L’incidenza di coronaropatia (CAD) nei pazienti sottoposti a chirurgia vascolare in elezione è tra 46% e 71% [1,2] con complicanze postoperatorie di tipo coronarico, osservate nel 20% dei casi, fino a 30 giorni dopo l’intervento di chirurgia vascolare [3] e con una mortalità per cause cardiache a distanza di 1 anno tra 6% e 10% [4,7]. Un ampio studio retrospettivo, ha dimostrato che il by-pass aorto coronarico (PAC) prima di un intervento periferico di chirurgia vascolare, ne migliora i risultati a lungo termine [8,9]. Seguendo questo studio, un gruppo di esperti ha raccomandato il PAC prima di un intervento periferico di chirurgia vascolare in un gruppo di pazienti con angina instabile, per i quali il PAC offre maggiori benefici in termini di sopravvivenza a lungo termine [10]. Nonostante il consenso delle linee guida, la strategia ottimale preoperatoria per la gestione del rischio cardiaco tra i pazienti selezionati per intervento periferico di chirurgia vascolare, resta controverso, con una probabilità di discordanza tra due cardiologi di circa il 54% e con un 26% di probabilità che la raccomandazione per una rivascolarizzazione coronarica potrebbe essere direttamente contradditoria [11]. Dall’altro canto però, alcuni studi riportano l’efficacia di una coronarografia o scintigrafia miocardiaca con Tallio preoperatoria, seguita da una rivascolarizzazione coronarica selettiva, nella prevenzione di un infarto miocardico postoperatorio [12- 15]; altri studi non hanno dimostrato un sostanziale beneficio ed hanno sollevato il problema del sanguinamento intraoperatorio nei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione coronarica percutanea (PCI); sanguinamento dovuto alla terapia con doppia antiaggregazione [16-19]. In un precedente studio, abbiamo dimostrato che la coronarografia sistematica preoperatoria, seguita da una rivascolarizzazione coronarica selettiva, riduce significativamente l’incidenza di infarto del miocardio (IM) nei pazienti sottoposti ad intervento di endoarterectomia carotidea (CEA) senza un’evidenza clinica di coronaropatia (CAD) [20]. Riportiamo qui i risultati di un follow-up a lungo termine del nostro studio, per valutare se l’utilizzo di una coronarografia preoperatoria sistematica, seguita da rivascolarizzazione coronarica selettiva, possa ridurre significativamente l’incidenza di infarto del miocardio (IM) e possa allungare la sopravvivenza nei pazienti senza una precedente storia di patologia coronarica (CAD) al momento della chirurgia carotidea.
Risultati a lungo termine di uno studio randomizzato sul ruolo della coronarografia sistematica preoperatoria prima di endoarterectomia carotidea in pazienti con malattia coronarica asintomatica
CECCANEI, Gianluca
2014
Abstract
L’incidenza di coronaropatia (CAD) nei pazienti sottoposti a chirurgia vascolare in elezione è tra 46% e 71% [1,2] con complicanze postoperatorie di tipo coronarico, osservate nel 20% dei casi, fino a 30 giorni dopo l’intervento di chirurgia vascolare [3] e con una mortalità per cause cardiache a distanza di 1 anno tra 6% e 10% [4,7]. Un ampio studio retrospettivo, ha dimostrato che il by-pass aorto coronarico (PAC) prima di un intervento periferico di chirurgia vascolare, ne migliora i risultati a lungo termine [8,9]. Seguendo questo studio, un gruppo di esperti ha raccomandato il PAC prima di un intervento periferico di chirurgia vascolare in un gruppo di pazienti con angina instabile, per i quali il PAC offre maggiori benefici in termini di sopravvivenza a lungo termine [10]. Nonostante il consenso delle linee guida, la strategia ottimale preoperatoria per la gestione del rischio cardiaco tra i pazienti selezionati per intervento periferico di chirurgia vascolare, resta controverso, con una probabilità di discordanza tra due cardiologi di circa il 54% e con un 26% di probabilità che la raccomandazione per una rivascolarizzazione coronarica potrebbe essere direttamente contradditoria [11]. Dall’altro canto però, alcuni studi riportano l’efficacia di una coronarografia o scintigrafia miocardiaca con Tallio preoperatoria, seguita da una rivascolarizzazione coronarica selettiva, nella prevenzione di un infarto miocardico postoperatorio [12- 15]; altri studi non hanno dimostrato un sostanziale beneficio ed hanno sollevato il problema del sanguinamento intraoperatorio nei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione coronarica percutanea (PCI); sanguinamento dovuto alla terapia con doppia antiaggregazione [16-19]. In un precedente studio, abbiamo dimostrato che la coronarografia sistematica preoperatoria, seguita da una rivascolarizzazione coronarica selettiva, riduce significativamente l’incidenza di infarto del miocardio (IM) nei pazienti sottoposti ad intervento di endoarterectomia carotidea (CEA) senza un’evidenza clinica di coronaropatia (CAD) [20]. Riportiamo qui i risultati di un follow-up a lungo termine del nostro studio, per valutare se l’utilizzo di una coronarografia preoperatoria sistematica, seguita da rivascolarizzazione coronarica selettiva, possa ridurre significativamente l’incidenza di infarto del miocardio (IM) e possa allungare la sopravvivenza nei pazienti senza una precedente storia di patologia coronarica (CAD) al momento della chirurgia carotidea.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tesi dottorato Ceccanei.pdf
accesso aperto
Dimensione
1.64 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.64 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14242/99414
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99414