Il lavoro indaga il sistema di relazioni che lega il fenomeno architettonico al territorio su cui si radica e alla lunga storia di trasformazioni che ha condotto alla sua attuale fisionomia. A partire dall’osservazione dei suoli, interpretati nelle due accezioni, tra loro intimamente connesse, di risorsa materiale – potremmo dire tecnica – e di patrimonio storico, la tesi rinsalda il rapporto tra l’istanza narrativa dell’architettura e la sua natura tettonica e costruttiva. Il portato narrativo, riconosciuto in modo unanime nel paesaggio, infatti, risiede in buona parte nel sistema di relazioni che i segni dell’uomo sulla terra istituiscono con le componenti ambientali; prima fra tutte, il suolo, che è, per l’architettura costruita, il luogo di fondazione e dunque il primo vincolo ambientale con cui essa è chiamata tecnicamente a confrontarsi. Sulla base di questi presupposti, la tesi definisce il racconto topografico, che l’architettura reifica, come l’espressione, la messa in forma, del rapporto tra risorsa e trasformazione, tra vincolo e possibilità. A confermare l’imprescindibilità di tale nesso, il reiterarsi, nella storia millenaria delle manifestazioni antropiche, di certe strutture formali e di precise logiche insediative, di cui il suolo conserva testimonianze tangibili: si fonda su questo assunto l’idea che la geografia sia di per sé storica. Il lavoro indaga, così, i termini del rapporto tra lettura dell’ambiente costruito e progetto delle trasformazioni a venire; con questa finalità, si delinea la focale della lente topografica, strumento attraverso cui la ricerca – mantenendo sullo sfondo la domanda di carattere generale – discende nell’analisi circoscritta a due casi ritenuti emblematici: il Sacro Bosco di Bomarzo e il giardino funerario Östra Kyrkogården di Malmö. Lo scopo ultimo di questo lavoro è quello di riconoscere nel progetto di suolo un potenziale di significato di cui è opportuno ripercorrere i termini, con l’obiettivo di tracciare le basi di un futuro possibile per il progetto contemporaneo.
Il suolo abitato. L'architettura come racconto topografico
CERVINI, GIULIA
2019
Abstract
Il lavoro indaga il sistema di relazioni che lega il fenomeno architettonico al territorio su cui si radica e alla lunga storia di trasformazioni che ha condotto alla sua attuale fisionomia. A partire dall’osservazione dei suoli, interpretati nelle due accezioni, tra loro intimamente connesse, di risorsa materiale – potremmo dire tecnica – e di patrimonio storico, la tesi rinsalda il rapporto tra l’istanza narrativa dell’architettura e la sua natura tettonica e costruttiva. Il portato narrativo, riconosciuto in modo unanime nel paesaggio, infatti, risiede in buona parte nel sistema di relazioni che i segni dell’uomo sulla terra istituiscono con le componenti ambientali; prima fra tutte, il suolo, che è, per l’architettura costruita, il luogo di fondazione e dunque il primo vincolo ambientale con cui essa è chiamata tecnicamente a confrontarsi. Sulla base di questi presupposti, la tesi definisce il racconto topografico, che l’architettura reifica, come l’espressione, la messa in forma, del rapporto tra risorsa e trasformazione, tra vincolo e possibilità. A confermare l’imprescindibilità di tale nesso, il reiterarsi, nella storia millenaria delle manifestazioni antropiche, di certe strutture formali e di precise logiche insediative, di cui il suolo conserva testimonianze tangibili: si fonda su questo assunto l’idea che la geografia sia di per sé storica. Il lavoro indaga, così, i termini del rapporto tra lettura dell’ambiente costruito e progetto delle trasformazioni a venire; con questa finalità, si delinea la focale della lente topografica, strumento attraverso cui la ricerca – mantenendo sullo sfondo la domanda di carattere generale – discende nell’analisi circoscritta a due casi ritenuti emblematici: il Sacro Bosco di Bomarzo e il giardino funerario Östra Kyrkogården di Malmö. Lo scopo ultimo di questo lavoro è quello di riconoscere nel progetto di suolo un potenziale di significato di cui è opportuno ripercorrere i termini, con l’obiettivo di tracciare le basi di un futuro possibile per il progetto contemporaneo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/99286
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99286