si sono cimentati, è stata dedicata particolare attenzione al complesso caso di Bertran de Born; infine, dopo aver raccolto le “razos” che commentano le “coblas” (presenti soprattutto in H) è stato delineato un quadro che sintetizza l’idea di genere alla luce di queste prose. Nell’ultimo capitolo l’oggetto d’indagine sono i canzonieri e le loro rubriche. L’attenzione è stata posta, in particolare, sulla tradizione manoscritta di Guillem de l’Olivier e soprattutto di Bertran Carbonel, analizzando l’ordine dei componimenti nei quattro codici che ne tramandano le opere. Sono state quindi raccolte le rubriche dei canzonieri, che sotto le etichette di “cobla” e di “cobla esparsa” tramandano sia i componimenti appartenenti al genere che le “coblas” estrapolate. Da qui, si conclude con alcune riflessioni sul confine tra genere e strofe estrapolate, in relazione agli autori e ai fruitori di lirica trobadorica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/99217
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99217