Nel quadro di un’indipendenza ispanoamericana che propone l’immagine apparentemente univoca di un trionfante repubblicanesimo, l’esperienza del primo Impero messicano (1821 – ’23) è stata tradizionalmente considerata fuori contesto: l’opzione monarchica per il Messico appena emancipato è stata interpretata come il retaggio di un immaginario politico retrogrado, crepuscolare e colpevolmente miope, perché ancora legato a inopportune reminiscenze di Antico Regime. Questa opzione istituzionale, inoltre, è stata per lo più considerata prodotto dell’ambizione di potere dispotico del suo fondatore, il Libertador e poi imperatore Agustín de Iturbide, bramoso di salire su un trono messicano. La stessa, infelice parabola personale del fondatore dell’Impero, alla cui deposizione fece immediato seguito la cessazione della monarchia, nel corso dei decenni è andata perciò sovrapponendosi a quella della sua effimera creatura istituzionale: la sedimentazione di questa caratterizzazione storiografica ha però fatto scivolare in secondo piano gli aspetti politico – giuridico – istituzionali della breve avventura imperiale, in qualche modo declassata a mero “battito di ciglia”, a inopportuna deviazione incidentale dal percorso di costituzione del Messico in repubblica federale, avvenuta nel 1824. In realtà, alla luce di una più approfondita analisi l’esperienza del primo Impero messicano risulta decisamente interessante, dotata di una propria specificità giuspolitica che la colloca a pieno titolo nel suo contesto storico, non solo americano, ma anche e soprattutto “atlantico”. Con l’adozione di una prospettiva critica attenta alle fonti primarie e, in particolare, agli atti delle istituzioni rappresentative dell’Impero, ai prodotti normativi, alle corrispondenze private e ufficiali di protagonisti principali e secondari, nonché di una parte esemplificativa dell’ampia pubblicistica a stampa del triennio 1821 – ’23, questo lavoro intende proporre una nuova interpretazione dell’emancipazione monarchica messicana: in primo luogo, l’obiettivo è quello di spersonalizzarne il significato, riconoscendo senz'altro l’apporto fondamentale, ideologico e “pratico”, di Iturbide, ma non per questo trascurando come questo personaggio fosse comunque sostenuto da una classe dirigente di varia estrazione politica che intese fare dell’Impero l’espressione istituzionale dei propri, fondati desiderata; in secondo luogo, si è teso a sottolineare la matrice liberale dell’Impero e il radicamento della sua fondazione nel liberalismo spagnolo contemporaneo, evidente soprattutto nella pervasività di un moderno principio di sovranità nazionale e del principio di rappresentanza politica, nonché nell'irrinunciabile necessità della stesura di una Carta costituzionale da parte, appunto, di un Congresso rappresentativo; in terzo luogo, si è aspirato a dimostrare che quella che viene di frequente etichettata come una degenerazione dell’Impero (di cui si identifica il punto più basso nello scioglimento forzato del Congresso costituente da parte di Iturbide) verso un modello di monarchia assoluta rappresenta invece il tentativo di ridefinire il paradigma liberale di base, riconfigurando in tal modo le proprietà giuspolitiche dell’Impero. Queste, nei piani di Iturbide e dei suoi sodali, avrebbero forse dovuto abbandonare gradualmente la matrice spagnola, che alla prova dei fatti aveva rivelato un alto coefficiente di conflittualità istituzionale tra legislativo ed esecutivo, per abbracciare proposte diverse ma comunque aggiornate all'attualità intellettuale dell’epoca, come quella del liberalismo francese della Restaurazione.
La monarchia e il Libertador: forme di governo e istituzioni nel primo impero messicano
MAREMONTI, LUDOVICO
2020
Abstract
Nel quadro di un’indipendenza ispanoamericana che propone l’immagine apparentemente univoca di un trionfante repubblicanesimo, l’esperienza del primo Impero messicano (1821 – ’23) è stata tradizionalmente considerata fuori contesto: l’opzione monarchica per il Messico appena emancipato è stata interpretata come il retaggio di un immaginario politico retrogrado, crepuscolare e colpevolmente miope, perché ancora legato a inopportune reminiscenze di Antico Regime. Questa opzione istituzionale, inoltre, è stata per lo più considerata prodotto dell’ambizione di potere dispotico del suo fondatore, il Libertador e poi imperatore Agustín de Iturbide, bramoso di salire su un trono messicano. La stessa, infelice parabola personale del fondatore dell’Impero, alla cui deposizione fece immediato seguito la cessazione della monarchia, nel corso dei decenni è andata perciò sovrapponendosi a quella della sua effimera creatura istituzionale: la sedimentazione di questa caratterizzazione storiografica ha però fatto scivolare in secondo piano gli aspetti politico – giuridico – istituzionali della breve avventura imperiale, in qualche modo declassata a mero “battito di ciglia”, a inopportuna deviazione incidentale dal percorso di costituzione del Messico in repubblica federale, avvenuta nel 1824. In realtà, alla luce di una più approfondita analisi l’esperienza del primo Impero messicano risulta decisamente interessante, dotata di una propria specificità giuspolitica che la colloca a pieno titolo nel suo contesto storico, non solo americano, ma anche e soprattutto “atlantico”. Con l’adozione di una prospettiva critica attenta alle fonti primarie e, in particolare, agli atti delle istituzioni rappresentative dell’Impero, ai prodotti normativi, alle corrispondenze private e ufficiali di protagonisti principali e secondari, nonché di una parte esemplificativa dell’ampia pubblicistica a stampa del triennio 1821 – ’23, questo lavoro intende proporre una nuova interpretazione dell’emancipazione monarchica messicana: in primo luogo, l’obiettivo è quello di spersonalizzarne il significato, riconoscendo senz'altro l’apporto fondamentale, ideologico e “pratico”, di Iturbide, ma non per questo trascurando come questo personaggio fosse comunque sostenuto da una classe dirigente di varia estrazione politica che intese fare dell’Impero l’espressione istituzionale dei propri, fondati desiderata; in secondo luogo, si è teso a sottolineare la matrice liberale dell’Impero e il radicamento della sua fondazione nel liberalismo spagnolo contemporaneo, evidente soprattutto nella pervasività di un moderno principio di sovranità nazionale e del principio di rappresentanza politica, nonché nell'irrinunciabile necessità della stesura di una Carta costituzionale da parte, appunto, di un Congresso rappresentativo; in terzo luogo, si è aspirato a dimostrare che quella che viene di frequente etichettata come una degenerazione dell’Impero (di cui si identifica il punto più basso nello scioglimento forzato del Congresso costituente da parte di Iturbide) verso un modello di monarchia assoluta rappresenta invece il tentativo di ridefinire il paradigma liberale di base, riconfigurando in tal modo le proprietà giuspolitiche dell’Impero. Queste, nei piani di Iturbide e dei suoi sodali, avrebbero forse dovuto abbandonare gradualmente la matrice spagnola, che alla prova dei fatti aveva rivelato un alto coefficiente di conflittualità istituzionale tra legislativo ed esecutivo, per abbracciare proposte diverse ma comunque aggiornate all'attualità intellettuale dell’epoca, come quella del liberalismo francese della Restaurazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/99817
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99817