La paleoneurologia è una branca della paleontologia specializzata nello studio degli encefali nei vertebrati fossili. Nonostante questa disciplina abbia mostrato ampio sviluppo nel corso del XX secolo, soprattutto nel ramo della paleoantropologia, poco è stato detto sulla paleoneurologia dei carnivori (ordine Carnivora) soprattutto dopo aver registrato un’apparente battuta d’arresto intorno agli anni 80 del 900. Con l’avvento di tecnologie non invasive come la tomografia digitale, la paleoneurologia ha incontrato agli inizi del XXI secolo nuovi e ampi margini di sviluppo, permettendo di tornare a indagare molti degli aspetti poco investigati sull’ordine dei carnivori. Questo particolare rango tassonomico riveste una estrema importanza nel mondo animale, in quanto i carnivori sono organismi all’apice delle reti trofiche, rivelandosi un importante elemento di regolazione delle popolazioni nelle faune a mammiferi. Individuare quindi adattamenti sociali o autecologici in uno studio paleoneurologico all’interno di questo ordine, può aiutare a comprendere meglio il ruolo dei carnivori nelle dinamiche di popolazioni nel corso del tempo geologico. L’area mediterranea è stata, particolarmente durante il Quaternario, una regione altamente sensibile ai numerosi turnover faunistici che si sono susseguiti nel corso del tempo a causa delle oscillazioni climatiche che hanno fortemente coinvolto l’emisfero boreale. In questo contesto, numerose specie di grandi carnivori hanno mostrato adattamenti in risposta a variazioni ambientali, a seconda delle potenzialità autoecologiche dei taxa coinvolti, o in risposta al susseguirsi di diverse faune a mammiferi, arrivando anche a regolare i gruppi sociali. In questo lavoro di ricerca triennale sono state esaminate le peculiarità neuroanatomiche di tre famiglie dell’ordine Carnivora, come Canidi, Felidi e Ursidi. I dati ottenuti sono stati confrontati con i risultati dei maggiori lavori di paleoneurologici eseguiti nel XX secolo e integrati ai più moderni aggiornamenti in campo neurobiologico. Le osservazioni effettuate sul campione attuale sono in seguito state verificate su un campione fossile rappresentativo delle tre famiglie nell’intero periodo Quaternario. I risultati ottenuti hanno evidenziato come l’evoluzione neuroanatomica dei canidi abbia coinvolto, tra Pliocene e Pleistocene, principalmente le aree cerebrali impiegate nelle relazioni sociali, mentre nei felidi si sia espressa soprattutto nello sviluppo relativo di diverse aree associative anche in proporzioni differenti all’interno della famiglia, in linea ad adattamenti a spazi chiusi o aperti, ad abitudini notturne o diurne e alla capacità o meno di arrampicare sugli alberi, nonché a probabili riorganizzazioni della sensibilità facciale in seguito a variazioni craniodentali. L’analisi paleineurologica sugli ursidi ha infine mostrato come questi abbiano mantenuto una elevata sensibilità olfattiva anche in specie estinte. L’analisi delle pneumatizzazioni frontali all’interno del cranio ha messo invece in evidenza come queste accompagnassero il profilo cranico nella gestione degli sforzi a carico delle ossa durante il morso, escludendo nella maggior parte dei casi che potessero variare in funzione a variazioni ambientali o climatiche.
Paleoneurologia dei grandi carnivori Plio-Pleistocenici dell'area mediterranea
MOSCARELLA, ALFIO
2024
Abstract
La paleoneurologia è una branca della paleontologia specializzata nello studio degli encefali nei vertebrati fossili. Nonostante questa disciplina abbia mostrato ampio sviluppo nel corso del XX secolo, soprattutto nel ramo della paleoantropologia, poco è stato detto sulla paleoneurologia dei carnivori (ordine Carnivora) soprattutto dopo aver registrato un’apparente battuta d’arresto intorno agli anni 80 del 900. Con l’avvento di tecnologie non invasive come la tomografia digitale, la paleoneurologia ha incontrato agli inizi del XXI secolo nuovi e ampi margini di sviluppo, permettendo di tornare a indagare molti degli aspetti poco investigati sull’ordine dei carnivori. Questo particolare rango tassonomico riveste una estrema importanza nel mondo animale, in quanto i carnivori sono organismi all’apice delle reti trofiche, rivelandosi un importante elemento di regolazione delle popolazioni nelle faune a mammiferi. Individuare quindi adattamenti sociali o autecologici in uno studio paleoneurologico all’interno di questo ordine, può aiutare a comprendere meglio il ruolo dei carnivori nelle dinamiche di popolazioni nel corso del tempo geologico. L’area mediterranea è stata, particolarmente durante il Quaternario, una regione altamente sensibile ai numerosi turnover faunistici che si sono susseguiti nel corso del tempo a causa delle oscillazioni climatiche che hanno fortemente coinvolto l’emisfero boreale. In questo contesto, numerose specie di grandi carnivori hanno mostrato adattamenti in risposta a variazioni ambientali, a seconda delle potenzialità autoecologiche dei taxa coinvolti, o in risposta al susseguirsi di diverse faune a mammiferi, arrivando anche a regolare i gruppi sociali. In questo lavoro di ricerca triennale sono state esaminate le peculiarità neuroanatomiche di tre famiglie dell’ordine Carnivora, come Canidi, Felidi e Ursidi. I dati ottenuti sono stati confrontati con i risultati dei maggiori lavori di paleoneurologici eseguiti nel XX secolo e integrati ai più moderni aggiornamenti in campo neurobiologico. Le osservazioni effettuate sul campione attuale sono in seguito state verificate su un campione fossile rappresentativo delle tre famiglie nell’intero periodo Quaternario. I risultati ottenuti hanno evidenziato come l’evoluzione neuroanatomica dei canidi abbia coinvolto, tra Pliocene e Pleistocene, principalmente le aree cerebrali impiegate nelle relazioni sociali, mentre nei felidi si sia espressa soprattutto nello sviluppo relativo di diverse aree associative anche in proporzioni differenti all’interno della famiglia, in linea ad adattamenti a spazi chiusi o aperti, ad abitudini notturne o diurne e alla capacità o meno di arrampicare sugli alberi, nonché a probabili riorganizzazioni della sensibilità facciale in seguito a variazioni craniodentali. L’analisi paleineurologica sugli ursidi ha infine mostrato come questi abbiano mantenuto una elevata sensibilità olfattiva anche in specie estinte. L’analisi delle pneumatizzazioni frontali all’interno del cranio ha messo invece in evidenza come queste accompagnassero il profilo cranico nella gestione degli sforzi a carico delle ossa durante il morso, escludendo nella maggior parte dei casi che potessero variare in funzione a variazioni ambientali o climatiche.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/99940
URN:NBN:IT:UNIROMA1-99940