Le patologie da accumulo lisosomiale sono malattie metaboliche rare a carattere ereditario determinate da carenze di specifici enzimi o trasportatori lisosomiali, che hanno complessivamente un’incidenza di ~1/7000 nuovi nati nella popolazione mondiale. Al giorno d’oggi, almeno 50 disordini genetici sono causati da difetti in enzimi lisosomiali, che determinano l’incompleta degradazione e/o il riciclaggio di molecole a livello intracellulare con conseguente accumulo all’interno del lisosoma dei substrati enzimatici. Nonostante la presenza di proteine lisosomiali in quasi tutti i tessuti ed organi del corpo, l’accumulo del materiale non digerito è generalmente limitato solo a quelle cellule, tessuti od organi nel quale il ricambio del substrato enzimatico è molto elevato. Questa caratteristica determina differenti fenotipi per le varie patologie da accumulo lisosomiale, in quanto diversi organi o cellule possono essere coinvolti. Tra queste patologie, la malattia di Gaucher è la più frequente con un’incidenza di 1 su 200.000 nati vivi nella popolazione mondiale. La frequenza di questa patologia, aumenta drasticamente a 1 su 850 all’interno della popolazione degli ebrei Ashkenazi (Europa dell’Est). Questa malattia è causata da mutazioni a carico del gene che codifica l’enzima lisosomiale β-glucocerebrosidase (GBA). Tali mutazioni determinano l’incorretto ripiegamento della proteina enzimatica che, di conseguenza, non è in grado di degradare il suo substrato, la glucosilceramide, che si accumula nel lisosoma. Una delle caratteristiche di questa patologia è la presenza delle così dette “cellule di Gaucher”, ovvero macrofagi ad elevato contenuto di substrato non degradato, in differenti tessuti. Insieme alla presenza di questi macrofagi alterati, pazienti affetti dalla malattia di Gaucher presentano ingrossamento di fegato e milza (epatosplenomegalia), anemia, trombocitopenia e gravi disfunzioni a carico del sistema scheletrico quali osteonecrosi, riduzione della densità ossea, dolori cronici e frequenti fratture a carico delle ossa lunghe. Si possono distinguere tre sottocategorie di pazienti affetti da GD, generalmente classificati sulla base della presenza e gravità dei difetti a carico del sistema nervoso centrale (SNC). I pazienti affetti da GD di tipo I sono i più frequenti, hanno un’insorgenza della patologia in età tardiva ma non presentano coinvolgimento del SNC. I pazienti affetti da GD di tipo II, invece, manifestano i primi sintomi della malattia fin nei primi anni di vita e spesso i gravi difetti a carico del sistema nervoso possono portare alla morte del paziente. La terza categoria di pazienti, GD tipo III, manifestano i sintomi durante l’età infantile e i difetti neurologici sono meno gravi rispetto a quelli dei pazienti di tipo II. Al giorno d’oggi, questa classificazione basata sulla presenza di difetti neurologici è poco credibile a causa della presenza di fenotipi diversificati all’interno della stessa sottocategoria di pazienti. Il concetto di uno spettro continuo di fenotipi che variano dal meno grave (GD tipo I) al più severo (GD tipo II e III) è più appropriato per descrivere questa patologia. La terapia maggiormente utilizzata per il trattamento della sintomatologia di questa malattia è la terapia enzimatica sostitutiva (ERT), che consiste nella somministrazione di un enzima ricombinante in grado si sopperire alla mancanza della β-glucocerebrosidasi. Nonostante sia ben tollerata dalla maggioranza dei pazienti e sia in grado di far regredire l’ingrossamento di fegato e milza, l’anemia e la trombocitopenia, tale terapia ha effetti davvero limitati sui difetti scheletrici e neurologici. Nel corso degli anni, diversi modelli murini sono stati sviluppati per cercare di comprendere quali siano i meccanismi patogenetici della malattia che inducono questo ampio spettro di fenotipi. Sfortunatamente, la maggior parte di questi modelli animali non sono vitali o non manifestano tutti i difetti della malattia. Lo scopo del mio progetto di dottorato è stato quello di generare un nuovo modello animale per comprendere i meccanismi patogenetici a monte dei difetti ossei della malattia di Gaucher. A tal fine, mi sono avvalsa dell’uso dello zebrafish per la sua facilità di manipolazione e la trasparenza delle uova che permettono di seguire lo sviluppo embrionale fin dalle prime fasi. Utilizzando la tecnica del morfolino e avvalendomi di un modello genetico mutante stabile in zebrafish, ho potuto studiare quale fosse l’effetto della mancanza dell’enzima Gba1 fin dalle prime fasi dello sviluppo embrionale. Questi modelli, inoltre, manifestano insieme ai principali difetti di questa patologia, come l’ingrossamento di milza e fegato e l’anemia, anche i difetti a carico del sistema scheletrico, rendendoli dei buoni modelli per studiare i meccanismi molecolari a monte del fenotipo osseo. Analizzando i principali marcatori molecolari coinvolti nello sviluppo osseo, come col10a1, runx2b e osx, ho potuto evidenziare che i difetti ossei osservati in questi modelli sono determinati da un difetto nel processo di differenziamento degli osteoblasti. Inoltre, l’utilizzo di linee transgeniche di zebrafish nelle quali proteine fluorescenti, come la GFP, sono espresse sotto il controllo di promotori specifici per le principali vie di segnale molecolari, mi ha permesso di individuare alterazioni a carico delle vie di segnale Wnt e BMP in conseguenza alla carenza dell’enzima β-glucocerebrosidasi. Con questo lavoro di dottorato, la caratterizzazione di un nuovo modello animale per lo studio della malattia di Gaucher ha permesso di evidenziare che, disfunzioni a carico di un enzima lisosomiale come la β-glucocerebrosidasi, può determinare alterazioni in segnali molecolari molto importanti per lo sviluppo embrionale, quali il Wnt ed il BMP. Entrambe queste vie molecolari svolgono ruoli importanti nel processo di formazione e mantenimento degli osteoblasti e alterazioni precoci di questi segnali durante l’embriogenesi possono determinare difetti nel processo di differenziamento cellulare da progenitori mesenchimali staminali. I risultati ottenuti durante questo lavoro di dottorato, hanno evidenziato per la prima volta il precoce coinvolgimento di due vie di segnale molecolari, il Wnt e il BMP, nella patogenesi ossea della malattia di Gaucher.
Understanding bone alterations in Gaucher disease using the zebrafish animal model: development of a novel pathogenetic paradigm for lysosomal storage disorders
ZANCAN, ILARIA
2015
Abstract
Le patologie da accumulo lisosomiale sono malattie metaboliche rare a carattere ereditario determinate da carenze di specifici enzimi o trasportatori lisosomiali, che hanno complessivamente un’incidenza di ~1/7000 nuovi nati nella popolazione mondiale. Al giorno d’oggi, almeno 50 disordini genetici sono causati da difetti in enzimi lisosomiali, che determinano l’incompleta degradazione e/o il riciclaggio di molecole a livello intracellulare con conseguente accumulo all’interno del lisosoma dei substrati enzimatici. Nonostante la presenza di proteine lisosomiali in quasi tutti i tessuti ed organi del corpo, l’accumulo del materiale non digerito è generalmente limitato solo a quelle cellule, tessuti od organi nel quale il ricambio del substrato enzimatico è molto elevato. Questa caratteristica determina differenti fenotipi per le varie patologie da accumulo lisosomiale, in quanto diversi organi o cellule possono essere coinvolti. Tra queste patologie, la malattia di Gaucher è la più frequente con un’incidenza di 1 su 200.000 nati vivi nella popolazione mondiale. La frequenza di questa patologia, aumenta drasticamente a 1 su 850 all’interno della popolazione degli ebrei Ashkenazi (Europa dell’Est). Questa malattia è causata da mutazioni a carico del gene che codifica l’enzima lisosomiale β-glucocerebrosidase (GBA). Tali mutazioni determinano l’incorretto ripiegamento della proteina enzimatica che, di conseguenza, non è in grado di degradare il suo substrato, la glucosilceramide, che si accumula nel lisosoma. Una delle caratteristiche di questa patologia è la presenza delle così dette “cellule di Gaucher”, ovvero macrofagi ad elevato contenuto di substrato non degradato, in differenti tessuti. Insieme alla presenza di questi macrofagi alterati, pazienti affetti dalla malattia di Gaucher presentano ingrossamento di fegato e milza (epatosplenomegalia), anemia, trombocitopenia e gravi disfunzioni a carico del sistema scheletrico quali osteonecrosi, riduzione della densità ossea, dolori cronici e frequenti fratture a carico delle ossa lunghe. Si possono distinguere tre sottocategorie di pazienti affetti da GD, generalmente classificati sulla base della presenza e gravità dei difetti a carico del sistema nervoso centrale (SNC). I pazienti affetti da GD di tipo I sono i più frequenti, hanno un’insorgenza della patologia in età tardiva ma non presentano coinvolgimento del SNC. I pazienti affetti da GD di tipo II, invece, manifestano i primi sintomi della malattia fin nei primi anni di vita e spesso i gravi difetti a carico del sistema nervoso possono portare alla morte del paziente. La terza categoria di pazienti, GD tipo III, manifestano i sintomi durante l’età infantile e i difetti neurologici sono meno gravi rispetto a quelli dei pazienti di tipo II. Al giorno d’oggi, questa classificazione basata sulla presenza di difetti neurologici è poco credibile a causa della presenza di fenotipi diversificati all’interno della stessa sottocategoria di pazienti. Il concetto di uno spettro continuo di fenotipi che variano dal meno grave (GD tipo I) al più severo (GD tipo II e III) è più appropriato per descrivere questa patologia. La terapia maggiormente utilizzata per il trattamento della sintomatologia di questa malattia è la terapia enzimatica sostitutiva (ERT), che consiste nella somministrazione di un enzima ricombinante in grado si sopperire alla mancanza della β-glucocerebrosidasi. Nonostante sia ben tollerata dalla maggioranza dei pazienti e sia in grado di far regredire l’ingrossamento di fegato e milza, l’anemia e la trombocitopenia, tale terapia ha effetti davvero limitati sui difetti scheletrici e neurologici. Nel corso degli anni, diversi modelli murini sono stati sviluppati per cercare di comprendere quali siano i meccanismi patogenetici della malattia che inducono questo ampio spettro di fenotipi. Sfortunatamente, la maggior parte di questi modelli animali non sono vitali o non manifestano tutti i difetti della malattia. Lo scopo del mio progetto di dottorato è stato quello di generare un nuovo modello animale per comprendere i meccanismi patogenetici a monte dei difetti ossei della malattia di Gaucher. A tal fine, mi sono avvalsa dell’uso dello zebrafish per la sua facilità di manipolazione e la trasparenza delle uova che permettono di seguire lo sviluppo embrionale fin dalle prime fasi. Utilizzando la tecnica del morfolino e avvalendomi di un modello genetico mutante stabile in zebrafish, ho potuto studiare quale fosse l’effetto della mancanza dell’enzima Gba1 fin dalle prime fasi dello sviluppo embrionale. Questi modelli, inoltre, manifestano insieme ai principali difetti di questa patologia, come l’ingrossamento di milza e fegato e l’anemia, anche i difetti a carico del sistema scheletrico, rendendoli dei buoni modelli per studiare i meccanismi molecolari a monte del fenotipo osseo. Analizzando i principali marcatori molecolari coinvolti nello sviluppo osseo, come col10a1, runx2b e osx, ho potuto evidenziare che i difetti ossei osservati in questi modelli sono determinati da un difetto nel processo di differenziamento degli osteoblasti. Inoltre, l’utilizzo di linee transgeniche di zebrafish nelle quali proteine fluorescenti, come la GFP, sono espresse sotto il controllo di promotori specifici per le principali vie di segnale molecolari, mi ha permesso di individuare alterazioni a carico delle vie di segnale Wnt e BMP in conseguenza alla carenza dell’enzima β-glucocerebrosidasi. Con questo lavoro di dottorato, la caratterizzazione di un nuovo modello animale per lo studio della malattia di Gaucher ha permesso di evidenziare che, disfunzioni a carico di un enzima lisosomiale come la β-glucocerebrosidasi, può determinare alterazioni in segnali molecolari molto importanti per lo sviluppo embrionale, quali il Wnt ed il BMP. Entrambe queste vie molecolari svolgono ruoli importanti nel processo di formazione e mantenimento degli osteoblasti e alterazioni precoci di questi segnali durante l’embriogenesi possono determinare difetti nel processo di differenziamento cellulare da progenitori mesenchimali staminali. I risultati ottenuti durante questo lavoro di dottorato, hanno evidenziato per la prima volta il precoce coinvolgimento di due vie di segnale molecolari, il Wnt e il BMP, nella patogenesi ossea della malattia di Gaucher.File | Dimensione | Formato | |
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