A partire da una riflessione critica sul rapporto tra paesaggio e pianificazione e sulle implicazioni che ogni concezione di paesaggio porta con sé, la tesi si propone, quale contributo «potenzialmente operativo», di risolvere il nesso tra oggetto, disciplina e strumento. Perseguendo questo obiettivo sono stati circoscritti i campi all’interno dei quali si direbbe possibile rintracciare una soluzione ragionevole. Nella sua complessità, il paesaggio sembra potersi esprimere molto più attraverso politiche e pratiche di pianificazione «debolmente» codificate e istituzionalizzate. Le ragioni devono essere rintracciate in parte nella stretta connessione al tema delle politiche «come pratiche di “beni comuni”», in parte nella definizione stessa del loro campo di azione. Esse risultano le più congruenti con le definizioni di paesaggio proposte (anche) perché appartengono allo stesso paradigma: in sostanza, sono le sole a poterlo «comprendere». Nelle ragioni del riavvicinamento dei concetti di paesaggio e immagine, all’interno del discorso sul ruolo delle immagini come strumento di conoscenza, decisione e azione, sembra trovare giustificazione lo spostamento della dimensione paesistica verso quei modi della pianificazione che sono stati definiti della «concertazione territoriale». Il ricorso a tali pratiche inserisce i discorsi sul paesaggio in una dimensione costruttiva. Al suo interno, l’elaborazione di immagini di paesaggio come quadri di senso condivisi non va solo in direzione della formazione del consenso su obiettivi di sviluppo o di tutela, ma può essere intesa come un vero e proprio processo di costruzione (via rielaborazione) del paesaggio. Queste pratiche potrebbero trovare posto all’interno di processi di tipo strategico.
Il paesaggio come costrutto strategico. A proposito del rapporto tra paesaggio e pianificazione
PIZZO, BARBARA
2005
Abstract
A partire da una riflessione critica sul rapporto tra paesaggio e pianificazione e sulle implicazioni che ogni concezione di paesaggio porta con sé, la tesi si propone, quale contributo «potenzialmente operativo», di risolvere il nesso tra oggetto, disciplina e strumento. Perseguendo questo obiettivo sono stati circoscritti i campi all’interno dei quali si direbbe possibile rintracciare una soluzione ragionevole. Nella sua complessità, il paesaggio sembra potersi esprimere molto più attraverso politiche e pratiche di pianificazione «debolmente» codificate e istituzionalizzate. Le ragioni devono essere rintracciate in parte nella stretta connessione al tema delle politiche «come pratiche di “beni comuni”», in parte nella definizione stessa del loro campo di azione. Esse risultano le più congruenti con le definizioni di paesaggio proposte (anche) perché appartengono allo stesso paradigma: in sostanza, sono le sole a poterlo «comprendere». Nelle ragioni del riavvicinamento dei concetti di paesaggio e immagine, all’interno del discorso sul ruolo delle immagini come strumento di conoscenza, decisione e azione, sembra trovare giustificazione lo spostamento della dimensione paesistica verso quei modi della pianificazione che sono stati definiti della «concertazione territoriale». Il ricorso a tali pratiche inserisce i discorsi sul paesaggio in una dimensione costruttiva. Al suo interno, l’elaborazione di immagini di paesaggio come quadri di senso condivisi non va solo in direzione della formazione del consenso su obiettivi di sviluppo o di tutela, ma può essere intesa come un vero e proprio processo di costruzione (via rielaborazione) del paesaggio. Queste pratiche potrebbero trovare posto all’interno di processi di tipo strategico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/99478
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99478