Il tema della regolazione emozionale, centrale nei principali modelli della psicopatologia (Aldao et al., 2012) e della psicoterapia (Greemberg & Pascual-Leone, 2006), è stato interessato dai recenti tentativi di integrazione tra la psicologia clinica e le neuroscienze (Westen & Gabbard, 2002a; Kandel, 2007), inserendosi a pieno titolo all’interno del dibattito contemporaneo sulle possibilità e i limiti forniti dalle nuove tecnologie di neuroimmagine per lo studio di fenomeni clinici complessi. Nelle neuroscienze, la regolazione emozionale è descritta in termini di controllo cognitivo della risposta emozionale, in linea ai modelli dual-process che categorizzano i processi mentali in controllati e automatici (Barrett et al., 2004). Nel primo capitolo del presente elaborato viene esposto un lavoro di meta-analisi degli studi fMRI sui correlati neurali della regolazione emozionale, che ha avuto lo scopo di riassumere i risultati esistenti in letteratura e, in secondo luogo, di mettere a confronto strategie di regolazione emozionale considerate più o meno adattive. Dai risultati si conferma la letteratura precedente che riporta l’aumento dell’attivazione di aree prefrontali e la diminuzione dell’attivazione di aree limbiche nella messa in atto di strategie di regolazione volontaria (Ochsner & Gross, 2008; Diekhof et al., 2011). Tuttavia, dal confronto tra strategie di regolazione considerate adattive e strategie considerate meno adattive, non vengono rilevati dati utili a documentare l’esistenza di differenze nel valore adattivo delle diverse strategie. Tali risultati sono discussi in relazione ai limiti metodologici dei disegni sperimentali utilizzati e al possibile coinvolgimento di ulteriori processi che sfuggono alla categorizzazione del modello dual-process. Il modello dual-process della regolazione emozionale ha trovato applicazione anche nella descrizione degli effetti cerebrali delle psicoterapie (De Rubeis et al., 2008), dove è stato ipotizzata una modifica del funzionamento delle aree della regolazione emozionale come effetto degli interventi psicoterapeutici. Con l’obiettivo di verificare questa ipotesi, nel secondo capitolo vengono esposti i risultati di una seconda meta-analisi degli studi longitudinali che hanno valutato gli effetti a livello neurale delle psicoterapie. Dai risultati si ha una conferma soltanto parziale del modello dual-process della regolazione emozionale, mentre si mette in evidenza l’intervento di processi semantici, dipendenti da aree temporali (Binder et al., 2009), e di processi di elaborazione di informazioni relazionate al sé, dipendenti da aree della linea corticale mediale (Northoff et al., 2006). In vista di un ampliamento dei modelli dual-process della regolazione emozionale, nel terzo capitolo viene presentato uno studio di neuroimmagine che ha avuto lo scopo di descrivere l’implicazione di processi attenzionali differenti dal controllo cognitivo volontario, nell’evitamento di materiale emozionale che sorge spontaneamente nell’individuo. A tal fine sono stati investigati i correlati neurali dell’interferenza proattiva (un tipo di interferenza che si genera quando degli elementi che erano utili per lo svolgimento di un compito precedente, non lo sono più per il compito attuale) la cui risoluzione richiede la gestione di informazioni di origine interna ed è connessa a fattori semantici degli stimoli utilizzati, che in questo caso erano parole appartenenti a categorie semantiche emozionali o neutre. I risultati dello studio mostrano come il contenuto emozionale degli stimoli interagisca con la presenza di interferenza nella modulazione di aree cerebrali riconducibili al sistema semantico (Binder et al., 2009), alla rete attenzionale ventrale, implicata nelle forme di attenzione dipendenti dalla rilevanza comportamentale degli stimoli, più che dall’attenzione volontaria (Corbetta et al., 2008), e al sistema neurale di default, associato a forme di attenzione dirette verso l’interno (Raichle et al., 2001). Nel quarto capitolo, si presenta un approfondimento dello studio sull’interferenza proattiva che ha mostrato l’associazione di differenze individuali nella tendenza all’evitamento spontaneo e la modulazione delle de-attivazioni riscontrate come effetto del compito di interferenza proattiva con parole emozionali. Infine, a conclusione del presente elaborato verranno proposte alcune possibili ricadute sia cliniche che scientifiche dei dati empirici presentati.
Correlati Neurali dell'Interferenza Proattiva con Parole Emozionali: Implicazioni per i Modelli della Regolazione Emozionale
MESSINA, IRENE
2013
Abstract
Il tema della regolazione emozionale, centrale nei principali modelli della psicopatologia (Aldao et al., 2012) e della psicoterapia (Greemberg & Pascual-Leone, 2006), è stato interessato dai recenti tentativi di integrazione tra la psicologia clinica e le neuroscienze (Westen & Gabbard, 2002a; Kandel, 2007), inserendosi a pieno titolo all’interno del dibattito contemporaneo sulle possibilità e i limiti forniti dalle nuove tecnologie di neuroimmagine per lo studio di fenomeni clinici complessi. Nelle neuroscienze, la regolazione emozionale è descritta in termini di controllo cognitivo della risposta emozionale, in linea ai modelli dual-process che categorizzano i processi mentali in controllati e automatici (Barrett et al., 2004). Nel primo capitolo del presente elaborato viene esposto un lavoro di meta-analisi degli studi fMRI sui correlati neurali della regolazione emozionale, che ha avuto lo scopo di riassumere i risultati esistenti in letteratura e, in secondo luogo, di mettere a confronto strategie di regolazione emozionale considerate più o meno adattive. Dai risultati si conferma la letteratura precedente che riporta l’aumento dell’attivazione di aree prefrontali e la diminuzione dell’attivazione di aree limbiche nella messa in atto di strategie di regolazione volontaria (Ochsner & Gross, 2008; Diekhof et al., 2011). Tuttavia, dal confronto tra strategie di regolazione considerate adattive e strategie considerate meno adattive, non vengono rilevati dati utili a documentare l’esistenza di differenze nel valore adattivo delle diverse strategie. Tali risultati sono discussi in relazione ai limiti metodologici dei disegni sperimentali utilizzati e al possibile coinvolgimento di ulteriori processi che sfuggono alla categorizzazione del modello dual-process. Il modello dual-process della regolazione emozionale ha trovato applicazione anche nella descrizione degli effetti cerebrali delle psicoterapie (De Rubeis et al., 2008), dove è stato ipotizzata una modifica del funzionamento delle aree della regolazione emozionale come effetto degli interventi psicoterapeutici. Con l’obiettivo di verificare questa ipotesi, nel secondo capitolo vengono esposti i risultati di una seconda meta-analisi degli studi longitudinali che hanno valutato gli effetti a livello neurale delle psicoterapie. Dai risultati si ha una conferma soltanto parziale del modello dual-process della regolazione emozionale, mentre si mette in evidenza l’intervento di processi semantici, dipendenti da aree temporali (Binder et al., 2009), e di processi di elaborazione di informazioni relazionate al sé, dipendenti da aree della linea corticale mediale (Northoff et al., 2006). In vista di un ampliamento dei modelli dual-process della regolazione emozionale, nel terzo capitolo viene presentato uno studio di neuroimmagine che ha avuto lo scopo di descrivere l’implicazione di processi attenzionali differenti dal controllo cognitivo volontario, nell’evitamento di materiale emozionale che sorge spontaneamente nell’individuo. A tal fine sono stati investigati i correlati neurali dell’interferenza proattiva (un tipo di interferenza che si genera quando degli elementi che erano utili per lo svolgimento di un compito precedente, non lo sono più per il compito attuale) la cui risoluzione richiede la gestione di informazioni di origine interna ed è connessa a fattori semantici degli stimoli utilizzati, che in questo caso erano parole appartenenti a categorie semantiche emozionali o neutre. I risultati dello studio mostrano come il contenuto emozionale degli stimoli interagisca con la presenza di interferenza nella modulazione di aree cerebrali riconducibili al sistema semantico (Binder et al., 2009), alla rete attenzionale ventrale, implicata nelle forme di attenzione dipendenti dalla rilevanza comportamentale degli stimoli, più che dall’attenzione volontaria (Corbetta et al., 2008), e al sistema neurale di default, associato a forme di attenzione dirette verso l’interno (Raichle et al., 2001). Nel quarto capitolo, si presenta un approfondimento dello studio sull’interferenza proattiva che ha mostrato l’associazione di differenze individuali nella tendenza all’evitamento spontaneo e la modulazione delle de-attivazioni riscontrate come effetto del compito di interferenza proattiva con parole emozionali. Infine, a conclusione del presente elaborato verranno proposte alcune possibili ricadute sia cliniche che scientifiche dei dati empirici presentati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14242/96852
URN:NBN:IT:UNIPD-96852